sabato 6 aprile 2013

“Il risarcimento di Israele? Lo devolverò ad Hamas”
http://www.lastampa.it/ Marta ottaviani

Vuole i soldi di Israele per darli in beneficenza ad Hamas e alla Jihad islamica. È l’annuncio shock di Mehmet Tunc, attivista che si trovava sulla Mavi marmara, la nave assaltata in acque internazionali dalla marina israeliana nel 2010, mentre cercava di forzare il blocco e raggiungere la Striscia di Gaza. Nello scontro morirono 9 persone di nazionalità turca e vi furono parecchi feriti, fra cui Tunc. Stando al suo avvocato, anche lui, come le famiglie delle vittime, avrà diritto alla compensazione economica da parte di Israele. E Tunc sembra non avere alcun dubbio su come spenderla. “Se riceverò una compensazione economica da Israele, non tratterrò nelle mie mani nemmeno una lira turca – ha detto in conferenza stampa ai giornalisti –. Darò il denaro in beneficenza ad Hamas e alla Jihad islamica”. L’attivista ha detto che quella sera di maggio ha visto morire nove amici innocenti, sottolineando che si trattava di una missione di pace e che l’attacco di Israele è avvenuto “contro le leggi internazionali”.  Le dichiarazioni di Tunc potrebbero imbarazzare non poco il governo islamico-moderato guidato da Recep Tayyip Erdogan e che proprio in questi giorni è impegnato in un difficile tentativo di ricomposizione dei rapporti con Gerusalemme, fortemente spinto dagli Stati Uniti.  Due sere fa il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu ha invitato a cena i familiari delle nove vittime dell’assalto, che, a differenza di Tunc, non hanno ancora deciso se accettare la compensazione economica israeliana. A loro ha spiegato i dettagli della riappacificazione. La decisione sulla compensazione dev’essere unanime, basta il no di un nucleo familiare per bloccare tutto.Lo scorso 22 marzo, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, su impulso del presidente Barack Obama, ha telefonato all’omologo turco Recep Tayyip Erdogan per porgere le scuse ufficiali per l’assalto alla Mavi Marmara, avviando così un lento e lungo cammino per la normalizzazione fra i due Paesi, un tempo alleati strategici.
La seconda fase del processo dovrebbe essere la compensazione alle famiglie delle vittime, che Israele si è sempre detto disponibile a voler pagare.La terza fase, almeno nelle speranze turche, dovrebbe essere l’abolizione del blocco a Gaza, ma proprio su questo punto potrebbero sorgere dei problemi e non solo con Gerusalemme. Un rapporto stilato dalle Nazioni Unite sull’attacco alla Mavi Marmara, infatti, evidenziò che l’uso della forza da parte di Israele fu sproporzionato, ma dall’altre parte definì legittimo il blocco alla Striscia. Un particolare, questo, che fece infuriare il governo di Ankara, che definì il documento “senza valore”.Gaza è un pensiero fisso per Erdogan, che nel 2009 durante il World Economic Forum, durante un dibattito, attaccò violentemente il presidente israeliano Simon Peres proprio su questo argomento, avviando ufficialmente la crisi dei rapporti, incrinati già dal 2006, e che ha raggiunto l’apice nei fatti del 2010. 

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