lunedì 8 aprile 2013


Shoah, l'impegno dello Yad Vashem:dare un nome ai 6 milioni di vittime

GERUSALEMME - Dare un nome ai 6 milioni di ebrei vittime dello sterminio nazista, mentre oggi se ne conoscono circa la metà: questo l'auspicato obiettivo nei prossimi tre anni dello 'Yad Vashem', il Memoriale di Gerusalemme, che domani sera sarà il luogo di avvio delle manifestazioni - previste in tutto Israele fino alla sera di lunedì -per il Giorno della Shoah e dell'Eroismo ('Yom Ha Shoah Ve Hagvura«, in ebraico). Sarà lo stesso premier Benyamin Netanyahu a dare il via domani sera al tramonto alle iniziative solenni in una cerimonia ufficiale nella "Piazza del Ghetto di Varsavia" dello Yad Vashem. Introdotta nel 1953 da una legge firmata da David Ben-Gurion e Yitzhak Ben-Zvi (allora, rispettivamente primo ministro e presidente dello stato), 'Yom ha Shoah' (che cade il 27 di Nissan, secondo il calendario ebraico) è una ricorrenza importante durante la quale il paese si raccoglie per onorare le vittime di cui molti sono discendenti e parenti. Per due minuti le sirene risuoneranno ovunque per ricordare lo sterminio: ferme tutte le attività, celebrazioni in ogni luogo, trasmissioni radio e tv incentrate sul tema.Quest'anno il filo conduttore di 'Yom Ha Shoah' è il ricordo della rivolta del ghetto di Varsavia del 1943: l'eroica ed accanita resistenza ebraica di 70 anni fa spazzata via dalla macchina da guerra nazista. Un inferno in cui perirono - secondo i dati - circa 7.000 ebrei ed altri 6.000 furono subito dopo avviati nei campi di sterminio. «Milioni di ebrei - ha detto al Jerusalem Post il capo archivista dello Yad Vashem Haim Gertner - furono uccisi: i più nell'Europa centrale e dell'Est, ma sfortunatamente oltre la metà dei nomi delle vittime è ancora sconosciuta. I nazisti non solo vollero distruggere gli ebrei ma anche cancellare la possibilità di sapere ciò che successe loro». Nel 2004 l'Istituto di Yad Vashem - che per legge si occupa del ricordo e dello studio del genocidio - aveva individuato approssimativamente 2.700.000 nomi; attualmente invece sono diventati 4.200.000, quindi più della metà: un aumento - l'ha definito Gertner -«immenso». Ora però la speranza è quella di poter completare in larga parte l'elenco con i nomi che ancora mancano: un obiettivo e una speranza che potrebbero essere resi possibili grazie all'apertura ai ricercatori dell'Istituto degli archivi dei paesi dell'ex blocco sovietico. «Conosciamo soltanto la metà dei nomi delle vittime polacche. Ma prima ne sapevamo ancora di meno. Oggi - ha spiegato Gertner - sappiamo un terzo dei nomi dalla Russia e dall'Ucraina«. Una delle difficoltà da superare per dare un nome agli altri ancora ignoti «è la tendenza negli archivi ex sovietici a riferirsi agli uccisi durante la guerra come cittadini sovietici e non come ebrei, così come avviene nei rapporti o nei monumenti per le vittime di guerra». Domani sera - come ogni anno - saranno sei sopravvissuti (uno di loro nel frattempo è morto e sarà sostituito dalla moglie) ad accendere, alla presenza di Netanyahu, altrettante fiaccole in ricordo dei sei milioni di ebrei uccisi: noti o senza nome. Per l'occasione anche l'ambasciata italiana in Israele, insieme alle organizzazioni degli ebrei italiani del paese, ha organizzato una serie di cerimonie a ricordo delle vittime italiane della Shoah. http://www.ilmessaggero.it/

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