lunedì 14 gennaio 2013

Elezioni: Israele, sull’Iran sfida Netanyahu-Olmert
Tel Aviv - A nove giorni dall’apertura delle urne, la campagna elettorale israeliana si è trasformata in uno scontro aperto fra gladiatori che ha visto oggi opposti l’ex premier centrista Ehud Olmert (che non è fra i candidati) ed il leader del Likud, Benyamin Netanyahu, che appare lanciato verso una vittoria di dimensioni più o meno marcate. La prospettiva che “Bibi” Netanyahu sia confermato alla guida del Paese e che possa dar vita ad una coalizione schiettamente di destra (con i nazional-religiosi di “Focolare ebraico” e con due liste ortodosse) desta notevole allarme in estesi ambienti politici, in alcuni mezzi di stampa e anche fra ex responsabili alla sicurezza. Nelle scorse settimane “siluri” sono stati indirizzati nei confronti dell’attuale premier dalla residenza del capo dello stato Shimon Peres, dal tabloid popolare Yediot Ahronot e anche da Yuval Diskin, ex capo dello Shin Bet (sicurezza interna). Ma nei sondaggi la lista elettorale Likud-Beitenu non ne ha risentito, e il blocco di destra resta nettamente favorito nel voto. Proprio le liste di opposizione di centro-sinistra appaiono disorientate e litigiose. Di giorno in giorno la probabilità di un ribaltone in extremis è sempre più remota. In questo contesto venerdì l’ex leader di Kadima, Ehud Olmert, è uscito allo scoperto accusando, in una intervista televisiva, Netanyahu e il suo governo di aver sperperato negli ultimi due anni una cifra astronomica - da lui quantificata in 11 miliardi di shekel, oltre due miliardi di euro - per progetti militari «di pura fantasia, avventurosi... che non sono stati realizzati e che non lo saranno in futuro».Lo scenario dell’Iran non è stato menzionato, ma molti hanno intuito che Olmert si riferisse appunto alle minacce lanciate negli ultimi anni da Netanyahu e dal suo ministro della difesa Ehud Barak per bloccare i programmi atomici di Teheran. Netanyahu, oggi, ha risposto per le rime al suo predecessore. Ha ammesso di aver effettivamente rafforzato il deterrente di Israele, i suoi apparati di difesa (ad esempio la barriera sul confine con l’Egitto e le batterie anti-aeree Iron Dome) e le proprie capacità di intervento a breve e lungo raggio. «Ma di sicuro non abbiamo sperperato nemmeno uno shekel», ha assicurato. Poche ore dopo Olmert ha riattizzato le recriminazioni facendo un esempio concreto: l’acquisto voluto da Netanyahu di un costoso sottomarino tedesco che - secondo l’ex leader di Kadima - appare superfluo alla stessa marina militare israeliana. Di fronte a un elettorato disorientato, certamente incapace di valutare la fondatezza delle tesi dell’uno o dell’altro, è giunto un aiuto dall’attuale leader di Kadima, Shaul Mofaz, secondo cui la verità sta a metà strada. Netanyahu, ha confermato, ha effettivamente rafforzato il deterrente di Israele. Ma ha anche `sperperato´, quando ha tenuto in stato di allerta una parte delle forze armate per un periodo indefinito. In ogni caso, scrive Yediot Ahronot, in marzo Israele rischierà di trovarsi «stretto all’angolo» se, come ha appreso, l’Unione europea lancerà un’iniziativa per rilanciare trattative serrate fra Israele e Anp, nel tentativo di costituire in tempi brevi uno Stato palestinese indipendente lungo le linee antecedenti la guerra del 1967, con possibili scambi di territori. L’Ue potrebbe esigere il congelamento della colonizzazione e, secondo il giornale, sta già tastando il terreno con il presidente americano Barack Obama e con il suo nuovo segretario di stato John Kerry.Aldo Baquis, http://shippingonline.ilsecoloxix.it/

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