domenica 25 maggio 2008

la famiglia Levy

No. 412 - 4.4.08

La famiglia Levy – Dalla giungla peruviana a Ramle

Questa “hamula” è indubbiamente la più numerosa famiglia sud-americana in Israele. Fino ad oggi 150 membri della famiglia sono immigrati in Israele, ma in Perù ce ne sono ancora 800, e quasi tutti si stanno organizzando per venire in Israele. Un intervista con la famiglia Levy.

Qualcosa è cambiato a Ramle ultimamente. Per le strade della città si vedono sempre più facce nuove – facce diverse da quelle che si vedevano di solito da quelle parti. Cinque anni fa i membri del clan Levy, una delle più numerose famiglie sud-americane in Israele, hanno iniziato a stabilirsi a Ramle. Quando li abbiamo incontrati abbiamo scoperto che le famiglie di quattro fratelli sono già qui, compresi i membri più anziani del clan. In tutto la famiglia conta 24 fratelli, alcuni dei quali pensano di immigrare in Israele nel prossimo futuro. La maggior parte di coloro che si trovano già in Israele abita a Ramle, e benché essi rappresentino solo una parte del clan, sono già 150 persone. Se e quando tutti o la maggior parte dei 24 fratelli arriverà in Israele con le rispettive famiglie, il clan conterà circa 1000 persone, ovvero diventerà la più grande famiglia sud-americana in Israele e forse la più grande famiglia israeliana in assoluto.
La storia della famiglia Levy in Perù risale al 1880. Ai tempi del boom del cauciù gli ebrei marocchini arrivarono a Belem de Para, sul delta del Rio delle Amazzoni in Brasile. Da là questi giovani avventurosi attraversarono la foresta vergine in cerca di fortuna.
Mentre cercavano di realizzare i loro sogni non hanno mai dimenticato la loro identità ebraica e secondo Roberto Feldman, uno dei rabbini che hanno seguito la conversione della famiglia in Perù, anche se sposavano donne del posto, dicevano sempre ai propri figli: “Ricordate che siete ebrei”. In un secondo tempo arrivarono altre famiglie ebree, come i Bensimon, i Bendayan, i Bensus, i Toledano, i Cohen, i Levy e altri.
In cerca del cauciù
Mery Levy, 44 anni, spiega l’articolata storia della sua famiglia. “La culla della famiglia è Santa Maria de Nieva, nella giungla amazzonica peruviana. Questo villaggio di coloni è circondato da popolazioni indigene. La nostra presenza laggiù inizia con l’arrivo di Jose Levy, che approdò lì in cerca d’oro e di cauciù. Arrivò insieme a suo fratello David che in seguito emigrò negli Stati Uniti. Jose Levy sposò una donna che di cognome faceva Vardales. Loro figlio, Ramon Levy Varldales, era mio nonno. È lui il patriarca della famiglia che ora vive in Israele.
Ramon ebbe 24 figli da due mogli. La prima moglie si chiamava Hortensia Saravia e da lei Ramon ebbe nove figli. Hortensia contrasse la lebbra e i due furono costretti a separarsi quando la malattia era già in uno stadio avanzato e “parti del suo corpo cominciavano a cadere”. Ramon mise Hortensia in un lebbrosario a Leticia, sul Rio delle Amazzoni al confine con la Colombia. Quindi sposò Paquita e da lei ebbe 15 figli.
La madre di Mery si chiama Dora Levy Sarabia, ha 84 anni e ora vive in Israele; ha sei figli che vivono anche loro tutti in Israele.
Victor Levy, anche lui uno dei patriarchi he ora risiedono in Israele, ha vissuto in Amazzonia durante il servizio militare. Lì ha sposato una donna del posto che gli ha dato sette figli. Ad un certo punto ha perso ogni contatto con lei ed è rimasto solo con tre figli. In un secondo momento ha sposato una donna ebrea della famiglia Bensus che viveva nel villaggio di Santa Maria de Nieva. Hanno avuto otto figli che hanno cresciuto insieme.
Santa Maria de Nieva è un villaggio isolato, lontano da tutto. “Oggi si trova a due giorni di viaggio da Lima. Allora per arrivarci di giorni ce ne volevano quattro , prima in barca lungo il fiume e poi via terra su una strada sterrata”, racconta Mery parlando della sua città natale.
Un altro ramo della famiglia vive a Pucalpa, nella provincia dell'Ucayali nella regione della bassa Amazzonia. Alcuni dei 24 fratelli vengono da là. “Per andare a trovare questo ramo della famiglia dovevamo navigare su una barca a remi per due o tre giorni fino a Iquitos, il capoluogo di questa parte del Perù. Da lì dovevamo viaggiare per altri due o tre giorni lungo il fiume prima di raggiungere Pucalpa”, ci raccontano i Levy. Solo una minoranza di questo ramo della famiglia e venuta in Israele, ma alcuni stanno ora pensando di fare l'aliyah. Ci sono circa 300 membri della famiglia Levy a Pucalpa.
Ritorno alle origini
Col passare degli anni la famiglia ha lasciato Santa Maria de Nieva e si è trasferita a Iquitos. Nel frattempo le radici ebraice erano andate completamente perdute. Ciò accadde perché il nonno era morto prima che il figlio fosse grande abbastanza per apprendere le tradizioni ebraiche e fu così che quando erano ancora a Santa Maria de Nieva i Levy si convertirono al cristianesimo. “Sapevamo di avere origini ebraiche, ma non sapevamo nulla della religione ebraica. Eravamo isolati”, ricorda Mery. “Tutto è cambiato quando mio fratello, Ronald Reategui Levy, ha stabilito un contatto con la comunità ebraica di Iquitos (fondata nel 1909 da famiglie provenienti dal Marocco) e ha iniziato a studiare l'ebraismo. Il coinvolgimento di Ronald nella vita ebraica della città divenne così forte e profondo che alla fine fu eletto presidente della comunità. Ancora oggi ricopre la carica di vice presidente della comunità ed è un instancabile promotore del ritorno all'ebraismo e dell'aliyah in Israele tra i membri della sua famiglia. La moglie e i figli sono già qui e lui divide il suo tempo tra Israele e Perù. Vuole continuare il suo lavoro nella comunità di Iquitos prima di stabilirsi definitivamente in Israele”.
Il processo di riavvicinamento all'ebraismo è iniziato 15 anni fa. “All'inizio Ronald ci ha dato dei libri da leggere, per studiare l'argomento”, ci raccontano. L'idea venne inizialmente respinta in quanto la famiglia non vedeva alcun motivo per abbandonare il vecchio credo e le vecchie tradizioni.
Ora Mery è un'ebrea molto devota. “Così è e così doveva essere”, racconta. "Sono arrivata alla meta. Ho sempre cercato risposte al mio credo. In passato, in Perù, ho sempre sentito il bisogno di esplorare e studiare altri credi, ma quando ho conosciuto e sperimentato l'ebraismo ho trovato le risposte a molte delle mie domande”, confessa Mery. La sua famiglia ora festeggia Brit Mila e bar mitzvoth e si riunisce ogni venerdì sera per accogliere il sabato.
Hanno dovuto convertirsi quando erano ancora in Perù. A seguire il processo di conversione sono stati 3 rabbini affiliati al movimento conservative. “A convertirci sono stati i rabbini Marcelo y Guillermo, Saferstein e Fleishman. I primi due gruppi si sono convertiti nel 2002 e nel 2004. Ora stanno preparando alla conversione un nuovo gruppo, che pensa di venire in Israele l'anno prossimo. Anche la famiglia Bensus si sta convertendo e preparando a fare l'aliyah.
Dal caldo tropicale all'inverno di Ramle
Molti membri della famiglia sono arrivati in Israele insieme nel dicembre del 2005 e si sono stabiliti a Ramle. Era inverno, un inverno perticolarmente duro per chi viene da Iquitos, “un posto dove è estate tutto l'anno, anche se piove sempre”, spiegano i Levy.
I primi giorni sono stati molto difficili. “All'inizio eravamo in pochi e non conoscevamo la lingua. Ci sentivamo come se stessimo per morire”, racconta Mery. Confrontavano la moneta locale con quella peruviana e non riuscivano a capire perché qui un pezzo di pane costasse tanto di più che in Perù. “Non avremmo potuto comprare nulla nei negozi senza l'aiuto di altri sud americani che da tempo risiedevano a Ramle”, racconta Mery.
Perla Banner, nata in Argentina, ma in Israele da 30 anni, coordina il programma per l'America Latina del comune di Ramle. Il suo compito è di aiutare i nuovi immigrati sud-americani che si stabiliscono a Ramle ad organizzarsi, a trovare un appartamento a superare i primi intoppi burocratici. “La famiglia Levy è molto numerosa. Per me ogni aliyah è una benedizione e faccio del mio meglio per far sì che il primo periodo di adattamento e inserimento passi nel modo più tranquillo possibile.
La famiglia Levy riconosce e apprezza moltissimo l'aiuto che sta ricevendo. “All'inizio tutto sembrava difficilissimo”, ammettono Mery e suo marito. “Allora dissi a Perla che non eravamo sicuri di riuscire a pagare l'affitto”. Oggi sono grati al governo e sono molto più partecipi della vita della comunità locale. “Amiamo molto le persone che vivono in questo Paese. Siamo già sionisti convinti”, aggiungono con orgoglio. Mery, che lavora al banco alimentari del locale supermercato, ha due coppie di gemelli e tutti parlano bemissimo l'ebraico. Due dei gemelli stanno facendo il servizio militare nell'esercito. Mery e il marito, che lavora in in lavasecco, sono fieri che i figli stiano "proteggendo la loro patria”.
In genere si capisce che sono felici in Israele. Dicono che il Paese ha dato loro un caloroso benvenuto. Inoltre abitano tutti molto vicino gli uni agli altri e si vedono spesso. Sono una famiglia molto unita e festeggiano tutte le feste insieme, così come insieme celebrano lo Shabbat. “All'inizio ci riunivamo a casa di Maria Isabel, la sorella di Mery, nell'appartamento al piano terra. Ma ora siamo così tanti che non riusciamo ad entrare tutti in una sola casa. I prossimi eventi li festeggeremo tutti in un giardino pubblico”, ridono divertiti. Ci sono così tanti Levy qui che la comunità sud-americana ha iniziato a chiamare la città “Ramlevy”.
Questa famiglia, con la sua serie infinita di storie che si arrichisce ora del capitolo medio orientale, rappresenta una pietra miliare dell'immigrazione sud-americana in Israele. Si sono già creati una nicchia tra di noi in questo Paese. Prima o poi, in un paio di generazioni, saranno ebrei israeliani, veri “sabra”, che racconteranno a figli e nipoti la storia di una famiglia che è arrivata dal Perù e che ha iniziato una vita nuova in questa parte del mondo, proprio come tutte le precedenti ondate migratorie, quando persone provenienti dai quattro angoli del pianeta si sono riunite in Israele seguendo la stessa strada presa dal popolo ebraico durante tutta la sua storia.

2 commenti:

Enzo ha detto...

I tuoi articoli sono bellissimi.
Cosi'... volevo solo dirtelo...!

Chicca Scarabello ha detto...

Grazie, sono davvero felicissima del tuo commento. Lavoro tanto a questo blog, con l'entusiasmo che spero arrivi a chi mi legge