giovedì 27 marzo 2008

La sola casa ad Eilat nel 1948

No. 410 - 21.3.08

Lo Tsahal presenta: Corsi di israelianità

Adattato dal Ha'aretz - Yuval Azulai
www.haaretz.com

Sono immigrati in Israele nel corso degli ultimi due anni senza capire una parola di ebraico. In una base delle Forze di Difesa Israeliane (Tsahal) nel nord del Paese imparano a far funzionare armi e strumenti radio, ma anche studiano i fondamementi del sionismo e della lingua ebraica. L'obiettivo è quello di facilitare la loro integrazione nella società israeliana. Tre minuti e …via!
Soldati della compagnia Dror, che si sono arruolati nello Tsahal solo sei settimane fa, siedono con le sedie disposte a ferro di cavallo in una piccola classe in una base nel nord del Paese. In sottofondo si sentono le note di una popolare canzone del gruppo “Hadag-Nachash” e il sottufficiale Maya racconta ai presenti che questa canzone è stata scritta da David Grossman. Per i nuovi immigrati, per lo più provenienti dai Paesi del Commonwealth degli Stati Indipendenti (CIS o ex-Unione Sovietica), tanto il nome del famoso scrittore quanto quello del gruppo hip-hop israeliano non significano nulla. “Voglio che in tre minuti tutti voi prepariate un adesivo con il vostro mantra, lo slogan della vostra vita, in ebraico”, ordina Maya ai suoi soldati, distribuendo carta e pennarelli colorati. “Preparate l'adesivo più bello che abbiate mai fatto. Cominciate subito, adesso. Avete tre minuti. Via!” Un soldato sincronizza l'orologio e controlla il tempo.
Il giovane caporale cerca di spiegare le istruzioni a un soldato che non ha capito la parola “adesivo”. “Ne vedi molti sulle macchine”, spiega. “Sapete tutti chi era Rabin, vero? Ci sono molti adesivi che dicono: ‘Shalom, amico’ e ‘Amico, ci manchi’. Altri dicono: ‘Non possiamo contare su nessun altro se non su Nostro Padre nella Riserva’”. I soldati, che sono lungi dal parlare l'ebraico correttamente, cercano di concentrarsi e di creare un adesivo elegante ed efficace nel frastuono della musica in sottofondo. Scaduti i tre minuti, devono appoggiare i pennarelli sul tavolo e presentare i loro adesivi agli altri. Uno ha scritto: ‘Attenzione: bambino a bordo’, mentre un altro ha stancamente scritto e illustrato un adesivo che dice: ‘Attenzione: Donna al volante’.
Contemporaneamente altri soldati in un'altra classe studiano l'ebraico attraverso la pubblicità. Il loro sottufficiale, il caporale Nohar, li interroga sui rischi del fumo e ciascuno di loro deve parlarne in ebraico. Nohar racconta loro in ebraico che le ricerche hanno dimostrato che i fumatori sono maggiormente soggetti a depressione, aggiungendo subito la parola inglese ‘depression’. “L'idea è di usare la parola ebraica insieme alla sua traduzione in una lingua universale capita da tutti”, spiega il sottotenente Hadas Ben-Gigi, uno dei comandanti del corso per immigrati nella base. Nel frattempo la lezione continua e l'insegnante ora parla dei rischi di una dieta troppo ricca di zucchero. “Le persone che mangiano troppi zuccheri ingrassano”, dice uno dei soldati in ebraico.
Disciplina ferrea
Come i loro amici nella compagnia Nir, i soldati della compagnia Dror presso la base dei corpi didattici Allon vicino al villaggio di Maghar in Galilea, sono immigrati in Israele nel corso degli ultimi due anni. Sapevano l'ebraico molto poco, o non lo parlavano affatto e il programma dello Tsahal di cui fanno parte è stato pensato per offrire loro il vocabolario necessario a condurre una conversazione in ebraico elementare.
Questo speciale percorso per immigrati dura tre mesi. Il primo mese è dedicato all'addestramento militare di base: allenamento fisico, disciplina e studio del funzionamento delle armi e degli strumenti radio. Quindi i soldati partecipano a laboratori intensivi per imparare l'ebraico e i fondamenti della dottrina sionista. Il sottotenente Ben-Gigi è convinta che oltre ad essere un mezzo per imparare l'ebraico e per entrare in contatto con il sionismo, questo particolare programma non sia niente di meno che una scuola di ‘israelianità’.
Il corso viene gestito con “disciplina ferrea,” - spiega l'ufficiale - “con orari molto precisi e inflessibili”. Si alzano alle 5:30 del mattino e il loro orario giornaliero include esercizi, colazione, marcia mattutina, un incontro con il comandante della compagnia e sette ore di studio della lingua ebraica, con varie pause di pochi minuti tra una classe e l'altra. L'ultima ora è dedicata all'auto-apprendimento e a lezioni di sostegno per coloro che ne hanno bisogno. Oltre a imparare idiomi, collegare le frasi, espandere il vocabolario e costruire l'autostima necessaria ad adottare ed iniziare ad usare una lingua straniera, i soldati frequentano anche laboratori di dottrina sionista e storia ebraica, che includono seminari sull'antisemitismo, sull'Olocausto e sulle guerre israeliane.
Il compleanno della mamma
In passato il comandante della base, il tenente colonnello Itai, ha prestato servizio come pilota di caccia in squadroni di Phantom e F-16. È stato nominato comandante della base Allon sei mesi fa ed è fiero dei risultati del programma. “Ogni anno mettiamo a disposizione dello Tsahal molti soldati che prima parlavano a mala pena l'ebraico, o non lo parlavano affatto, mentre ora possono farlo. Quando arrivano qui, li ricevo con un discorso di benvenuto in ebraico e molti non mi capiscono”, racconta e aggiunge: “Del mio discorso di congedo capiscono quasi ogni parola”.
I quadri della base sono particolarmente fieri di tre soldati che hanno fatto i primi passi nell'esercito attraverso questo programma. Sono tra i soldati che hanno ricevuto una citazione dopo aver partecipato all'ultima guerra in Libano. “Non è facile”, ammette il comandante della base. “Oltre alle difficoltà con la lingua, hanno anche altri problemi legati all'integrazione, ai divari tra livelli di disciplina e non sempre accettano l'autorità dei loro comandanti. Inoltre, alcuni hanno problemi anche a casa e per altri è difficile gestire i sentimenti che provano quando si avvicina il compleanno della madre. Questo è vero in particolare per i russi, che a questo riguardo sono così sensibili che se un membro dello staff non lo capisce rischia di fare errori che possono portare alla fine del servizio di quel dato soldato nelle Forze di Difesa Israeliane”.
I soldati semplici Dennis Kim di Bat Yam e Igor Rachles di Hod Hasharon sono immigrati in Israele circa 18 mesi fa. Sono molto motivati ad imparare l'ebraico e ad assorbire il sionismo. Igor dice che a casa la sua famiglia non parla ebraico. “Mio padre non conosce una parola di ebraico, a parte ‘shalom’, ‘lehitraot’ (arrivederci) e ‘Che cosa vuoi da me?’ All'inizio l'ebraico mi sembrava molto difficile. La lingua mi irritava perché contiene molte variabili, che non riuscivo a ricordare. Ora capisco di più”, aggiunge Igor. Dennis vuole completare il corso e arruolarsi nella 101° compagnia paracadutisti, sulle orme del fratello maggiore. Nel frattempo affina la sua nuova lingua. “È difficile per me, ma non ho alternative. Dobbiamo imparare l'ebraico”, spiega. “Ho appena finito i compiti per casa: la traduzione di una poesia dal russo all'ebraico. È stato interessante. L'ebraico non è poi così difficile. Il russo è più complicato perché ci sono più variabili. Ma in ebraico i verbi sono più difficili”.

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