giovedì 27 marzo 2008



No. 406 - 22.2.08

"Gli ebrei hanno giocato giocano un ruolo chiave nel processo di riconciliazione tra governo australiano e comunità aborigena"

Mark Leibler AC, il co-presidente di "Reconciliation Australia" e Presidente del Consiglio d'Amministrazione Mondiale del Keren Hayesod – AUI: "Perché ho deciso di agire"
"Sono convinto che ogni essere umano sia stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, e che quando siamo testimoni di una situazione di grande sofferenza, degrado e discriminazione abbiamo l'obbiligo morale di fare tutto il possibile per aiutare. In quanto ebrei, questo è il nostro retaggio morale, ciò che i nostri valori umani ed ebraici ci insegnano. La nostra esperienza di ebrei, attraverso secoli di persecuzioni culminate nella Shoà, ci rende particolarmente sensibili alle altrui sofferenze. Sentiamo che è nostro dovere aiutare.
Gli indigeni australiani non solo sono stati vittime di svantaggi e pregiudizi immensi, ma anche delle leggi e delle politiche discriminatorie votate e applicate da vari parlamenti e governi che si sono succeduti nel passato. Abbiamo sentito che era nostro dovere morale fare tutto il possible per restituire loro diritti e dignità. Gli indigeni sono stati i primi ad occupare il territorio australiano, decine di migliaia di anni prima che arrivassimo noi. Il nostro obiettivo e di promuovere una vera riappacificazione. E. una riconciliazione, per essere tale, deve avere obiettivi pratici concreti, tra cui – in primis – la chiusura del vergognoso divario di 17 anni tra la speranza di vita degli indigeni e quella dei bianchi.Già da molti anni il mio studio, l'Arnold Bloch Leibler, offre assistenza legale gratuita agli indigeni. Uno dei loro principali portavoce, Noel Pearson, ha lavorato con me in questo campo per alcuni anni. Ho imparato moltissimo da lui. Nel 2000 sono entrato a far parte del consiglio d'amministrazione di un'associazione no-profit fondata per promuovere la riappacificazione tra australiani indigeni e australiani non-indigeni. Da allora faccio parte del Consiglio della Reconciliation Australia e negli ultimi tre anni ho co-presieduto questa associazione insieme al prof. Mick Dodson, lui stesso un indigeno australiano".
"Gli ebrei giocano un ruolo chiave nel processo di riconciliazione tra governo australiano e comunità aborigena"
di Dan Goldbergdal JTA
13 febbraio 2008 www.jta.org
Le inedite scuse fatte dal primo ministo australiano alla comunità aborigena, scuse che hanno segnato una specie di Yom Kippur nazionale, rappresentano l'apice di un processo di riconciliazione che è iniziato dieci anni fa e che è stato promosso in gran parte da ebrei.
SYDNEY, Australia (JTA) – Mercoledì scorso, durante quello che può essere descritto come lo Yom Kippurt australiano, il primo ministro Kevin Rudd ha espresso l'unica parola che i suoi predecessori hanno sempre rifiutato di dire agli indigeni australiani: Scusa.
Lo scorso novembre il partito laburista di Rudd ha strappato il potere ai liberali di John Howard con un programma che includeva le scuse alla "Generazione Perduta" – circa 100.000 bambini aborigeni di sangue misto che tra il 1910 e il 1970 sono stati forzatamente tolti alle loro famiglie.
Il testo della mozione sulla "Generazione Perduta", che è stata votata anche dalla minoranza, riconosce il "profondo dolore, la sofferenza e la perdita" inflitti agli aborigeni.
Gli ebrei australiani, alcuni dei quali sono sempre stati in prima linea durante i dieci anni dello sforzo di riappacificazione, hanno applaudito la mozione di scuse.
“Alle madri e ai padri, ai fratelli e alle sorelle, per aver distrutto famiglie e comunità, chiediamo scusa”, ha detto Rudd. “E per il trattamento indegno e il degrado che abbiamo così inflitto a un popolo e a una cultura orgogliosi della propria identità, noi chiediamo scusa”.
Con uno storico discorso che ha strappato lacrime e applausi, Rudd ha espresso la speranza che le scuse riescano a cancellare “questa grande macchia dall'anima della nazione".
Mark Leibler, il co-presidente di
"Reconciliation Australia", un'organizzazione nazionale che promuove la riconciliazione, ha detto che le scuse di Rudd rappresentano uno spartiacque nella storia australiana, ma anche che questo dovrebbe essere solo l'inizio del processo di riappacificazione.
“La vergogna non sarà cancellata finché non si riuscirà a colmare il divario di 17 anni che separa la speranza di vita degli indigeni da quella dei non-indigeni australiani”, ha ribadito Leibler, che mercoledì scorso ha partecipato a Camberra alla cerimonia di scuse.
Leibler è anche il presidente del consiglio d'amministrazione mondiale del Keren Hayesod – Appello Unificato per Israele e il presidente nazionale del Consiglio per gli Affari Israelo-Australiani ed Ebraici.
“Noi siamo stati perseguitati per 2.000 anni e comprendiamo che cosa significa essere svantaggiati e perdenti in partenza”, ha detto.
Gli ebrei sono sempre stati in prima linea nel promuovere i diritti civili in Australia.
Nel 1965, l'attuale presidente della Corte Suprema del Nuovo Galles del Sud Jim Spiegelman, cugino del fumettista e vincitore del premio Pulitzer Art Spiegelman, guidò 30 studenti durante la prima Corsa Australiana per la Libertà – un viaggio nell'Australia ancora selvaggia – per condannare la discriminazione razziale contro gli aborigeni, che allora non godevano del diritto di voto e non potevano entrare in piscine, pub e altri locali pubblici.
Nel paesino di Moree, una folla razzista attaccò gli studenti e, stando ai giornali del tempo, Spiegelman venne colpito duramente.
L'uomo che la maggior parte degli ebrei e degli aborigeni riconosce come colui che ha dato il contributo maggiore alla causa aborigena è Ron Castan, un ebreo australiano che i capi aborigeni hanno soprannominato “il grande guerriero bianco”.
Castan, che è morto nel 1999, era l'avvocato principale nel famoso "Caso Mabo" – dal nome del querelante Eddi Mabo – che arrivò alla Corte Suprema australiana nel 1992. In quell'occasione Castan confutò la finzione giuridica secondo cui l'Australia era “terra nullius,” ovvero un terriotorio disabitato, quando i coloni bianchi vi misero piede per la prima volta nel 1788. Gli aborigeni ora possiedono più del 10% per territorio australiano.
In un discorso del 1998 Castan implorò il governo di chiedere scusa, citando la negazione dell'Olocausto nella sua argomentazione.
“Il non voler chiedere scusa per le requisizioni, per i massacri e per il furto dei bambini è l'equivalente australiano della negazione dell'Olocausto, di coloro che dicono che non è mai veramente accaduto", ha accusato Castan.
Nel 1999 Howard aveva proposto una mozione che esprimeva “porofondo e sincero rincrescimento" per le ingiustizie patite dagli aborigeni, ma l'allora primo ministro aveva aggiunto che agli australiani "non dovrebbe essere richiesto di assumersi la colpa e la responsabilità" delle politiche di governi precedenti.
Gli aborigeni sono 450.000 contro una popolazione australiana di 21 milioni di abitanti. Sono il gruppo etnico e sociale più svantaggiato del Paese, con i più alti tassi di mortalità infantile, disoccupazione, alcolismo e violenza domestica.
Più di 100 rappresentanti della "Generazione Perduta" erano presenti alla cerimonia di mercoledì, che è stata trasmessa in diretta dalla televisione nazionale e su schermi giganti in tutto il Paese.
“La nostra fede insegna e sottolinea i principi universali della coesistenza e del rispetto per i diritti e per la dignità umani”, ha dichiarato il rabbino Mordechai Gutnick, presidente dell'Organizzazione dei rabbini australiani. “Insegna il bisogno di riconoscere e rimediare ad ogni ingiustizia che possiamo compiere interagendo con altri esseri umani. Chiedere scusa sinceramente è il modo migliore e più efficace per far sì che gli errori e le discriminazioni del passato non si ripetano”.
Ma gli ebrei non hanno giocato un ruolo chiave solo a favore della causa aborigena: hanno anche guidato la crociata contro la White Australia Policy, una serie di leggi che dal 1901 al 1973 hanno limitato l'immigrazione di persone di colore in Australia.
Il presidente del consiglio esecutivo della comunità ebraica australiana, Robert Goot, ha detto di essere orgoglioso del continuo impegno degli ebrei a favore della riconciliazione.

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