lunedì 12 novembre 2012

Libano-Israele: una mina rimossa è una vita salvata

I militari italiani impegnati in operazioni di sminamento
Si tratta di un lavoro certosino, il terreno viene battuto centimetro per centimetro. Si lavora con il classico metal detector ma anche con l’utilizzo di paletta, perché il terreno va rastrellato ed analizzato con meticolosa attenzione. Tre metri alla volta per una profondità di 20 centimetri. Subito dopo il ritrovamento  l’intera area viene messa in sicurezza. Un percorso “obbligato” delineato da sassi di colore rosso. Mai oltrepassarli. Basterebbero realmente pochi millimetri per cancellare ogni traccia di sé. Mine antiuomo e mine anticarro segnano il limite territoriale tra Libano ed Israele. Disseminate ovunque. A distanza ravvicinata l’una dall’altra, così da impedire qualsiasi tentativo di sconfinamento. Gli israeliani dagli anni 70 fino ai primi mesi del 2000, hanno delimitato in questo modo i confini tra i due paese, così vicini, così amaramente lontani. Il Libano guarda Israele. Israele guarda il Libano. Ma sono sguardi di un odio atavico che segna anni di guerra e conflitti. I guastatori italiani della missione Unifil, sono impegnati qui in Libano in attività di sminamento nei corridoi individuati lungo la Blue-Line, per consentire la posa di ulteriori  Blue-Pillar. Il posizionamento dei blue pillar, è uno dei compiti assegnati dalle Nazioni Unite ai caschi blu, al fine di realizzare una linea di demarcazione evidente tra il Libano e lo Stato di Israele. Gli sminatori dell’Ariete, impiegati  per la terza volta dall’inizio della missione UNIFIL,  hanno provveduto alla bonifica di  2 corridoi a cavallo della Blue line individuati dalle autorità Libanesi ed Israeliani. Da maggio ad oggi i militari del contingente italiano hanno rinvenuto 51 mine antiuomo, 5 anticarro e 4 ordigni esplosivi, ma sono stati altresì impegnati nella campagna di sensibilizzazione nelle scuole elementari con realizzazione di video informativi. Le mine antiuomo, che solitamente si presentano sottoforma di cassettina di colore verde, vengono fatte brillare direttamente sul luogo di ritrovamento. Si tratta di un lavoro certosino, il terreno viene battuto centimetro per centimetro. Si lavora con il classico metal detector ma anche con l’utilizzo di paletta, perché il terreno va rastrellato ed analizzato con meticolosa attenzione. Tre metri alla volta per una profondità di 20 centimetri. Subito dopo il ritrovamento  l’intera area viene messa in sicurezza.  Diversa, invece, la procedura per le mine anticarro il cui brillamento  avviene presso una zona di demolizione realizzata dai guastatori in un’area controllata, ed è effettuato dallo stesso assetto minex dopo aver messo in sicurezza  il manufatto per trasportarlo presso il “demoplition pit.”. Da ottobre scorso sono iniziate operazioni di sminamento congiunto tra il plotone minex italiano e l’omonima unità cambogiana sul corridoio denominato B-21(2) assegnato ai guastatori dell’Ariete alcuni giorni fa. Le operazioni prevedono l’impiego di procedure di sminamento meccanico attraverso  l’utilizzo di una pala nelle fasi iniziali della bonifica del campo minato. Dalla scorsa settimana i guastatori del 10° Reggimento Genio di Cremona hanno ceduto il testimone  al Secondo Genio Pontieri Piacenza, non prima, però, di aver terminato la bonifica di due corridoi situati all’interno di campi minati antiuomo ed anticarro lungo la blue line, nell’area di responsabilità del settore ovest. “Una mina rimossa è una vita salvata” questo è il motto che accompagna il rientro in base del plotone di sminatori a seguito del brillamento delle mine. Tatiana Bellizzi  http://www.ilmattinodifoggia.it/

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