Il sud d'Israele: una terra dove il tempo è scandito dal rosso di una sirena
mercoledì 14 novembre 2012
di Costantino Pistilli 13 Novembre 2012 http://www.loccidentale.it
"Even
one Qassam is one too many" questo lo slogan che rappresenta la
battaglia dei cittadini del sud israeliano martoriati quotidianamente
dal lancio di missili palestinesi: più di novecento da inizio 2012.
Lo scorso giovedì i “vicini” dei gazawi hanno indossato una t-shirt
rossa (rosso, come l’allarme che avvisa dell’arrivo di un razzo) e si
sono dati appuntamento a Tel Aviv per chiedere al governo centrale di
fermare una volta per tutte il continuo lancio di missili da Gaza.E infatti, passata qualche ora dalla manifestazione degli israeliani
in rosso, nelle giornate di sabato e domenica sono stati lanciati almeno
100 razzi, azione subito rivendicata da Hamas e dalla Jihad palestinese
che insieme ai Comitati di Resistenza Popolare avrebbero istituito una
sorta di stato maggiore congiunto per coordinare le operazioni contro
Israele."Siamo esausti di dipendere dai capricci dei terroristi" ha
dichiarato ai media nazionali una maestra d’asilo e un rappresentante
del Eshkol Regional Council ha aggiunto: “Abbiamo bisogno di una
soluzione immediata: se un Qassam avesse colpito uno spazio aperto a Tel
Aviv, lo Stato avrebbe reagito con forza. A volte i media dicono che
non c’è stato nessun danno materiale o si parla di assenza di feriti ma
questo non è completamente vero perché ogni razzo procura dei danni
psicologici molto gravi. Quello che vogliamo è vivere in pace: non
chiediamo troppo”. Intanto, le scuole restano chiuse ad Ashkelon,
Ashdod, Sderot (dove una fabbrica è stata colpita per la quarta volta),
nell’area di Eshkol e in quella di Be'er Tuviya.Il governo di Gerusalemme ha risposto immediatamente al grido d’aiuto
che parte dal sud del Paese. Innanzitutto, l’IDF sta lavorando per
potenziare i sistemi di difesa dei propri automezzi montati su i veicoli
di pattuglia come le Hammer o i blindati Wolf, così da garantire ai
soldati il tempo sufficiente per uscire dal veicolo qualora fosse
raggiunto da un razzo; la nuova escalation, infatti, è iniziata quando
terroristi palestinesi hanno colpito con un missile anti-carro un
veicolo delle Forze di Difesa israeliane in normale servizio di
pattuglia al confine fra Israele e la Striscia di Gaza.Inoltre, il premier Netanyahu ha promosso un nuovo programma per la
difesa di 1.700 case e delle istituzioni che si trovano tra i 4 e i 7
chilometri dalla Striscia per un costo totale di circa 70 milioni di
dollari. Il programma di difesa prevederebbe anche l’infoltimento di
alberi ad alto fusto, soprattutto lungo la Route 232 (la strada
principale che circonda il perimetro di Gaza), per ridurre al minimo le
capacità di osservazione dei terroristi palestinesi e la gittata dei
loro missili.Il premier israeliano incontrando ad Ashkelon circa 100 ambasciatori
stranieri, tra cui quello italiano, è stato chiaro: “Il mondo deve
comprendere che Israele ha il diritto e il dovere di difendere i propri
cittadini. Nessuno dei vostri governi accetterebbe una situazione del
genere e nemmeno noi la accettiamo. Io non sono disposto ad accettarla.
Pertanto opereremo per porvi fine”.Anche una delegazione italiana di parlamentari e senatori
appartenenti a diversi partiti e che in questi giorni si trovava in
Israele, si è recata ieri, lunedì 12 novembre, in visita di solidarietà
in un kibbutz che in questi giorni è stato duramente colpito dalle
continue scariche di missili provenienti dalla Striscia. Quando
torneranno dal viaggio organizzato dall'Associazione Parlamentare di
Amicizia Italia-Israele chiederemo a qualcuno dei nostri deputati cosa
ha visto e vissuto per mimesi – scriveva da Israele Pasolini a
Moravia- in una terra dove il tempo è scandito dal rosso di una sirena.
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