lunedì 16 febbraio 2009

VITA DI TEODORO HERZL


di Baruch Hagani ed.Talete, €. 16,50
Di libri su Theodor Herzl, padrino del sionismo, ne sono usciti tanti.
Ma questo di Baruch Hagani è doppiamente speciale speciale. Non soltanto perché l’A. è stato ucciso dai nazisti in Lituania nel 1944, quindi si tratta di un ebreo che profetizzò ma non fece in tempo a vedere lo Stato d'Israele. E' speciale perché all'epoca, siamo ai primi del Novecento, pochissimi intellettuali ebrei europei abbracciarono le idee sioniste. La rivelazione di Herzl avvenne quando, da giovane inviato di un giornale viennese [Die Neue Freie Presse, n.d.l.] fu mandato a seguire il processo Dreyfus. Da studente pensava che la soluzione alla "questione ebraica" fosse l'assimilazione. Ma la reazione delle folle francesi alla condanna di Dreyfus pose fine a quest'illusione. "Morte agli ebrei!" Scandiva la folla, figlia dell'illuminismo. "Ma perché, Herzl si domandò, vogliono ucciderci?” Egli capì che persino in Francia, la nazione più liberaI e civilizzata del mondo, 'gli ebrei assimilati erano odiati in quanto ebrei. Una verità che faceva eco a Karl Lueger, il demagogo antisemita eletto sindaco di Vienna nel 1895, un anno dopo l'arresto di Dreyfus: "Decido io chi è ebreo e chi non lo è”, proclamava. Herzl abbandonò il sogno illuminista e si rivolse al sionismo.
Questo di Hagani è un libro mai sbiadito dal tempo che non ha perso nulla dell’attualità sfavillante. Ora torna con una prefazione di Francesco Ruffini del 1919. Ruffini era già in Italia accreditato come uno dei maggiori studiosi della vita religiosa di Alessandro Manzoni e dell’opera politica di Cavour.
La grandezza di Herzl, quale emerge dalle pagine di Hagani, fu di aver dotato il popolo ebraico fin dal 1897 dell’organizzazione dei Congressi sionisti: assemblea parlamentare di un vero stato-nazione, al momento sprovvisto di territorio. Fino ad allora gli ebrei non solo non avevano un territorio, ma neanche un’autorità istituzionale che parlasse a nome della nazione e ne rivendicasse la sovranità. Questo era il profondo significato del Congresso, dell’elezione di organismi rappresentativi, del versamento dell’obolo volontario.
L’antisemitismo, spiega Hagani, secondo Herzl non poteva essere vinto se con la costituzione di uno stato ebraico in grado di garantire la sicurezza degli ebrei che ne fanno parte, con un passaporto che li protegga ovunque si trovino, uno stato che li accolga in caso di pericolo e un esercito pronto a difenderli. Hagani spiega anche che Herzl creò il movimento sionista dal nulla, senza basarsi su alcuna organizzazione o senza essere legato ad alcuna comunità. L'autore racconta come Herzl corse dal kaiser tedesco al sultano turco, da esponenti politici inglesi al Papa, fino a che nel 1917, tredici anni dopo la sua morte, si arrivò alla pubblicazione della dichiarazione Balfour, ratificata nel 1947 dalle Nazioni Unite. I sionisti, grazie a Herzl, ostracizzato da gran parte degli ebrei dell'epoca, diedero vita a una nuova realtà in una terra deserta e lontana dalla realtà ebraica del tempo. Se il movimento sionista avesse dovuto passare per il consenso delle comunità ebraiche degli inizi del ventesimo secolo, avrebbe forse ottenuto il dieci per cento dei voti. Un celebre violinista ebreo polacco di nome Bronislaw Hubermann, piccolo e religioso, nel 1936 mise il violino nella custodia e cominciò un lungo viaggio presso i musicisti più prestigiosi dell'epoca. I violinisti e i pianisti erano quasi tutti ebrei e Hubermann disse loro: "Sto per imbarcarmi per la Palestina poiché ho la sensazione che qualcosa di grande, di davvero terribile stia per travolgere gli ebrei d'Europa. Chi se la sente venga con me a creare l'Orchestra Ebraica di Palestina e salverà così, insieme alla sua musica, se stesso". Non gli credettero e morirono tutti nei campi di concentramento. Lo stesso accadde ad Pagani, che non fece in tempo a fuggire. Ma il sogno di Herzl, sbeffeggiato da molti come "il re di Sion", vive.
Fonte il Foglio Quotidiano del 14 febbraio 2009

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