lunedì 27 ottobre 2008

Giuseppe Brusasca

nacque a Cantavenn a di Gabiano, in provincia di Alessandria, il 30 agosto 1900, in una famiglia di proprietari terrieri impegnati nel miglioramento dell'attività agricola del Casalese: suo padre Giovanni diffuse il metodo Solari di fertilizzazione delle terre, ispirandosi alla neofisiocrazia. Fu anche lungamente sindaco di Gabiano. Giuseppe studiò per un breve periodo in un collegio salesiano, poi frequentò ginnasio e liceo pubblici a Casale Monferrato. Giovanissimo, si iscrisse alla facoltà di Ingegneria presso il Politecnico di Torino, per rispetto dei voleri familiari, ma fu chiamato alle armi nel maggio del 1918 e superò i corsi di ufficiale presso l'Accademia militare di Torino. Tornando all'università dopo la parentesi militare, optò per la più congeniale facoltà di Giurisprudenza in cui si laureerà nel 1923, aggiungendo nel 1926 anche una laurea in Scienze economiche e politiche.Nel fervore di attività del primo dopoguerra si impegnò nella Federazione universitaria cattolica italiana (all'interno del circolo "Cesare Balbo" di Torino) e nella Gioventù di Azione cattolica, di cui fu presidente diocesano di Casale, vicepresidente regionale piemontese e membro del consiglio nazionale, tra il 1920 e il 1923. Parallelamente, sperimentò l'azione sociale con i contadini del Monferrato, mentre prese anche parte con entusiasmo alla parabola del Partito popolare italiano, seguendo il padre, il quale aveva ottenuto ruoli dirigenti nel partito a livello locale e venne anche eletto deputato nel 1919 e nel 1921.Il giovane Giuseppe arrivò a diventare segretario politico della sezione di Casale (1920-1923), uno dei pochi centri vivaci della presenza popolare nell'Alessandrino socialista. Il partito casalese era fortemente legato al radicamento cattolico-sociale, su linee democratiche avanzate. Brusasca assunse posizioni rigidamente antifasciste, e si trovò eletto in consiglio comunale come capo della minoranza popolare contro i fascisti, dal 1923 al 1925. Iniziò contemporaneamente l'esercizio dell'avvocatura, ma nel 1926 (dato il clima politico ostile) lasciò Casale e si stabilì a Milano, dove lavorò per qualche tempo nello studio di Angelo Mauri, anch'egli ex deputato e dirigente popolare, aprendone in seguito uno proprio. Nel 1932 si sposò con Emma Cavalli, ebbe quindi due figlie ma restò presto vedovo (si risposerà in seconde nozze con Anna lemma solo nel 1966). A Milano frequentava intanto i circoli privati degli antifascisti cattolici, da Gronchi a Jacini, da Clerici a Marazza. Brusasca venne così a trovarsi in una posizione importante nella ripresa di contatti personali che portarono alla costituzione della Democrazia cristiana tra 1941 e 1943: partecipò ad esempio alla stesura del cosiddetto "Programma di Milano" - uno dei testi più significativi del nuovo partito al Nord - assieme ad alcuni esponenti ex popolari e ad altri giovani del movimento "guelfo", che si era sviluppato dall'unica scintilla di attività antifascista militante compiuta dai cattolici negli anni Trenta. Incaricato fin dal periodo clandestino di seguire particolarmente la nascita dei partito in Piemonte, dopo l'8 settembre si impegnò nella Resistenza, fondando assieme ad alcuni amici la divisione autonoma "Patria" che operò nel Casalese e nel Monferrato. Ricoprì delicati ruoli di coordinamento politico nell'attività partigiana, esponendosi anche personalmente per salvare alcune famiglie ebree (Salvò la famiglia Foa di Casale, i Sacerdote di Milano e i Donati di Modena: di quest’ultimo riuscì a salvare parte delle proprietà trasferendole a suo nome. Per tutto questo ottenne nel dopoguerra la medaglia dei "giusti" da parte israeliana). Ebbe occasione di condurre le prime fallite trattative per la resa di Mussolini nell'aprile del 1945 (prima degli incontri presso l'arcivescovado milanese auspice il cardinale Schuster), utilizzando contatti personali che ne fecero un mediatore sicuro. Dopo la liberazione, sostituì Achille Marazza quale vicepresidente del CIn Alta Italia per conto della Dc, e si schierò in varie occasioni per valorizzare l'istituto dei CIn nel nuovo quadro democratico. Segretario provinciale della Dc di Alessandria fin dalla liberazione, fu anche chiamato dal CIn alla carica di presidente della Provincia. Membro del consiglio nazionale della Dc dal 1945 al 1947, fu poi anche per breve tempo membro della direzione nazionale tra 1945 e 1946, portandovi la spinta decisamente repubblicana degli ambienti resistenziali. ................................ Solo nel 1955-'57 tornò brevemente al governo, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con una delega per i problemi dello spettacolo. Nel 1972 scelse di non ripresentarsi alle elezioni, dedicandosi alla vita del partito in modo originale, con la fondazione del Movimento anziani della Dc (1983) e poi degli specifici movimenti degli "ottantenni" e dei "novantenni" del partito. Morì a Milano il I' giugno 1994.

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