domenica 3 febbraio 2013
Israele,
Netanyahu tira il fiato. Il nuovo centro: non faremo blocco. Lapid,
rivelazione del voto, esclude l’ostruzionismo con arabi e laburisti
LA
NUOVA stella della politica israeliana Yair Lapid spiana la strada al ridimensionato Benjamin Netanyahu. La Camera è divisa letteralmente
a metà: sessanta deputati di centrodestra e delle formazioni
religiose, e sessanta centristi, laburisti e arabi (otto).
Lapid, 49 anni, ex scrittore e anchorman televisivo,
fondatore all’inizio del 2012 di ‘Yesh Atid’, forte di 19 o 20
seggi, figlio dell’ex ministro Tommy, si esibisce in un annuncio
cruciale: «Non faremo alcun blocco di ostruzione. Certamente non ci
affideremo a Hanin Zoabi (ndr, una parlamentare araba)». L’idea
della laburista Shelly Yachimovic, 15 seggi, terza forza nel
Parlamento monocamerale, è così già respinta. Nella
prima telefonata di martedì sera il primo ministro uscente aveva
immediatamente aperto le porte alla rivelazione Lapid: «Abbiamo
l’opportunità di fare grandi cose assieme». L’ex Ministro degli
esteri Avigdor Lieberman gli offre il ministero delle finanze.Ieri,
dopo aver perso 11 seggi passando da 42 a 31, Netanyahu ha ribadito
che «in primo luogo bisogna impedire all’Iran di dotarsi di armi
nucleari». Ma ha inserito anche punti che sembrano ricopiati dai
cavalli di battaglia di Lapid, come alloggi a costi accessibili e «la
equa suddivisione del fardello» del servizio militare
obbligatorio, 3 anni per gli uomini e 2 per le donne.GLI
ULTRAORTODOSSI, gli haredim delle scuole rabbiniche, sono tutt’ora
esentati dall’obbligo delle armi. L’impoverimento della classe
media e la coscrizione obbligatoria per tutti sono temi cari
a Lapid e al leader del quarto partito del Parlamento, il
‘Focolare ebraico’ di Naftali Bennet, 11 seggi, guidato
da un uomo che ha fatto i miliardi nel mondo dell’alta tecnologia,
un leader dei coloni che non ha mai abitato in un
insediamento.L’ANNUNCIO di Netanyahu
sembra preludere a un tentativo di coalizione con i centristi che
potrebbe includere anche ‘Hatnuah’, la compagine dell’ex
ministro degli esteri Tzipi Livni, 6 seggi. L’alleanza radunerebbe
67 parlamentari su 120. Lo scoglio sommerso resta il
negoziato con i palestinesi. Lapid annuncia che non farà mai parte
di un governo che non riprenda il dialogo entrato in fase di
stallo totale dal 2009, quando Netanyahu è diventato primo
ministro. Bennet invece chiede addirittura l’annessione
del 60 per cento della Cisgiordania. Ma anche la
disponibilità dell’ex anchorman è risicata. Non ha
infatti alcuna intenzione di abbandonare Gerusalemme est,
rivendicata dai palestinesi come loro capitale.La base del
suo successo e di quello di Bennet è la borghesia di Tel
Aviv,stanca della guerra infinita. Sembra di intuire che
Netanyahu possa essere disponibile a rinunciare ai partiti
della destra religiosa, lo Shas sefardita, 11 deputati, e
il Fronte della Torah Unita, ortodossi aschenaziti, 7 seggi. Il
presidente Peres comincerà le consultazioni mercoledì. Hanan
Ashrawi, storico membro del comitato esecutivo dell’Olp, annuncia
il suo pessimismo: «Non credo che la pace sia all’orizzonte».
Nabil Abu Rudeineh, portavoce di Abu Mazen, elenca due condizioni:
«Fermare le colonie e riconoscere la risoluzione dell’Onu che ha
dato alla Palestina il rango di stato osservatore nei territori
occupati nel 1967». .....http://blog.quotidiano.net/
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