mercoledì 20 marzo 2013

Presidente Obama, la 'prima' in Israele

Nel 2009, aveva chiesto dal Cairo "un nuovo inizio con il mondo islamico", creando non pochi malumori. Questa settimana, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, parlerà invece agli studenti e alle autorità israeliane, durante il suo primo viaggio da presidente nello Stato ebraico, dove arriverà mercoledì. Un viaggio per alcuni versi 'riparatore', dopo un primo mandato caratterizzato da tensioni tra i due Paesi, generate dalle frizioni sulla "legittimità" degli insediamenti costruiti dopo la guerra arabo-israeliana del 1967, messa in dubbio da Obama, e su altre questioni concernenti la sicurezza dello Stato ebraico.
Obama, nel suo secondo mandato alla Casa Bianca, vorrebbe far ripartire i negoziati di pace tra israeliani e palestinesi, possibilmente dopo una nuova moratoria sugli insediamenti in Cisgiordania, e trovare una linea comune su Iran e Siria, i due Paesi che preoccupano le autorità israeliane. Per rinsaldare il legame storico con Israele, il presidente degli Stati Uniti parlerà ai giovani, che si riuniranno al Jerusalem International Convention Center, preferito alla Knesset, il parlamento israeliano, per il suo discorso principale.Per riavvicinarsi al popolo d'Israele, Barack Obama - che sarà accompagnato nella sua visita dal nuovo segretario di Stato, John Kerry - cercherà di legittimare l'idea che le radici dello Stato ebraico precedano l'Olocausto, come sostenuto dagli israeliani, e non siano fondate sul senso di colpa europeo dopo la Seconda guerra mondiale, come affermato dagli arabi. E Obama lo farà con alcune visite simboliche mirate, come quella alla tomba di Theodor Herzl, il padre del sionismo, vissuto nella seconda metà dell'Ottocento, e al Santuario del Libro, una sala del museo nazionale di Israele, a Gerusalemme, in cui sono esposti i Rotoli del Mar Morto, manoscritti di grande significato storico e religioso."La chiave e il cuore del conflitto si basa sul riconoscimento da parte di palestinesi e arabi degli ebrei come popolo che rivendica legittimamente un territorio" ha ricordato Michael Oren, ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, al Washington Post. E Obama intende sottolineare questo diritto. Per questo, e per la scelta di non incontrare ufficialmente i giovani palestinesi in Cisgiordania, la considerazione per Obama tra gli arabi è diminuita. La fiducia in Obama era già stata messa alla prova con il mancato sostegno alla Palestina per il riconoscimento come "Paese osservatore non membro" alle Nazioni Unite, visto come un piccolo passo verso la costituzione di uno Stato palestinese.http://america24.com/

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