Di solito ci sono varie "mikve" per ogni quartiere, e persino le ebree laiche sono obbligate ad andare lì almeno una volta nella loro vita, con lo scopo di ottenere una sorta di “lasciapassare” indispensabile per contrarre matrimonio. Secondo una interpretazione biblica, l'emersione che segue a un'immersione nel "mikve", ripete simbolicamente il processo di rinascita.
Le inservienti che lavorano in questa sorta di "bagni pubblici" (caratterizzate dal fatto che l'acqua deve essere piovana e deve essere accumulata o ricambiata senza l'ausilio di tubazioni) percepiscono un stipendio molto basso pagato dai consigli religiosi, dipendenti a loro volta dal ministero degli affari religiosi e quindi dal Governo. Ma a causa di problemi burocratici negli ultimi cinque mesi, i pagamenti si sono bloccati del tutto.
Alle sue compagne Kahane-Drod fa notare che se esse, in segno di solidarietà con le loro inservienti, cesseranno di compiere le abluzioni saranno "impure" agli occhi dei loro mariti i quali dovranno dunque rassegnarsi a settimane, forse anche a mesi, di durissima astinenza sessuale. Fino a quando cioè non si trovino i fondi per pagare gli stipendi arretrati. L'auspicio, ovviamente, è che la minaccia del drastico ed astuto sciopero spinga gli uomini a esercitare pressioni sul potere politico sbloccando i pagamenti e soddisfacendo tutti.
Intanto in Israele le reazioni alla provocazione di Kahane-Dror sono in continuo aumento: da un lato arrivano apprezzamenti e commenti entusiastici, dall'altro c'è lo scetticismo di quante trovano la sua proposta "populista" ed inefficace. Ma l’audace Kahane-Dror va per la sua strada e replica duramente: "Diciamocelo onestamente – avverte tutti - noi donne non moriremo di certo ! ".
Chissà se anche il finale sarà lo stesso della commedia, la pace verrà concluso e si festeggerà con passionali canti ed accese danze.
G. A.
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