martedì 12 marzo 2013
Un convegno sugli unici profughi al modo per diritto ereditario
In un convegno che si è tenuto giovedì scorso all’Harvard Club di
Manhattan, un gruppo di personalità ed esperti tra i quali
l’ambasciatore d’Israele all’Onu, Ron Prosor, ha affrontato il tema
della definizione di “profugo palestinese” data dalle Nazioni Unite
individuandolo come il principale ostacolo che blocca un accordo di pace
fra Israele e Olp.Il convegno costituisce l’apertura di una campagna volta ad ottenere
negli Stati Uniti una legislazione che ponga fine alla trasmissione
automatica dello status di profugo ai discendenti dei palestinesi, una
pratica unica al mondo in vigore sin dal 1948. L’evento si è tenuto nel
momento il cui Filippo Grandi, commissario generale dell’Unrwa
(l’agenzia Onu per i profughi palestinesi) si apprestava ad indire una
conferenza stampa sui rifugiati palestinesi che sarebbero diventati una
"popolazione dimenticata" nella sempre più turbolenta regione
mediorientale.Daniel Pipes, uno dei massimi esperti di Medio Oriente e presidente del
Middle East Forum che ha organizzato il convegno dal titolo “Cambiare la
politica Usa verso Unrwa e profughi palestinesi”, ha aperto i lavori
dichiarando che la situazione dei rifugiati palestinesi è guasta,
malsana, e dannosa per tutti i soggetti coinvolti. L'attuale approccio
dall'Unrwa, ha aggiunto Pipes, “crea una narrativa improntata al
vittimismo e che conduce all'estremismo”.“Nessuno lo ammetterà mai – ha detto l’ambasciatore Prosor – ma il vero
ostacolo a una soluzione a due Stati e il cosiddetto diritto al ritorno
di milioni di profughi palestinesi. Il problema di questi ‘profughi’, e
non gli insediamenti, è il principale ostacolo alla pace. Il ‘ritorno’
dei profughi significherebbe la distruzione di Israele”.Nel 1950 i profughi palestinesi registrati dall’Unrwa erano poco più di
700.000. Oggi, grazie fra l'altro alle politiche dell’Unrwa, anziché
diminuire come tutte le altre popolazioni di profughi, il loro numero si
è enormemente gonfiato superando i 5 milioni, anche se le cifre variamo
a seconda di chi fa il conto. A questo proposito molti partecipanti
all'evento hanno sottolineato lo standard del tutto unico che viene
applicato ai profughi palestinesi, in netto contrasto con la regola
generale. Secondo Prosor, il fatto che l’Unrwa permetta ai palestinesi
di “trasferire a figli e nipoti la condizione di profugo e le relative
rivendicazioni, a differenza di quanto avviene per tutti gli altri
profughi del mondo, è una politica profondamente sbagliata", che
moltiplica all'infinito il numero di "profughi" e accresce il problema
anziché ridimensionarlo. “Israele – ha detto – si oppone fermamente a
questa politica dell’Unrwa, pur sostenendo la sua agenda umanitaria”. A
questo proposito, l’ambasciatore israeliano ha aggiunto che “nessun
paese arabo, anche quelli traboccanti petro-dollari, compare nella lista
dei primi dieci paesi che sostengono l’Unrwa”, i cui fondi derivano
principalmente dai paesi occidentali.Indicativo del doppio standard, secondo Prosor, è anche il fatto che
nell’Unrwa si conta un membro dello staff (pagato) per ogni 172 profughi
assistiti, mentre l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, l’agenzia
delle Nazioni Unite che si occupa di tutte le altre popolazioni di
profughi nel mondo, conta un membro dello staff per ogni 4.400 profughi
assistiti.L’ex parlamentare laburista e di Ha'atzmaut Einat Wilf ha detto che
bisogna sfatare l’immagine assai diffusa dei profughi palestinesi come
“ammucchiati sotto le tende”. L’Unione Europea, ha detto Wilf, sa bene
che i discendenti dei profughi palestinesi non ‘torneranno’ dentro
Israele”, ed ha esortato l’Unione Europea a iniziare a dirlo
esplicitamente anche ai diretti interessati.Jonathan Schanzer, vice presidente per la ricerca presso la Fondazione
per la Difesa delle Democrazie, con sede a Washington, ha discusso la
“crisi dei profughi fabbricata ” fra i palestinesi, sollevando la
questione se l’Unrwa si possa definire un’agenzia “a vantaggio dei
palestinesi” dal momento che tale organismo si adopera per respingere, a
Washington, le riforme che andrebbero a favore di integrazione,
riabilitazione e sviluppo dei profughi e discendenti di profughi
palestinesi.(Da: Jerusalem Post, 10.3.13) http://www.israele.net/
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