martedì 26 marzo 2013


La pace tra Turchia e Israele conta più di quella con i

palestinesi


Il Giornale, 24 marzo 2013. F.Nirenstein

Dopo la visita di Obama: per chi si lamenta che non lascia il processo di pace aperto, attenti che invece ce n’è uno in corso, e ancora più importante di quello con i palestinesi. E’ quello fra Israele e la Turchia, una Turchia che dovrà smetterla di odiare lo Stato ebraico, ricordando che fino a tre anni fa con Israele scambiava scambiava tecnologia, intelligence e esercizi militari. Ora riprenderanno, specie quelli degli aerei israeliani nei cieli turchi, molto vicini all’Iran. E’ il processo di pace più importante, perchè disegna uno schieramento moderato insieme al re di Giordania: creerà, speriamo, stabilità contenendo l’Iran, la Siria e gli Hezbollah. Adesso, Erdogan, secondo il capo di Hamas Haniyeh farà una visita a Gaza. Ha dett! o che ha anche ricevuto l’annuncio dal suo carissimo amico Erdogan insieme a quello delle scuse del nemico, Israele. Una pillola amarissima, e lo zuccherino della visita. Non stupisce peraltro che Erdogan si dilunghi nel rapporto con Hamas: lo ha fatto anche con Assad di Siria finchè ha potuto. Gli sono simpatici. Ma poi, nonostante i trattati, le visite, i party di odio antisraeliano, ha dovuto lasciar perdere. Anche il fidanzamento con Hamas si dovrà rompere, anche se duole a Erdogan: ma la telefonata con Bibi è fatta. Gli USA lo chiamano a far parte dell’alleanza contro l’estremismo che divora il Medio Oriente, come potrà restare amico dell’organizzazione sunnita terrorista?  
 

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