venerdì 25 gennaio 2013

Elezioni Israele nel segno del cambiamento

di Jonathan Pacifici (nato a Roma, imprenditore di successo, vive a Gerusalemme, lavora a Tel Aviv. E' Vice Presidente dell'Associazioni degli Immigrati Italiani in Israele)
Change. Cambiamento. E’ il mantra di tutte le grandi elezioni negli ultimi anni nel mondo ed Israele non è stata immune. E’ questo il grande dato che emerge dalle urne dello stato ebraico.
Il rapporto tra i poli non è cambiato gran che, ma all’interno di questi c’è stato un vero e proprio tzunami. Il Likud del Premier Netanyahu esce enormemente indebolito nonostante l’alleanza pre-elettorale con il partito del ex Ministro degli Esteri Liberman. Voti persi, in gran parte, a favore di una delle rivelazioni di questa tornata elettorale: la Casa Ebraica, il partito nazional-religioso dello startuppista Naftali Bennet che dopo essere diventato multi-milionario vendendo la sua Cyota, leader nella cyber security alla statunitense RSA per oltre 145 milioni di dollari, si presenta come il nuovo volto giovane ed innovativo della destra israeliana.Ma la vera sorpresa è al centro. Kadima praticamente sparisce dalla mappa e sorge un nuovo leader nel centro: Yair Lapid, giornalista e presentatore televisivo di grande fama che riesce a portare alla Knesset con il suo nuovo partito Yesh Atid, c’è un futuro, ben 19 nuovi parlamentari, per lo più sconosciuti al grande pubblico. Il risultato è una Knesset nuova, molto nuova, con un turnover che si avvicina al 50 %.Ciò significa che  quasi la metà dei 120 membri della vecchia Knesset vanno a casa, un dato che ha dell’incredibile.Bennet e Lapid giovani, intraprendenti e di successo sono il volto di un’Israele nuova. Sono il volto di un Israele prospera e fortemente proiettata verso il futuro. Ed ecco allora gli ex generali lascere il posto ai maghi dell’hi-tech e i politici di vecchia data al volto popolarissimo de presentatore TV, guru del rating, cosmopolita ed innovativo.E poi tanti attivisti sociali tra i molti nuovi volti del parlamento di Gerusalemme che sembra si occuperà molto più di economia e di sociale che non di esteri e sicurezza. Israele guarda dentro di se e si rimette in gioco partendo proprio dai temi della giustizia sociale ed in primis la spinosa questione di una più equa distribuzione dei doveri civici, soprattutto per quanto riguarda la leva. Era ed è infatti uno dei temi caldi, quello della partecipazione dei haredim, i tementi (termine malamente tradotto come ultra-ortodossi) alla leva ed alla vita economica del paese, settori nei quali sono fortemente sottorappresentati. E l’elettore israeliano ha parlato con chiarezza: maggiore equità e meno settorialismo.Tra i grandi perdenti Shaul Mufaz già Capo di Stato Maggiore e Ministro della difesa di Kadima. Ma anche la Livni barricata su un programma di politica estera “che fa molto anni 90” come è stato definito da tanti ed in particolare il Labour di Sheli Yechimovitch che non ha trovato grandi consensi ad una campagna centrata su una social-democrazia così distante dalla realtà del giovane israeliano di oggi.“Destra e Sinistra out, vecchio e nuovo in” per dirla con Amit Segal uno dei più brillanti commentatori del secondo canale TV israeliano. Sentire i discorsi di Netanyahu e della Yechimovich è stato un tuffo nella terminologia del passato, mentre Bennet e Lapid, ognuno a modo suo, ha parlato in un linguaggio giovane, continua Segal.E questo è il punto: Israele è diventato un paese estremamente giovane, il più giovane tra le democrazie occidentali. Ed è diventato anche un paese che pur con le sue fortissime radici storiche e religiose è proiettato all’avanguardia della ricerca tecnologica e l’innovazione come è spiegato in uno dei best sellers sul tema Start Up Nation, (tradotto in Italiano come Laboratorio Israele, edizioni Mondadori). Ieri l’elettore Israeliano ha voluto una Knesset 2.0 e l’ha ottenuta.Se questa sarà all’altezza delle aspettative è tutto da vedere.http://news.panorama.it/

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