venerdì 24 aprile 2009

Safed

Israele e Palestina uniti nella corsa

La "maratona" Csi Giovanni Paolo II si svolgerà nel percorso tra Betlemme e Gerusalemme
BETLEMMECiò che non sarà possibile vedere ai prossimi Giochi del Mediterraneo a Pescara, ovvero atleti israeliani contro palestinesi, si avvererà oggi in Terra Santa. Tra Betlemme e Gerusalemme si correrà infatti la "maratona Giovanni Paolo II", lunga in realtà appena dieci chilometri, sulla strada compresa tra Betlemme a Gerusalemme attraverso il check point, e quindi il muro, che separa due popoli che per una volta gareggeranno insieme. È quindi un momento altamente significativo, testimonianza che a volte soltanto lo sport riesce ad unire ed è strumento di coesione, frutto questo del lavoro del Centro Sportivo Italiano riuscito ancora una volta a mettere d’accordo rappresentanti dei due governi e quindi ad organizzare la manifestazione, a cui quindi prenderanno parte anche corridori italiani. Per sottolineare il valore altamente sociale, è stato deciso che non sarà una gara agonistica vera e propria, e quindi italiani, israeliani e palestinesi si affronteranno senza che poi venga stilata una classifica. Si correrà quindi tutti in gruppo, senza che siano in lizza specialisti di spicco, e alla fine l’unico vincitore sarà la pace fra i popoli di cui questa corsa del Csi si è fatta promotrice. Questi dieci chilometri di festa saranno anche la prima tappa dell’evento "Correre sulle orme di San Paolo", staffetta di podisti e ciclisti che ripercorreranno, per celebrare l’Anno Paolino, il viaggio dell’Apostolo per andare dalla Terra Santa a Roma: l’arrivo finale è previsto in piazza San Pietro il 27 maggio, quando la fiaccola verrà consegnata nella mani di Papa Benedetto XVI, alla cui imminente visita in Israele la corsa di oggi fa quasi da prologo. Ma come mai il Csi è riuscito là dove molti altri hanno fallito? «Con un lungo lavoro diplomatico lento ma costante - risponde Edio Costantini, ex presidente del Csi e ora alla guida della Fondazione per lo Sport Giovanni Paolo II -. Quest’anno ci sono stati tentativi di strumentalizzazione politica, e la manifestazione ha rischiato di saltare, poi ha prevalso la nostra forza di coesione e la spirito delle persone di buona volontà». L’attuale presidente del Csi, Massimo Achini, spiega che «la nostra proposta in Terra Santa è la prosecuzione di un sogno: credere che anche lo sport abbia il dovere e la possibilità di creare distensione e dialogo, premesse necessarie per mettere fine ai conflitti. Ora la sfida sarà di allargare gli orizzonti e di portare questa corsa in altre zone di tensione a livello mondiale». Ed è proprio questo spirito che ha portato in Terra Santa, fra i partecipanti italiani alla corsa di domani, anche il vicepresidente della Figc Demetrio Albertini: «Sono legato al Csi, perchè ho cominciato a giocare all’oratorio e ho un fratello sacerdote - spiega -. Quella di domani è la vittoria dello sport sulla politica, dei valori veri contro i giochi di potere. Per me sarà una bella emozione».

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