mercoledì 8 aprile 2009

Daniel Barenboim

Giallo sul Nilo Improvviso cambio nel cartellone. La decisione presa da Faruq Hosni, il ministro della Cultura accusato di antisemitismo
Le «Nozze di Figaro» vietate al Cairo. E Barenboim suona Liszt

Giù dal podio, ordinò il ministro al maestro. E posi quella bacchetta: «Queste Nozze non s' han da fare». L' ultima volta era capitato a Muti, bocciato dalla Regina Elisabetta per un una questione di gusti. A Daniel Barenboim, ancora non s' è capito se sia toccato un diktat politico, una censura morale, un affare diplomatico o un intrigo di palazzo. Il fatto però c' è: primo direttore con passaporto israeliano invitato in Egitto, in programma «Le Nozze di Figaro» con l' Orchestra sinfonica egiziana, il suo concerto alla Cairo Opera House è stato cancellato all' ultimo minuto. E non per qualche problema artistico. Il «nessun suoni» è stato ordinato direttamente da un ministro di Mubarak, Faruq Hosni, responsabile della Cultura. Che ha tolto l' opera di Mozart dal cartellone e rinviato tutti a un galà, il 16 aprile, sempre con Barenboim. Ma senza Figaro. Giallo sul Nilo. «Non so più cosa son, cosa faccio», canterebbe a questo punto il Cherubino delle «Nozze». Perché il direttore, che non ha rifiutato d' esibirsi, ora dichiara d' essere «felice d' andare a suonare in quella data»: proporrà Liszt al pianoforte e una Quinta di Beethoven. Pura cortesia, dicono al Cairo: il concerto era già stato rinviato in gennaio, per la guerra di Gaza. In realtà, scrive un pò acida la stampa israeliana, «al maestro importa solo essere visibile, mentre è caduto in una trappola ed è stato usato per altri scopi» (va detto che l' impegno della bacchetta non è mai andato giù a certa destra: fondatore con l' egiziano Edward Said della Divan Orchestra dei giovani, critico della politica nella Striscia, l' anno scorso Barenboim ha aggiunto alla sua tripla cittadinanza israeliana-argentina-spagnola anche quella palestinese). Ma perché cambiare l' opera? Tv e giornali egiziani si sono scatenati. Secondo Amjad Mustafa, critico musicale egiziano, s' è solo preso tempo nell' imbarazzo della nomina di Lieberman a ministro degli Esteri di Gerusalemme. Secondo la stampa israeliana, a ordire tutto è stato il ministro egiziano: candidato alla carica di segretario generale dell' Unesco, avrebbe voluto mettere cappello su un concerto organizzato dall' ambasciata d' Austria. Per ripulirsi dalla sua fama d' antisemita. O magari per mostrare ai Paesi arabi, suoi elettori, che un Barenboim non può andare in Egitto a suonare senza il suo permesso. «La volpe del deserto», è il soprannome di Faruq Hosni: fu lui a vietare lo stand israeliano alla Fiera del libro del Cairo, a vietare la diffusione di film israeliani, a garantire che «non ci sono e non ci saranno libri in ebraico alla Biblioteca di Alessandria: se ne trovo uno, lo brucio». Avvicinandosi l' Unesco, Faruq ha calibrato i toni: la scorsa settimana, a Parigi, s' è lanciato in una memoria della Shoah. Ora, la bacchettata al filopalestinese Barenboim. Quel che serve a prender voti di qua e di là. Dietrologie? «Tutto è disposto - per dirla con Figaro -. Aprite un pò gli occhi...». Francesco Battistini Il ministro Faruq Hosni Nato ad Alessandria, pittore, capo a Roma dell' Accademia egiziana, dall' 87 ministro della Cultura. Vicino alla First Lady Controversie Hosni s' è inimicato i Fratelli musulmani, i riformisti, quasi tutti. Compreso Israele, per frasi antisemite che gli sarebbero costate la candidatura all' Unesco
Battistini Francesco 7 aprile 2009Corriere della Sera

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