giovedì 12 marzo 2009


Via a un progetto pilota per 50 posti. Shimon Peres: «Ognuno di loro vive con speranza»
In Israele i disabili entrano nell'esercito

Shimrit Kroiteru è una ragazza down: ha già indossato la divisa dei riservisti
«Sono contenta. Contentissima. Oh, come sono contenta…». La simpatia irresistibile di certi ragazzi, quando ridono senza contegno. Shimrit sale sul piccolo podio, arrossisce, le dicono di parlare più vicino al microfono, lei fa una risata: «Sono contenta. Ho realizzato il sogno della mia vita. Volevo fare la soldatessa. Mi trattano come una soldatessa vera. Mi hanno dato anche delle cose da fare. Il primo giorno, non sapevo bene i miei compiti. Ma adesso ho imparato ed è tutto più facile». DIVISA DEI RISERVISTI - Shimrit Kroiteru è davvero come gli altri ragazzi israeliani, adesso: ha la divisa dei riservisti, sta facendo anche lei il servizio militare obbligatorio, poi si congederà e tornerà alla sua vita normale. Normale e con qualche difficoltà: Shimrit è una ragazza down. Non s’era mai visto. Una naja che arruola i disabili. Quelli che una volta erano i riformati per antonomasia, che non dovevano nemmeno sottoporsi alla visita militare perché tanto li scartavano subito, adesso avranno un posto in uno degli eserciti più forti, più armati, meglio addestrati e motivati del mondo: Tsahal. Per quasi sessant’anni, anche le forze armate israeliane hanno di regola evitato d’arruolare persone con problemi mentali. Da qualche tempo però, un’associazione che si batte per i diritti di chi soffre d’handicap gravi, Akim, ha intrapreso una battaglia per ottenere piena cittadinanza, anche nei doveri. PROGETTO PILOTA PER 50 DISABILI - C’è voluto in po’, ma alla fine l’idea è passata: quest’anno, il ministero per gli Affari sociali e l’esercito partono con un progetto-pilota e tentano l’inserimento di 50 giovani disabili nelle forze armate. Shimrit e un suo commilitone, Gilad Rozdial, i primi due, sono stati seguiti con particolare attenzione. Un documentario sui loro primi giorni in divisa è stato presentato anche a Shimon Peres, il presidente, che li ha ricevuti privatamente nella sua residenza: «Ognuno di loro vive con speranza – ha detto il presidente israeliano – e noi non sappiamo quali scoperte mediche, in futuro, li aiuteranno a sopravvivere alle loro difficoltà. Però sappiamo che oggi, per aiutarli, non c’è migliore medicina della nostra disponibilità». Shimrit e Gilad prestano servizio nella Sar-El, un’unità speciale di volontari, e naturalmente non partecipano a operazioni militari in senso stretto: fanno pulizie, custodiscono gli equipaggiamenti, aiutano nella logistica. «Non c’è ragione di escludere le persone disabili dalle attività dell’esercito – spiega il generale Ami Zamir, che ha preso in carico il progetto -. Tutti quanti in Israele condividiamo lo stesso destino». L’iniziativa, molto propagandata dal governo israeliano, è già finita sui blog arabi, con qualche ironia: «Non sanno più cosa inventarsi per farci la guerra. Arruolano anche gli handicappati» (Herzum76); “suggerisco a Netanyahu di dare più soldi per i poveri di questo Paese, invece di metterli in uniforme” (YoffaMan). Se ne devono fare una ragione: se il progetto funziona, nel 2010 ne metteranno in divisa altri cento. http://www.corriere.it/ 26.02.2009

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