mercoledì 26 novembre 2008

Gerusalemme

«C'è un legame tra sionismo e Risorgimento»

Lo storico Bruno Di Porto: «Uno dei primi a individuare un modello nell'Italia di Mazzini fu Moses Hess: nel 1862 pubblicò "Roma e Gerusalemme", libro ammirato anche da Theodor Herzl»di Maurizio Caprara
ROMA - (m.ca.) «Non c' è dubbio», dice il professor Bruno Di Porto, storico del Risorgimento di religione ebraica, quando gli si riferisce che Giorgio Napolitano ha definito il movimento sionista ispirato «in non piccola parte al pensiero di Giuseppe Mazzini». «E' così. Mazzini andrebbe considerato un "nazionalitario", non un nazionalista. Per la sua idea di nazione ricorreva a un paragone con le famiglie: io amo la mia famiglia, coltivo il suo orticello, ma voglio vedere felici anche tutte le altre famiglie. E tra i tanti che ammiravano Mazzini c' è stato un movimento ebraico desideroso di tornare a costituire un' indipendenza ebraica nella terra originaria degli ebrei, puntando a una propria realizzazione nazionale nel rispetto delle altre», spiega il professore. Di un istituto di cultura risorgimentale, la «Domus Mazziniana» di Pisa, Di Porto è stato direttore. La sua sede è nella casa di ebrei nella quale il fondatore della «Giovane Italia», da clandestino, morì nel 1872 mentre era ospite di antenati dei fratelli Rosselli disposti a presentarlo come negoziante inglese. Ma il collegamento con il sionismo? «Uno dei primi a individuare un modello nell' Italia voluta da Mazzini fu Moses Hess, autore che aveva esordito come idealista-comunista e diventò un teorico pre-sionista. Nel 1862 pubblicò il libro Roma e Gerusalemme: la prima non era ancora capitale d' Italia e Hess guardava alla Roma di Mazzini e Garibaldi come a un esempio, sostenendo che come si era svegliata l' Italia doveva svegliarsi il popolo ebraico», continua Di Porto. E aggiunge: «C' era una differenza: nella terra originaria degli ebrei c' erano anche altri e la ricerca della convivenza pacifica è ancora uno scopo da raggiungere», continua Di Porto. Poi rammenta: «Theodor Herzl, con modestia, affermò che se avesse letto Roma e Gerusalemme non avrebbe scritto Lo stato ebraico, libro del 1896». Herzl fu il fondatore dell' Organizzazione sionista mondiale. Mazzini piacque non soltanto a Hess, ai sionisti socialisti e alla corrente principale del sionismo, detta «generale» o «liberale». Fu apprezzato anche da quella «revisionista»: «Mazzini e Garibaldi influirono pure su Vladimiro Jabotinski, russo divenuto leader della destra sionista», osserva Di Porto. La premesse del collegamento tra il patriottismo mazzinian-garibaldino e il movimento ebraico che puntava a uno Stato nella Terra promessa non si fermarono alla teoria. Ricorda il professore: «Otto dei Mille erano ebrei».
24/11/2008 corriere della sera

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