mercoledì 21 novembre 2012
Ripetiamolo ancora una volta: la causa del conflitto mediorientale,
che contrappone da 64 anni Israele e vari Stati arabo-musulmani, non è
la questione palestinese. Contrariamente a quanto pensa la gran parte
dell’opinione pubblica europea, la vera causa del conflitto è invece la
“questione israeliana”, cioè l’esistenza stessa dello Stato del popolo
ebraico, che risulta letteralmente intollerabile per larghissima parte
del mondo arabo-musulmano. Leggiamo, in proposito, la parole illuminanti
di Vittorio Dan Segre nel suo bellissimo libro “Le metamorfosi di
Israele” (Utet 2006):
“Per quanto lo scontro sulla Palestina fosse visto - specie dai
sionisti – come uno scontro essenzialmente territoriale, esso assunse
rapidamente, a causa delle pretese rivoluzionarie panarabe e delle sue
contraddizioni interne, quel carattere simbolico, mitico, che ancora lo
caratterizza (...) Non è infatti l’entità territoriale (...) che rende
il problema palestinese così intrattabile. Non è neppure la questione
dei rifugiati, che rimane irrisolta e che, a differenza di altre, è di
minore entità se confrontata con quelle provocate da altri conflitti nel
mondo. E’ il simbolismo ideologico ed emotivo di un conflitto che
unisce la paura e la vergogna provocata da una minoranza
nazional-religiosa. C’è un’irata delusione, provocata nelle masse
dall’incapacità delle dirigenze di risolvere problemi che hanno poco a
che vedere con quello palestinese: modernità, uguaglianza dei diritti
delle minoranze etnico-religiose, ritardo culturale e scientifico,
debolezza economica e militare, incapacità di realizzare ambizioni
collegate a un passato glorioso spesso mitizzato. Sfide raccolte di
malavoglia e penalizzate dagli insuccessi militari e sociali
alimentarono sensi di frustrazione verso di sé e di odio per chi, come
lo Stato di Israele, fa risaltare carenze che si vorrebbero invece
nascondere”.
L’offesa recata ai palestinesi è dunque solo un tentativo di
mascherare l’odio antico con una nobile causa, un pretesto per far
passare la cancellazione di Israele come la riparazione di
un’ingiustizia subita. Se i paesi arabi avessero davvero a cuore la
sorte dei palestinesi, non avrebbero sparato loro addosso per decenni e
ovunque: dall’Egitto alla Giordania, al Libano, alla Siria; non
rifiuterebbero loro l’ingresso e il lavoro nel proprio territorio; non
avrebbero occupato (loro, ben prima di Israele!) per quasi vent’anni
anni fra il ‘48 e il ‘67, il territorio che l’Onu aveva destinato allo
Stato arabo di Palestina. Ma costituire quello Stato avrebbe significato
per gli arabi prendere atto dell’esistenza di Israele, un fatto anche
psicologicamente insopportabile. Ecco perché la soluzione della
questione palestinese, di per sé, non potrebbe portare alla fine della
guerra. Sul piano logico, se la questione palestinese non è la causa
della guerra, una sua (pseudo) soluzione non potrà essere la via per la
pace.Per raggiungere la pace è necessario percorrere un’altra, ben più
impegnativa strada: lo spegnimento graduale dell’odio sordo e cieco
verso Israele e gli ebrei che arde nelle viscere del mondo
arabo-musulmano, per la gran parte del quale “non ci sarà pace finché ci sarà Israele”. Il testo dell’articolo 7 dello Statuto di Hamas recita infatti:
“L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non
combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino
a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la
pietra o l’albero diranno: 'O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo
nascosto dietro di me – vieni e uccidilo". (Fonte: Wikipedia).Mentre la quasi totalità degli israeliani sogna di vivere un giorno in
pace con gli Stati arabi confinanti, una grande maggioranza del mondo
arabo considera questa condizione un’autentica tragedia e una resa.
Questo è il problema: il “rifiuto della convivenza” da parte del mondo
arabo-musulmano. La questione palestinese esiste, nessuno lo deve
negare, poiché le condizioni di vita di quel popolo sono effettivamente
miserevoli. Ma, contrariamente a quanto pensa la maggioranza degli
europei, la tragedia palestinese rappresenta un effetto e non la causa
del conflitto mediorientale.19-11-2012 Alessandro Litta Modignani,http://notizie.radicali.it/
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