venerdì 1 febbraio 2013
All'indomani dei raid dei caccia israeliani in territorio siriano
Teheran minaccia: "Ci saranno serie conseguenze per la città israeliana
di Tel Aviv". E Damasco parla di rappresaglie "a sorpresa". Mentre
l'amministrazione Usa lancia un duro monito al regime di Bashar Al
Assad, mettendolo in guardia dal trasferire armi ai miliziani sciiti
libanesi di Hezbollah.Su quanto accaduto ieri non c'è ancora
chiarezza. La Nato e l'Onu dicono di non avere informazioni sufficienti e
continua il balletto delle accuse reciproche. L'Esercito siriano
afferma che i missili israeliani hanno centrato e parzialmente distrutto
il sito militare di Jamraya, considerato il polo tecnologico più
avanzato del Paese e fulcro del programma missilistico. Fonti
occidentali sostengono che i caccia hanno colpito un convoglio che
trasportava missili anti-aerei SA-17 di fabbricazione russa destinati
alle milizie Hezbollah in Libano. Non è da escludere che siano vere
entrambe le versioni: le violazioni accertate dello spazio aereo
libanese sono state diverse - almeno otto i caccia coinvolti - e sono
durate per diverse ore, il sito militare di Jamraya si trova a pochi
chilometri dal confine libanese, dove sarebbe stato colpito il
convoglio.Quel che è certo, scrive il quotidiano israeliano Haaretz, è che quanto accaduto offre ad Assad la possibilità di gridare al "complotto straniero guidato dai sionisti e portato avanti dai terroristi", così come vengono chiamati dai media siriani i ribelli anti-regime.Il
raid arriva poi in un momento cruciale per il conflitto siriano: il
presidente della Coalizione dell'opposizione, Ahmad al Khatib, prima che
venisse diffusa la notizia dell'attacco aereo, si era detto a sorpresa
favorevole a negoziati diretti con rappresentanti del regime di Damasco.
Altri esponenti del fronte anti-regime avevano lamentato di non essere
stati consultati e di fronte a queste critiche il direttivo della
Coalizione aveva precisato che "ogni negoziato deve partire dalla fine
del regime". Il passo indietro era del resto stato anticipato dallo
stesso Khatib, che oggi ha accusato Assad di non voler difendere il
Paese dagli attacchi israeliani e di usare l'aviazione solo per
bombardare i civili nelle zone che si sono schierate con l'opposizione.Damasco
ha giustificato la sua inazione affermando che i velivoli israeliani
provenienti dalla valle libanese della Bekaa - feudo degli Hezbollah
amici degli Assad - volavano a bassa quota, eludendo così il sistema di
sorveglianza aerea, installato e manovrato da tecnici di Mosca, da
decenni il principale alleato internazionale degli Assad.L'azione
israeliana è stata condannata da Hezbollah, che apparentemente ha
consentito ai caccia dello Stato ebraico di sorvolare le sue batterie di
missili in Libano, dalla Lega Araba, dall'Egitto e dall'Iraq. Il
governo russo, che nel Consiglio di sicurezza Onu ha finora osteggiato
ogni misura contro Assad, si è detto "preoccupato" e ha sollecitato la
comunità internazionale "misure immediate" per chiarire l'accaduto "in
tutti i dettagli". L'amministrazione americana non ha commentato il
raid, ma funzionari Usa hanno confermato la versione dell'attacco a un
convoglio che portava sofisticate armi antiaeree destinate alla milizia
sciita libanese e hanno reso noto che Israele aveva informato Washington
preventivamente. Le
ripercussioni dell'azione militare israeliana hanno messo in secondo
piano le notizie sul conflitto, che anche oggi ha provocato decine di
vittime. Secondo i Comitati di coordinamento locali dell'opposizione,
nel corso della giornata sono rimaste uccise almeno 47 persone.
(31 gennaio 2013)http://www.repubblica.it/esteri/
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