mercoledì 8 maggio 2013
Il rinnovo dei decennali incarichi di rabbino capo ashkenazita e sefardita di Israele
al centro del confronto politico. L’elezione, in programma la prossima
estate, assume sempre più i contorni di un banco di prova importante per
il governo di Benjamin Netanyahu, i cui partiti che lo compongono si
stanno rivelando portatori di posizioni diverse. In questi giorni i
riflettori sono puntati in particolare sul partito di destra
nazional-religiosa Habayit Hayehudi. Secondo la stampa israeliana, la
formazione che rappresenta il punto di riferimento degli abitanti degli
insediamenti starebbe lavorando a un accordo sul nome dei due candidati
da appoggiare con il partito sefardita haredi Shas. Una notizia che
potrebbe alterare non poco gli equilibri della scena politica
israeliana, considerando che fino a questo momento i rapporti tra le due
formazioni sono stati tutt’altro che idilliaci, con accuse estremamente
pesanti lanciate al leader di Habayit Hayehudì Naftali Bennett da
diversi esponenti di spicco di Shas.Già perché all’indomani delle elezioni di fine gennaio, protagonista
assoluta delle trattative per la formazione di governo si è rivelata
un’alleanza del tutto inaspettata, quella tra Bennett e Yair Lapid,
considerato da molti il vincitore morale delle urne, avendo trascinato
il suo Yesh Atid a conquistare ben 19 seggi della Knesset (solo uno in
meno del Likud di Netanyahu, che ne ha ottenuti 20, cui si aggiungono
però gli 11 di Yisrael Beytenu, guidata dal miliardario di origine
moldava Avigdor Lieberman). A cementificare l’asse, una convergenza su
alcuni punti fondamentali riguardanti il rapporto fra ebraismo haredi e
società israeliana, in primis la questione dell’arruolamento degli
studenti delle yeshivot. Nelle scorse settimane Yesh Atid, così come
Yisrael Beytenu e Hatnua (entrambi nel governo) ha ufficialmente offerto
il proprio sostegno per la guida del Rabbinato ashkenazita a rav David
Stav una figura che si propone di promuovere importanti cambiamenti per
avvicinare l’istituzione alla società israeliana e che è espressione di
un ebraismo di tipo modern orthodox.Habayit Hayehudì appare invece divisa. Se vi sono stati momenti in cui
l’appoggio a rav Stav pareva imminente, Haaretz e Jerusalem Post in
queste ore parlano di un accordo con Shas che comprenderebbe la nomina
del rabbino Yaakov Ariel, pure espressione del movimento sionista
religioso (come rav Stav) e la riconferma di rav Shlomo Amar al
Rabbinato sefardita. Una riconferma su cui Shas lavora da parecchio
tempo, in considerazione della necessità di emendare la Chief Rabbinate
Law, che al momento non permette la possibilità di ricoprire l’incarico
più di una volta (un emendamento sarebbe necessario anche per rav Ariel,
che con i suoi 76 anni supera il limite di età per la nomina,
attualmente fissato a 70 anni). L’accordo è stato prontamente smentito
da Bennett, e non sarebbe visto di buon occhio neanche dal leader
spirituale di Shas rav Ovadia Yosef, che non sarebbe disposto a
perdonare facilmente quello che è stato considerato un autentico
tradimento di Habayit Hayehudi a proposito della questione
dell’arruolamento dei giovani haredim.Con un numero di nomi in circolazione sempre più vasto (di recente si è
aggiunto anche quello di un altro autorevole ex rabbino capo, rav
Yisrael Meir Lau, che potrebbe beneficiare dell’emendamento per
consentire a rav Amar di rimanere al suo posto), l’impressione è dunque
quella di una partita ancora aperta, di cui ancora non si conoscono
probabilmente tutti i fattori. Ciò che è certo è che dal suo risultato,
passerà molto del futuro della società israeliana. Almeno per i prossimi
dieci anni (nell’immagine gli attuali rabbini capo ashkenazita e
sefardita, rav Yona Metzger e rav Shlomo Amar).Rossella Tercatin
(7 maggio 2013) http://www.moked.it/
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