giovedì 4 aprile 2013
Sarà l’ululato lacerante delle sirene, sarà il rinnovato impegno per
la Memoria, sarà il silenzio, a riaffermare in tutto il mondo, alle 10
del mattino della prima domenica d’aprile, il ricordo ebraico dei
martiri della Shoah e del sacrificio di chi si oppose combattendo alle
dittature e allo sterminio. Lo Yom HaShoah (Yom HaZikaron laShoah
ve-laG’vurah, il giorno del ricordo della Shoah e dell’eroismo) cade
quest’anno il 7 aprile, 28 di Nissan, con un giorno di ritardo rispetto
alla data ufficiale, che nel 2013 coincide con uno Shabbat, istituita
nel 1953 dal Primo ministro David Ben Gurion e dal Presidente di Israele
Itzhak Ben Tzvi. Celebrazione civile di intensa spiritualità e momento
di libera riflessione sul dolore, mostra una possibile modalità ebraica
di comprendere la Memoria viva, lontano dalle cerimonie ufficiali cui ci
ha abituati il 27 gennaio. Mostra i conducenti in piedi accanto alle
loro auto ferme sulle autostrade e nelle strade delle città, la
popolazione israeliana immobile in silenzio nel momento della più alta
commozione. E come tutte le idee che abitano il mondo ebraico porta con
sé anche quel misto di creatività e di dibattito che rende questa
ricorrenza importante senza essere pienamente riconosciuta da tutti. I
rabbinati haredì, hassidico, ma anche conservative hanno più volte
ricordato che il momento giusto per esprimere il nostro dolore resta il
nono giorno di Av, Tisha beAv, nel cuore dell’estate, quando digiuniamo
per ricordare tutte le distruzioni che hanno colpito il popolo ebraico. E
contemporaneamente c’è chi continua a ripensare lo Yom HaShoah
arricchendolo di nuove riflessioni. “Dobbiamo ricordare – spiega
l’assessore al culto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Settimio Pavoncello – che il tentato genocidio del popolo ebraico non
comportò solo la distruzione di milioni di innocenti, ma anche dei suoi
libri, i testi dove si trova depositato il simbolo della sua identità e
della sua saggezza, i libri che servono per studiare e per diventare
grandi. Non possiamo restituire la vita a coloro che furono assassinati,
ma oggi vogliamo compiere un gesto per restituire un impulso di vita a
quelle pagine che i nostri persecutori vollero gettare nelle fiamme”.
Nasce da tale considerazione il progetto di portare il 7 aprile, in
questo Yom HaShoah, il nostro amore per i libri ebraici. I libri che
furono bruciati – afferma Pavoncello – possono tornare a vivere con un
gesto alla portata di tutti noi. L’Unione distribuirà migliaia di volumi
ai giovani di tutte le comunità ebraiche italiane. Tutti noi siamo
invitati a donare un libro ebraico agli amici. A scambiare cultura,
conoscenza e occasioni di studio nel nome di coloro cui si vollero
strappare le pagine della vita”. L’esponente UCEI rievoca con commozione
l’orrore dei roghi di libri, testi sacri e di cultura generale,
trafugati dai persecutori e bruciati sulle piazze ripetendo la barbarie
intrapresa proprio a Roma dall’Inquisizione con i roghi del Talmud. La
grande azione per ricordare con un gesto propositivo la Shoah dei libri
prenderà vita nel corso delle celebrazioni dello Yom HaShoah di
quest’anno e punta a coinvolgere migliaia di persone di tutte le età,
coinvolgerà la scuole ebraiche e le istituzioni, le comunità e i
semplici cittadini. Scambiarsi un libro significherà anche motivare e
raccontare la propria scelta, consigliare una lettura, un percorso
possibile verso la conquista di un’identità piena e consapevole. Oggi,
con l’impegno di tutti noi, al silenzio e al dolore sarà possibile
contrapporre l’impegno per nuove pagine di vita.Guido Vitale, Pagine Ebraiche, aprile 2013 (3 aprile 2013)
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