martedì 15 aprile 2008

kibbutz Revivim - Neghev
da Patrizia - Roma

Cara Chicca,
volevo dirti che ho una cura contro la nostalgia, piu' forte dopo il nostro indimenticabile viaggio insieme: lo studio dell'ebraico.
Ho ripreso ad esercitarmi, con una lezione a settimana, e mettendo alla prova i libri comprati a Gerusalemme, ritrovo l'atmosfera e i temi a me tanto cari. Una lode particolare va alla mia insegnante ''storica'', Aluma' Mieli - una giovane israeliana sposata con un romano da 15 anni, da tempo diventata un'amica.

Ogni parola nuova e' un legame, una scoperta. Il sistema lessicale che rimanda alle radici e' affascinante e invita a riflettere, e a trovare connessioni.
Anche solo la scrittura, semplice e squadrata o ''fiammata'' con il pennino da calligrafia, e' un antidoto allo stress e una grande soddisfazione la comprensione di ogni nuova lettura.
E poi si imparano piccole e grandi cose, curiosita', dalla geografia alla storia, passando per la cucina e l'arte.
Tramite Internet e il sito
www.milingua.com si puo' sottoscrivere un abbonamento annuale ad un costo di 30 euro circa. Questo consente di fare pratica illimitata con una serie di corsi da principiante in poi, e usufruire di vari servizi, vocabolario incluso, sentendo anche la pronuncia esatta, grazie ad un semplice auricolare.
Un caso speciale e' il testo usato negli anni '60-'80 negli ulpan dei kibutz: ''1000 Parole - 1000 Milim'' si ritrova uno spirito un pionieristico che da' un po' di vera nostalgia ma che aiuta meglio a capire il Paese e il suo variegato popolo.

Per finirla con Eliezer Ben-Yehuda - cito proprio da ''1000 Milim'' -
''Un Popolo, una Lingua - HAM ECHAD, SAFA' ACHAT''.
Imparando l'ebraico ci si sente davvero piu' vicini a Israele.


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