mercoledì 9 gennaio 2013
Ma Abu Mazen è un partner credibile?
Di Shlomo Cesana e Daniel Siryoti http://www.israele.net/
La scorsa settimana il presidente d’Israele Shimon Peres ha esortato il
governo israeliano ad abbracciare il presidente dell’Autorità
Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) definendolo “un interlocutore per
la pace”. Ma un nuovo sguardo ai cosiddetti “Palestine Papers” trapelati
circa un anno fa offre un’immagine completamente diversa del leader
palestinese.I documenti, che espongono in dettaglio le consultazioni circa il
processo di pace dietro le quinte del versante palestinese fra il 1999 e
il 2010, finirono nelle mani della tv pan-araba Al-Jazeera lo scorso
mese di gennaio, sebbene una parte del loro contenuto fosse già stata
rivelata in precedenza da WikiLeaks.Attraverso questi documenti si può anche apprendere fino a che punto
fossero disposti a spingersi nei negoziati i leader israeliani e come
vennero accolte le loro proposte dalla controparte. Alla luce delle
osservazioni di Peres, Israel Hayom ha ritenuto di riesaminare gli
aspetti controversi dei Palestine Papers.I documenti mostrano che, quando l’allora primo ministro israeliano Ehud
Olmert mise sul tavolo quella che si presentava come l’offerta di pace
di più ampia portata, Abu Mazen disse alla sua squadra di negoziatori di
“non impegnarsi con nessuna controfferta per evitare che i palestinesi
vi restassero vincolati”.Le carte indicano che le due parti appianarono numerosi dettagli di un
potenziale accordo per lo status definitivo, fino al momento in cui
Olmert consegnò ad Abu Mazen una proposta di pace complessiva. I
documenti raccontano una storia assai diversa dalla vulgata più comune
secondo cui Abu Mazen non ebbe il tempo di rispondere perché Olmert fu
costretto a dare le dimissioni, nel 2008, a seguito di accuse di
corruzione: innanzitutto perché Abu Mazen non aveva alcuna intenzione di
rispondere all'offerta di pace.Nel settembre 2008 il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat riunì la
sua squadra e passò in rassegna tre possibile risposte. La prima era una
controfferta comprendente anche una mappa che sarebbe stata mostrata
agli interlocutori israeliani, ai quali però non sarebbe stato permesso
trattenerla. La seconda opzione era di dare una risposta evasiva o
ambigua. L’ultima opzione era un rifiuto puro e semplice.Poco dopo la rivelazione di questi documenti, Erekat annunciò che
abbandonava l’incarico, sebbene ad oggi le sue dimissioni non siano
ancora diventate effettive.Erekat, stando ai documenti, disse ai suoi colleghi di considerare una
quarta possibile risposta, da formulare in modo tale da garantire che i
palestinesi non venissero incolpati del rifiuto di un possibile accordo.
La risposta avrebbe inoltre incluso una richiesta di ulteriori
negoziati su questioni irrisolte. Soprattutto, la risposta doveva essere
formulata in modo da consentire facilmente, se necessario, una marcia
indietro.A quanto risulta, il piano israeliano prometteva ai palestinesi il 98%
dei cosiddetti territori occupati. Il testo non proclamava la fine del
conflitto e non prevedeva disposizioni a garanzia che le parti non
avanzassero in futuro ulteriori rivendicazioni. Contrariamente a quanto
riportato dai mass-media, il piano di Olmert non prefigurava che
un’entità internazionale amministrasse l’area del Monte del Tempio di
Gerusalemme nota come “Bacino Sacro” (che include il Muro Occidentale o
“del pianto”, il Monte degli Ulivi e il quartiere ebraico). Piuttosto
Olmert voleva che la questione venisse lasciata fuori dall'accordo per
essere successivamente risolta attraverso ulteriori negoziati con il
coinvolgimento di negoziatori palestinesi, israeliani, statunitensi,
sauditi ed egiziani. Ma qualunque soluzione di compromesso avrebbe
dovuto essere innanzitutto accettata da Israele e Autorità Palestinese, e
non imposta da parti terze.Interpellati su quanto emerge dai Palestine Papers, i rappresentati
palestinesi di Ramallah si sono rifiutati di commentare. Tuttavia un
alto funzionario dell’ufficio di Abu Mazen ha detto: “Come già a suo
tempo, quando questi documenti vennero fatti trapelare, noi pensiamo che
siano solo un’ennesima cospirazione ordita da Israele, insieme ad alti
funzionari di Al-Jazeera e WikiLeaks”.(Da: Israel HaYom, 1.1.13)
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