lunedì 14 luglio 2008


HERZL, THEODOR (Budapest 1860 - Edlach 1904)

Scrittore ungherese, fondatore del movimento sionista. Di famiglia di ebrei assimilati, trasferitosi a Vienna, fu inizialmente fautore dell'assimilazionismo. Modificò l'atteggiamento in seguito alle crescenti manifestazioni di antisemitismo che si andavano diffondendo nel mondo tedesco e in Francia, dove fu inviato dal giornale viennese "Neue Freie Presse" per seguire il processo Dreyfus. Nel libro Der Judenstaat (Lo stato degli ebrei, 1896), sostenne che, perdurando l'odio verso gli ebrei anche dopo un'eventuale assimilazione, l'unica soluzione della questione ebraica doveva essere cercata nella formazione di uno stato nazionale ebraico. Questa tesi era già stata avanzata dai rabbini Yehuda Alkalay (1798-1878) e Zevi Hirsch Kalischer (1795-1874), dal socialista ebreo assimilato Moses Hess (1812-1875) e da Leon Pinsker, autore dal 1883 dei primi tentativi organizzati di colonizzazione della Palestina. Quello di Herzl fu però un progetto nazionale dalla forte carica ideologica tendente a combattere l'antisemitismo mediante il trasferimento degli ebrei in una sede autonoma garantita dal diritto internazionale: un modello laico, nazionalista, in luogo delle motivazioni religiose proprie dei fautori tradizionali di un ritorno a Sion o delle soluzioni per gruppi più o meno limitati di emigranti. Diversamente dagli scritti del sionismo religioso o pragmatico, Der Judenstaat suscitò un immediato interesse tra gli ebrei dell'Europa orientale, tanto che già nel 1897 si poté organizzare a Basilea il primo congresso sionista che grazie alle doti carismatiche di Herzl assunse il carattere di un'assemblea costituente. Il cosiddetto programma di Basilea prevedeva la creazione di un organismo permanente (l'Organizzazione sionistica, Zionist organization, Zo), di una banca (il Jewish Colonial Trust), di organi di stampa in varie lingue. Negli anni successivi l'intensa attività diplomatica di Herzl, svolta nel tentativo di ottenere quel riconoscimento politico di valore internazionale che, nelle intenzioni del sionismo, doveva condurre alla sovranità ebraica su un territorio (e che arrivò nel 1917 con la dichiarazione di Balfour), finì con l'attribuirgli un prestigio paragonabile a quello di un capo di stato. Per trasformare in realtà il suo obiettivo di trasferire un popolo senza terra in una qualche terra senza popolo si rivolse prima al Kaiser Guglielmo II (1898), nella speranza che questi esercitasse pressioni sull'impero ottomano per una soluzione palestinese, poi allo stesso sultano Abdülhamid II (1901) e perfino al ministro russo degli Interni, Plehve, notorio ispiratore di persecuzioni antiebraiche (1903). Malgrado la rapidità con cui le sue idee fecero proseliti, Herzl dovette fronteggiare l'opposizione di quella stragrande maggioranza di ebrei che si manteneva estranea al sionismo o lo avversava apertamente. Tra questi ultimi gli assimilazionisti, contro i quali si mobilitò il secondo congresso sionista (Basilea, 1898) e, all'estremo opposto, i religiosi ferventi che giudicavano blasfemo il tentativo di ricostruire uno stato ebraico prima del ritorno del Messia. http://www.pbmstoria.it/

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