venerdì 25 gennaio 2013
David Grossman e Etgar Keret, rappresentano due generazioni e
due scuole diverse di scrittori e intellettuali israeliani. Se Keret è
la nuova icona pop, Grossman rimane agli occhi di tutti – in Israele e
all’estero – come il rappresentante della letteratura e
dell’intellettualità pacifista israeliana. Eppure loro “lettura” dei
risultati delle ultime elezioni, è per molti aspetti consonante – le
stesse paure, lo stesso scetticismo, le stesse speranze… L’indebolimento
del centro-destra e di Netanyahu è visto da entrambi come un fattore
positivo, ma allo stesso tempo quel “centro” vincitore, che per tutta la
campagna elettorale si è lasciato alle spalle il problema dell’Iran,
del processo di pace, della Palestina, non appare accettabile.“I
risultati di queste elezioni dimostrano una forte volontà della
maggioranza della popolazione di votare centro, di essere al centro
dello schieramento politico – spiega David Grossman
nell’intervista rilasciata a “Repubblica”. ”La nostra esperienza
passata, purtroppo, dimostra però che tali partiti non sono riusciti a
portare alcun cambiamento reale: il popolo esprime la volontà di un
compromesso fra la sinistra e la destra, che ha come riferimento solo
l’assetto politico interno, senza tenere conto di ciò che la nostra
situazione difficile realmente richiede, che comporta la necessità di
fare concessioni ai palestinesi e di risolvere finalmente il conflitto. È
stata soprattutto la protesta economica e sociale a portare al vero
calo del potere di Netanyahu”.Per Etgar Keret le elezioni sono andate “meno peggio” di quanto si aspettasse, rivela
alla giornalista che lo ha intervistato per “Il Fatto Quotidiano”. “I
vincitori – dice – sono Yahir Lapid e Naftali Bennett, due giovani
preparati e carismatici con zero esperienza politica. E’ chiaro che il
voto a questi due outsider è stato un voto di protesta contro Netanyahu e
la politica in generale. Se non sbaglio è una situazione molto simile a
quella italiana. Il partito di Lapid è la vera rivelazione”. “Sono
d’accordo con lui [Lapid] quando dice che è necessario combattere la
corruzione nella politica israeliana” – prosegue Keret. “Detto ciò, nel
suo programma politico ci sono delle grandissime lacune. A esempio non
si sa cosa pensi dell’Iran. Questa è una grave mancanza. Sono temi
cruciali. E come dire vado dal medico perché ho un cancro ma lui si
concentra su un brufolo che mi è spuntato in fronte”.Su Naftali Bennet, Grossman e Keret concordano: può rappresentare un
pericolo. Quelli come Bennet, dice Grossman, “si presentano come i veri
patrioti sionisti, ma in definitiva rappresentano un pericolo
esistenziale per Israele e lo porteranno al disastro; perché creano sul
terreno una situazione che impedisce di fatto la pace con i palestinesi e
fa di Israele uno Stato dove c’è l’apartheid. Alla fine cercheranno di
trasformarlo in uno stato bi-nazionale, e questo per me rappresenta la
fine dello Stato d’Israele”. Keret appare altrettanto spaventato: ”il
programma politico di Bennett mi fa paura ed è molto più estremo di
quello dei suoi predecessori. Se dovesse essere nominato Ministro della
Giustizia sarei seriamente preoccupato”.Quanto al prossimo governo, a detta di molti si profila al’orizzonte
una coalizione del Likud con i partiti di centro-sinistra. Una
soluzione verso la quale, sia Grossman che Keret, per motivi diversi,
nutrono poche speranze.Guardando le cose dal punto di vista della ripresa del processo di pace,
Grossman auspica una posizione debole di Netanyhau all’interno della
coalizione di governo che si verrà a formare. E “la debolezza di
Netanyahu dipenderà dalla forza politica e dalla fermezza dei partiti di
centro. “Spero che il partito di Yair Lapid o quello di Tzipi Livni, o
addirittura il Labor condizionino il loro ingresso nel governo alla
ripresa del processo di pace con i palestinesi, altrimenti non riuscirei
veramente a capire perché si siano ostinati a farsi eleggere”.Per Keret invece il principale problema sembra essere quello della
tenuta di un simile governo. L’alleanza fra Netanyahu, Lapid, Bennet e
la Livni, sarà, dice ”un’alleanza di compromessi, frammentata e fragile
che non arriverà a fine mandato”. Quanto ai laburisti, osserva ancora
Keret, ”hanno fatto un grave e madornale errore: quello di non aver
presentato un’agenda politica di centro-sinistra. Per questo motivo
hanno perso molti voti che sono confluiti nel partito Meretz e in quello
della Livni. La loro leader, Shelly Yacimovich ha schivato del tutto il
tema della pace e il problema dei coloni. Inaccettabile.”
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