mercoledì 7 maggio 2008

Gerusalemme

I custodi del libro

di Geraldine Brooks
Traduzione di Massimo Ortelio
Neri Pozza € 18,00

Un mosaico finemente cesellato, un’opera di inestimabile valore dove ogni singolo frammento trova la giusta collocazione nel dipanarsi di una storia suggestiva, è l’ultimo straordinario romanzo di Geraldine Brooks, “I custodi del libro”.
Ispirandosi alla storia vera della Haggadah di Sarajevo, un codice miniato ebraico dipinto in Spagna nel XIV secolo (chiamata “di Sarajevo” perché in quella città era ricomparso nel 1894 dopo un periodo di oblio), l’autrice, ex reporter di guerra per le più prestigiose testate americane, ci narra una storia avvincente immaginando personaggi e dialoghi, ricostruendo situazioni e vicende che nella realtà risultano tuttora lacunose.
A Sarajevo, città che un tempo era stata famosa per la sua tolleranza e la pacifica convivenza fra le religioni, Geraldine Brooks che lavorava per il Wall Street Jounal nella Jugoslavia in guerra, sente parlare della Haggadah, un’opera della quale però non si conosceva la sorte.
Solo a guerra finita si scoprì che era stata salvata dai bombardamenti da un bibliotecario musulmano, Enver Imamovic, che l’aveva nascosta nel caveau di una banca.
Ma non era la prima volta che il libro ebraico veniva salvato da mani musulmane. Nel 1941 – scrive Brooks – “Dervis Korkut, celebre studioso di islamistica e capo bibliotecario nel Museo nazionale di Bosnia, era riuscito a farlo uscire dal museo sotto il naso del generale tedesco Johann Hans Fortner, per poi occultarlo in una moschea sulle montagne, dove rimase fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale”.
Inoltre dalla moglie di Korkut, un’arzilla vecchietta di ottant’anni, l’autrice ha scoperto un’altra storia di eroismo: il marito volle nascondere presso la loro abitazione una giovane ebrea, Mira Papo, fino a quando non le trovò un rifugio più sicuro in montagna.
Le avventure rocambolesche che hanno visto la Haggadah sopravvivere attraverso cinque secoli sono raccontate in questo romanzo con uno stile linguistico spedito e coinvolgente e un originale impianto narrativo.
La realtà storica e la finzione del romanzo si mescolano dando vita ad un libro che muovendosi su piani diversi ci conduce alla scoperta di luoghi lontani intrisi di atmosfere che celano segreti che solo con il volgere della trama si riveleranno.
La protagonista Hanna Heath, restauratrice australiana di manoscritti e libri antichi, giunge a Sarajevo nel 1996 dopo che un israeliano le ha comunicato il ritrovamento della Haggadah che si pensava distrutta sotto i bombardamenti del 1992.
Hanna che ha accettato l’incarico di restaurare il manoscritto di pregio inizia ad esaminare con perizia ogni singola traccia, un pelo, una macchia di vino, un cristallo di sale che possa fornirle una qualche spiegazione dei luoghi dove il prezioso manoscritto è passato, delle persone che lo hanno custodito e salvato.
Dalla Siviglia del 1480 dove la giovane schiava Zahra dipinge le preziose miniature per il figlio sordomuto del medico ebreo Netanel ha-Levi, alla Tarragona del 1492 dove Ruti riesce miracolosamente a condurre in salvo non solo il prezioso codice ma anche il nipotino appena nato dopo la cacciata degli ebrei dalla Spagna; dalla Venezia del 1609 dove la Haggadah scampa al rogo dell’Inquisizione grazie al visto di Giovanni Vistorini, censore del Sant’Ufficio, e amico dell’ebreo Yehudah Aryeh, figura controversa ma di grande suggestione, alla Vienna del 1894 dove la Haggadah inviata per una valutazione viene rilegata in modo poco accurato; è un viaggio affascinante a ritroso nel tempo quello che ci racconta Hanna con un sottile filo di ironia che pervade la narrazione anche nei momenti più drammatici. Dopo l’incidente automobilistico nel quale viene coinvolta la madre, primario di neurochirurgia che ha dedicato tutta la vita alla medicina, Hanna apprende la vera identità del padre, morto prima che lei nascesse, e le sue radici ebraiche.
Dedicato a tutti i bibliotecari del mondo, custodi e protettori dei libri “I custodi del libro” non è solo uno splendido romanzo storico ma è anche un richiamo al valore intrinseco di ogni testo depositario della coscienza collettiva di ogni essere umano.
Ogni libro è sacro perché rappresenta la forza della vita che si oppone alle tenebre della morte e perché “là dove si danno alle fiamme i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini” (Heinrich Heine)

Giorgia Greco

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