Pita o missili?
Di Eitan Haber http://www.israele.net/
martedì 16 ottobre 2012
Anche un bambino vede cosa sta accadendo attorno a noi: proprio sotto i
nostri occhi si sta realizzando una nuova storia all’interno di paesi
ostili con decine di milioni di abitanti, e noi è come se assistessimo
dagli spalti al dispiegarsi degli eventi imprecando contro arbitro e
giocatori. Ma in un futuro molto prossimo questo processo riguarderà
direttamente la nostra vita, e la vita dei nostri figli, dei nostri
nipoti e delle generazioni successive.In questa fase l’Occidente, Israele compreso, sta dimostrando una
profonda carenza di comprensione circa gli sviluppi nella galassia della
Fratellanza Musulmana. Alcuni dicono che Israele non si era mai trovato
in una situazione così ardua dai tempi della guerra di Yom Kippur. In
ogni paese, su ogni scacchiere qualcosa sta succedendo, e noi dobbiamo
farci i conti sul piano sia tattico che strategico: dobbiamo fare i
conti contemporaneamente con Iran, Siria, Egitto, Libia, Yemen,
Giordania, Libano (Hezbollah), Hamas nella striscia di Gaza, Autorità
Palestinese in Cisgiordania, e l'elenco potrebbe continuare.Lo stato d’Israele, in quanto parte dell’Occidente, è sotto attacco da
parte della jihad globale. Ideologia e tattiche sono state importate da
al-Qaeda, che non è un’organizzazione con un comandante supremo e una
struttura gerarchica. È un’idea che sta conquistando il cuore di milioni
di persone. Tutti i paesi musulmani della nostra regione, così come
quelli più distanti, tremano di paura. In alcuni di loro, come l’Egitto,
la presa del potere islamista è già avvenuta. In altri, come la Siria, è
in corso una battaglia sanguinosa. Mentre Bashar Assad affonda
lentamente nelle acque dell’oceano dell’estremismo islamico, dobbiamo
pensare a chi gli succederà perché questi “ribelli” probabilmente
porranno a Israele una minaccia ancora più grave. Sono divisi in gruppi
separati e rivali che hanno una cosa in comune: il fanatismo religioso
islamico che mira ad impadronirsi del mondo, o perlomeno di una sua
grossa fetta. “Cristiani massacrano dei musulmani e la colpa viene data
agli ebrei”, disse Ariel Sharon dopo le stragi di Sabra e Chatila in
Libano. In questi giorni musulmani vengono massacrati da altri
musulmani, ma chi ne pagherà il prezzo? Noi di sicuro, e non soltanto
noi.Il mondo arabo si sta spaccando in regioni e sotto-stati. A breve
termine questo potrebbe darci un po’ di respiro, finché non si
riorganizzeranno. Ma la storia ci ha insegnato che alla fine, quando il
processo nel giro di qualche anno si sarà assestato, l’intero mondo
musulmano incolperà Israele e ne farà il suo principale bersaglio.Ovviamente Israele non può andare incontro a coloro che perseguono la
sua scomparsa, ma all'interno dei gruppi rivali nei paesi arabi vi sono
quelli che capiscono che la lotta per la vita di milioni di persone nei
prossimi anni si giocherà verosimilmente sul piano dell’economia.
Israele deve far capire a costoro che la pace con noi fa parte
dell’equazione per aprire le porte alle derrate. Tanto per dire, fra
setto o otto anni il signor Mohamed Morsi, in Egitto, avrà bisogno di
cento milioni di focacce pita al giorno se vuole che ogni egiziano ne
abbia almeno una da mangiare. Gli egiziani potranno solo sognarsi di
mangiare il loro popolare piatto di mulukhiyah. Nella situazione
attuale, Morsi e i capi degli altri paesi della “primavera araba” devono
decidere che cosa è più importante per loro: la pita o i missili?L’Occidente, e a quanto pare anche Israele, suppone che nei prossimi
anni i capi arabi opteranno per il pane in Medio Oriente: che saranno
giudicati da come affronteranno le sfide dell’economia. Il che risponde a
una sana logica occidentale. Ma chi dice che la nostra logica sia anche
la loro logica?(Da: YnetNews, 11.10.12)
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