lunedì 18 marzo 2013
Gli israeliani godono di grande simpatia (in America)
Mentre si approssima la prima storica visita
di Obama in Israele, un sondaggio condotto di recente da Gallup
evidenzia il raggiungimento di un nuovo massimo assoluto nei livelli di
simpatia del popolo americano nei confronti dello stato ebraico. Il
perenne conflitto arabo-israeliano è definito in termini netti dai
residenti negli Stati Uniti: il 64% dei quali appoggia le posizioni di
Gerusalemme, mentre soltanto il 12% parteggia per i palestinesi.
Il livello di simpatia nei confronti di Israele risulta in crescita
dalla fine degli anni '90: in particolare l'accordo di pace saltato nel
2000 a causa del voltafaccia di Arafat, la rivolta palestinese (Seconda
Intifada) che seguì, con la sua lunga scia di sangue, hanno provocato un
drastico mutamento di orientamento da parte degli americani, il cui
filo-sionismo si colloca adesso ai livelli più alti della storia.
Orientamento ora molto polarizzato: gli indecisi, gli incerti e i privi
di una posizione sul conflitto sono in netta caduta, da più del 50% di
15 anni fa all'attuale 23%: praticamente sui minimi assoluti. Una
informazione più obiettiva e trasparente ha consentito in questi anni di
evidenziare il desiderio di pace e sicurezza da un lato, e il ripudio
della prima e offesa della seconda, dall'altro.
Significativo rilevare come l'appoggio nei confronti delle posizioni
israeliane risulti - come si suole dire oggi - bipartizan: mostrano
simpatia verso Israele il 78% di chi si dichiara repubblicano, in calo
peraltro dal picco quasi plebiscitario di tre anni fa; al tempo stesso,
la maggioranza dei democratici sostiene le posizioni di Gerusalemme.La diffidenza del popolo americano verso le posizioni palestinesi spiega
perché in pochi si aspettano concreti passi in avanti nel processo di
pace; interrottosi nel 2010 con il rifiuto di Abu Mazen di sedersi al
tavolo delle trattative con il Primo Ministro israeliano Netanyahu,
malgrado la concessa sospensione dell'attività edilizia nei territori
contesi; e tuttora in stallo per le improponibili richieste palestinesi
(oltre al famoso blocco, la questione dei discendenti dei profughi
palestinesi del 1949, i confini fra i due stati, i quartieri orientali
di Gerusalemme e i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane). La
dirigenza palestinese sa bene che il presidente Obama, malgrado la sua nota ostilità verso le posizioni israeliane,
non dispone di un mandato favorevole ai palestinesi da parte
dell'elettorato americano, e ha ammonito Obama a non visitare il Monte
del Tempio e i luoghi sacri di Gerusalemme, dove peraltro di recente
sono state registrate provocazioni e veri e propri scontri.http://ilborghesino.blogspot.it
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