mercoledì 13 marzo 2013
«Il nostro dialogo è un incontro fra due miracoli»
“Sono qui davanti a voi
con il cuore che brucia di memorie e l’anima piena di speranze.
Porto un profondo dolore dal passato e guardo con occhi fiduciosi al
futuro”. Con queste parole il presidente d’Israele Shimon Peres
ha aperto il suo discorso, martedì a Strasburgo, davanti al
Parlamento Europeo. E ha continuato: “Sono immigrato in Israele nel
1934, all'età di undici anni. Nel 1942 la maggior parte degli
abitanti della mia città [in Polonia] furono bruciati vivi. Se la
mia famiglia avesse rinviato la sua partenza di otto anni, saremmo
stati sterminati. Nel 1947, un anno prima della creazione di Israele,
sono stato reclutato dal quartier generale dell’Haganah
[organizzazione di autodifesa ebraica prima della nascita dello
stato]. Da allora, Israele è stato attaccato sette volte, nei suoi
65 anni di esistenza. Eravamo inferiori per quantità di uomini e di
armi. Le opzioni erano vincere o morire. Ho partecipato anche alla
lotta contro un altro nemico: il deserto. E abbiamo vinto. Lo abbiamo
fatto fiorire. Nessun altro popolo ha conosciuto nulla di
simile”.“Ho i miei ricordi – ha continuato Peres – ma
porto con me i miei sogni. Non sono venuto qui per riandare al
passato, ma per continuare a sognare. Le persone invecchiano, i sogni
sono senza età. Noi siamo cambiati. L’Europa è cambiata. Sono
venuto a esprimere la nostra ammirazione per l'Europa che è
cambiata, quell'Europa che si è risollevata all'indomani della
peggiore di tutte le guerre mondiali. Si è separata dal suo passato,
ha creato una nuova Europa. Voi avete trasformato l’Europa divisa
degli ultimi mille anni nell'Europa unita di oggi. Avete sostituito i
campi militari con i campus scientifici. L’Europa che ha conosciuto
il razzismo, ora lo considera un crimine. So che state affrontando
una crisi economica, ma i vostri cieli sono sgombri da nuvole di
guerra. Fu un paese europeo a istituire il Premio Nobel, ora l’ha
vinto l’Europa unita meritatamente. L’Europa ha corretto i suoi
errori e sta costruendo un mondo migliore. Per noi, l’Europa della
Shoah sta diventando un’Europa che sostiene la nostra
rinascita”.“L'idea della rinascita di Israele è nata sul
suolo europeo – ha ricordato il presidente israeliano – Negli
ultimi mille anni sono vissuti più ebrei in Europa che in qualsiasi
altro continente. Ahimè, negli ultimi cento anni sono stati uccisi
più ebrei in Europa che nei duemila anni precedenti. Qui abbiamo
conosciuto la più grande tragedia della nostra storia. Qui abbiamo
sognato una rinascita impossibile. Sei milioni, un terzo di tutto il
nostro popolo, furono assassinati con la fame, il gas, il fuoco e le
armi. Ciò che rimane di loro è cenere. Noi non dimentichiamo che i
giusti tra le nazioni tennero accese candele di luce nel pieno delle
tenebre. Piccolo fu il loro numero, ma grande il loro eroismo.
Israele è nato dalle ceneri alla fine della seconda guerra mondiale.
Se allora qualcuno si fosse alzato a dire che nel giro di tre anni
sarebbe stato creato uno stato ebraico, sarebbe stato preso per un
visionario delirante. Eppure quel sogno è diventato realtà. E se
qualcuno si fosse alzato, quello stesso giorno, a dire che nel giro
di sei brevi anni sarebbe nata una nuova Europa unita, con la
cancellazione delle frontiere e l’abbattimento delle barriere,
sarebbe stato preso per un autore di fantascienza. Invece accadde
anche questo miracolo. Sei paesi firmarono il trattato di Parigi e
oggi sono diventati una comunità di 27 nazioni su tutta l’Europa.
Il nostro dialogo, qui e ora, è un incontro tra due
miracoli”.“Israele – ha proseguito Peres – gode di un
Accordo di Associazione con l’Europa e di stretti legami con
l’Unione Europea praticamente in tutti i campi. Sono venuto a
ringraziarvi per la vostra amicizia, che si fonda su valori comuni,
vicinanza geografica e su una lunga storia. Sul piano politico,
Israele è una democrazia occidentale con un’esperienza
mediterranea. Sul piano religioso, Israele è la culla delle tre
grandi religioni monoteiste. Sul piano scientifico, Israele è un
paese all'avanguardia anche per gli standard europei. Israele è
paese piccolo: un millesimo dell'area mediorientale. Il suo suolo è
più arido che fertile, un tipico suolo mediorientale. L'acqua è
scarsa. Abbiamo due laghi, uno è morto, l'altro sta morendo. Abbiamo
un unico fiume, il Giordano, ricco di storia ma povero di acqua. Il
paese è ricco di archeologia, ma povero di risorse naturali. L’unica
risorsa naturale che abbiamo scoperto è il potenziale umano. Israele
è un caso di abitanti che hanno arricchito il proprio paese più di
quanto il paese abbia arricchito gli abitanti. È l’esempio in cui
la dedizione della gente e le virtù dell’hi-tech hanno costretto i
deserti ad arrendersi. E a fiorire"."Siamo passati
attraverso sette guerre. E le abbiamo vinte. Ma quando la pace è
diventata possibile, abbiamo restituito a Egitto e Giordania tutti i
territori e le risorse che avevamo conquistato in guerra. Abbiamo
avviato un processo di pace con i palestinesi che ha reso possibile
la creazione di una Autorità Palestinese. Poi abbiamo sgomberato la
striscia di Gaza, abbiamo smantellato 22 insediamenti e portato a
casa tutti gli israeliani che vi abitavano. I palestinesi avrebbero
potuto usare la striscia di Gaza per costruire un'entità
indipendente. Purtroppo, invece, l'hanno trasformata in una base
terroristica. Ed è diventata una regressione del processo di pace.
Israele è un'isola in un oceano in tempesta. Dobbiamo difendere la
nostra isola. Ed è nostro interesse che l’oceano si plachi. Alcuni
sostengono che ci vorranno generazioni. L’Europa ha dimostrato che
grandi eventi possono essere realizzati in sei anni. Viviamo in una
nuova era in cui gli eventi si sviluppano non più alla velocità
delle carrozze, ma alla velocità dell’aereo. Per questo credo che
la pace può essere raggiunta in breve tempo. Il processo di pace con
i palestinesi ha già un inizio concordato e una soluzione
concordata. Due stati per due popoli. Uno stato arabo, la Palestina,
e uno stato ebraico, Israele, che vivano nella pace, nella sicurezza
e nella cooperazione economica. Le questioni ancora controverse
possono e devono essere negoziate. La pace, per Israele, non è solo
una scelta strategica. È un appello morale che viene dal profondo
del nostro retaggio. Sin dall'Esodo, il nostro retaggio condanna la
schiavitù e ripudia il predominio, giacché tutte le persone nascono
eguali. Il nostro retaggio ci impone di perseguire la pace. Insieme
con il mio compagno Yitzhak Rabin, abbiamo posto le basi per la pace
con i palestinesi. Ora è il momento di continuare, di rinnovare il
processo di pace. Dobbiamo continuare a lavorare con l’Autorità
Palestinese, sostenere la sua economia, arrivare alla pace. È stata
creata una forza di sicurezza palestinese e voi europei, con gli
americani, l’avete istruita. Ora operiamo insieme per prevenire
terrorismo e criminalità. La nostra mano rimane tesa in pace verso
tutti i paesi del Medio Oriente. Tra breve verrà formato un nuovo
governo israeliano. È l'occasione per riprendere i negoziati di
pace, per realizzare la soluzione a due stati. Non c'è un’altra
soluzione. Non è solo ciò che vogliamo, è anche ciò che richiede
la realtà odierna”.“Il più grande pericolo per la pace nel
mondo – ha detto più avanti il presidente israeliano – è
l'attuale regime iraniano. È diventato una dittatura ammantata di
religione. Ha sviluppato appetiti imperiali. Nessuno minaccia l'Iran,
è l'Iran che minaccia gli altri. Minaccia l'indipendenza dei paesi
arabi, minaccia l’esistenza stessa di Israele. Contrabbandano armi
in molti paesi per minarne la stabilità. Negano la Shoà e invocano
una nuova Shoà. Puntano a costruire un'arma atomica e lo negano. Una
bomba nucleare nelle mani di un regime irresponsabile rappresenta un
pericolo che incombe sul mondo. Unione Europea e Stati Uniti ne hanno
tratto le conseguenze e insieme hanno varato una politica volta a
fermare questo pericolo. A tale scopo, avete giustamente deciso di
imporre sanzioni economiche. E avete messo in chiaro che, se gli
iraniani non risponderanno positivamente, altre opzioni sono sul
tavolo. Khamenei ha dichiarato che la religione vieta la produzione e
l'uso di armi nucleari. E allora perché fa costruire missili in
grado di trasportare testate nucleari?”.Peres ha invitato
l’Unione Europea a levare una "voce chiara" contro le
violazioni dei diritti umani da parte del regime iraniano, un regime
che “impicca la gente senza portarla in tribunale, che getta i
giornalisti in prigione senza processo, che discrimina le donne, che
anziché condividere con la propria popolazione i profitti generati
dal petrolio, li spende in armi e terrorismo mettendo in pericolo la
gente in tutto il mondo. L'uranio arricchito impoverisce bambini
affamati. Una chiara voce morale incoraggerà il popolo iraniano
nella sua lotta per la libertà, nella loro lotta contro la
miseria”.“L'Iran – ha poi proseguito – sostiene il
terrorismo in tutto il mondo. Il suo principale agente, Hezbollah,
perpetra attentati terroristici e minaccia la stabilità di tutta la
regione. Oggi Hezbollah, sostenuto dall'Iran, sta distruggendo il
Libano. Hezbollah è un'organizzazione terroristica, non un movimento
politico. Ammassano missili, e amano usare la armi. Nascondono
arsenali dentro città e villaggi pacifici trasformandoli in
obiettivi militari. Hezbollah ha lacerato il Libano politicamente,
religiosamente ed etnicamente. Ha fatto del paese dei cedri una terra
bruciata e sterile. Hezbollah è uno stato nello stato, un esercito
privato separato dall'esercito nazionale. Manda i suoi soldati in
Siria ad appoggiare il massacro di un dittatore sanguinario senza
alcuna autorizzazione da parte del governo di cui pure fa parte. Di
recente sono stati contati venti tentativi terroristici di Hezbollah
un po’ in tutto il mondo, dall’India alla Thailandia, dalla
Georgia al Sudafrica, dagli Stati Uniti all'Egitto e alla Grecia. Il
mese scorso, il governo della Bulgaria, paese membro di questa Unione
Europea, ha annunciato d’aver scoperto che l'attacco terroristico a
Burgas è stato opera di Hezbollah: cinque turisti israeliani e un
cittadino bulgaro vi hanno perso la vita. Di recente Cipro ha
arrestato un terrorista Hezbollah che preparava un attacco
terroristico. La vostra voce è autorevole. Noi vi esortiamo:
chiamate 'terrorismo' il terrorismo. Salvate il Libano dalla follia
terrorista. Salvare il popolo siriano dagli agenti dell'Iran. Salvare
i nostri e i vostri cittadini da Hezbollah. La comunità
internazionale ha il dovere di designare Hezbollah come
un'organizzazione terroristica”.Peres ha poi parlato della
Siria: “Il mondo libero – ha detto – non può assistere inerte
mentre il presidente siriano compie un massacro della sua stessa
popolazione e dei suoi stessi bambini. Assad ha costruito in segreto
un impianto nucleare e un arsenale di armi chimiche. L'impianto
nucleare è stato distrutto in tempo, le armi chimiche invece sono
ancora oggi nelle sue mani. Questo terribile pericolo minaccia il
popolo siriano, l'intera regione e anche l’Europa. Si deve trovare
una soluzione per impedire che le armi chimiche cadano nelle mani
sbagliate. La soluzione migliore per porre fine alla tragedia siriana
potrebbe essere quella di dare mandato di intervento alla Lega Araba,
di cui la Siria è membro. Un intervento di forze occidentali
verrebbe percepito come un’interferenza straniera. La Lega Araba
può e deve formare un governo provvisorio in Siria, per fermare il
massacro ed evitare che la Siria vada a pezzi. E le Nazioni Unite
dovrebbero sostenere una forza di caschi blu arabi”.Il
presidente israeliano ha concluso il suo discorso parlando
dell'importanza della scienza e della ricerca e sottolineando la
cooperazione in questo campo tra Israele e Unione Europea. “Israele
– ha spiegato – viene descritto come una ‘nazione start-up’.
Io credo che tutto il Medio Oriente possa diventare una regione
start-up. Incubatori di imprese ad alta tecnologia come quelli
israeliani potrebbero essere creati in tutta la regione per sottrarla
alla povertà. Israele è un paese piccolo, e noi cerchiamo di trarre
vantaggio della nostra piccolezza. Abbiamo scoperto che i paesi
piccoli possono diventare grandi progetti pilota. Oggi stiamo
cercando di costruire un modello sociale che consenta di colmare il
divario tra abbienti e non abbienti: il divario sociale è un grave
problema per noi tutti, ricchi e poveri. Siamo alla ricerca di nuovi
modi per superare questa lacuna democratizzando la salute,
l'istruzione, le comunicazioni e riducendo il costo della vita. Si
tratta di necessità brucianti per le giovani generazioni. La scienza
oggi è più efficace della politica, è universale e senza confini.
Gli eserciti non possono conquistare il sapere, la polizia politica
non può arrestare la scienza. Sono convinto – ha concluso Peres –
che l’aiuto scientifico ai paesi in via di sviluppo può metterli
in condizione di sfuggire alla povertà. Imprese globali basate sulla
ricerca scientifica possono contribuire a cambiare il mondo, la
globalizzazione pone fine al razzismo e dà potere all'individuo.
Questo è il migliore aiuto che possiamo offrire alle giovani
generazioni del mondo arabo, per rispondere alle sfide della nuova
era. Unendo il sapere dell'Europa e l'esperienza di Israele possiamo
superare le sfide di domani. Mentre guardo al futuro dell’amicizia
che lega Israele e Unione Europea, sono pieno di speranza e di
determinazione. Mano nella mano, costruiremo un futuro migliore per
le generazioni di domani”.(Da: MFA, 12.3.13)http://www.israele.net/
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