giovedì 17 aprile 2008

Mar Morto

"La vita fa rima con la morte"

di Amos Oz

Traduzione di Elena Loewenthal
Feltrinelli €10,00

E’ una riflessione sulla letteratura e sul formarsi del processo creativo l’ultimo libro di Amos Oz con il quale l’autore, abbandonando il filone delle storie familiari, ci fa entrare nella sua fucina di scrittore.
Davanti agli occhi del lettore si costruisce la storia che in realtà è un romanzo nel romanzo.
Siamo a Tel Aviv in una calda serata d’estate: alla Casa della cultura dove “i condizionatori sono guasti e l’aria cattiva è solida, soffocante” si tiene un incontro letterario con uno scrittore piuttosto famoso che riesce a trasformare l’evento in un teatro da cui trae ispirazione per creare una storia.
Mentre ascolta con scarso interesse il responsabile della casa della cultura che lo presenta, richiamando anche un verso del poeta Zofonia Beit Halachmi tratto dal libro “La vita fa rima con la morte”, lo scrittore annoiato osserva con curiosità il pubblico venuto ad incontrarlo.
E’ una miriade di personaggi quella che si dipana agli occhi del lettore dove gli sguardi, la mimica e i gesti dei protagonisti si trasformano in immagini di un racconto ironico e molto sensuale.
Poco prima, in un bar, lo scrittore era rimasto colpito da una cameriera dalla quale promana “un odore di donna stanca” ma che lo eccita per il contorno seducente delle sue mutandine che si intravvede sotto la gonna. Ed ora scrutando la platea dinanzi a lui vede una donna “dal viso largo, è grossa, diete e sacrifici li ha lasciati perdere da un pezzo”, dietro a lei un sedicenne, “forse è un poeta principiante” con la pelle devastata dai brufoli ed ancora, contrapposta a questo ragazzo, lo scrittore nota “la figura di un uomo accigliato e corpacciuto”che immagina essere stato un insegnante. Al vecchio avvizzito, Arnold Bartok, che ipotizza abbia perso il lavoro e viva dando lezioni di matematica, attribuisce le risatine sarcastiche che di tanto in tanto gli pare di sentire.
Sono pagine di intensa sensualità e di una corporeità per nulla celata quelle che raccontano – ma forse è solo immaginazione – dell’incontro fra lo scrittore e Ruchale Reznik la giovane donna, non particolarmente attraente, timida e dal viso di “scoiattolino” che ha letto con notevole partecipazione alcuni brani tratti dal suo libro durante l’incontro alla Casa della cultura.
E’ un mosaico di figure tratteggiate con grande maestria le cui vicende, collegate l’una all’altra dalla fervida fantasia dell’autore si trasformano, partendo da un dettaglio, nella storia di una vita intera.
Attraverso la descrizione di questo gruppo di uomini e donne, giovani e anziani riuniti per un evento culturale, sui quali si posa lo sguardo attento e curioso dello scrittore, Amoz Oz esprime il significato più profondo della scrittura e l’essenza stessa dell’arte narrativa.

Giorgia Greco

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