martedì 26 maggio 2009

Karnit Goldwasser
Leader o persone comuni poco importa Sono le donne le protagoniste di Israele

Quando abbiamo programmato il lavoro della settimana alla vigilia di questo viaggio di solidarietà dei leader ebraici italiani, noi della redazione del Portale dell’ebraismo italiano, si era pensato di mettere in cantiere una serie di ritratti che aiutassero il lettore italiano a cogliere la vera essenza dell’Israele di oggi. Abbiamo puntato su tre donne, per dire quanto contino, quanto siano importanti le donne in Israele, ma anche per fare un ritratto di tre protagoniste. I primi due ritratti, quelli dedicati a Tzipi Livni a capo della coalizione Kadima che si candida in queste elezioni a governare Israele e quello di Gabriela Shalev, la giurista di origine tedesca che da qualche mese rappresenta Gerusalemme alle Nazioni unite, come il lettore avrà osservato, sono già stati pubblicati. Il terzo è in cantiere e sarà dedicato a una giornalista israeliana autorevole e controversa: la corrispondente del quotidiano Haaretz Amira Haas, che racconta in presa diretta la vita e il dramma dei palestinesi, graffia, provoca il lettore oltremisura, a volte esagera, ma al tempo stesso tiene alta la bandiera della più assoluta libertà d’espressione e della più grande professionalità giornalistica, due beni su cui Israele non ha nulla da invidiare a nessuno.Ora che la missione, con tutte le emozioni e le passioni che ha suscitato, volge al termine dirigendosi nella residenza del Presidente Shimon Peres, credo sia giusto rivedere le scelte su cosa pubblicare alla luce della realtà.Certo, la sensazione che le donne tengano assieme una realtà difficile e complessa, resta. Certo, Livni, Shalev e Haas sono delle grandissime protagoniste. Ma le donne incontrate nelle scorse ore non erano solo protagoniste per forza. Erano anche donne comuni costrette dalle circostanze a essere delle eroine.E’ così, perché Israele è un tesoro inestimabile e anche chi crede di conoscere a fondo questa realtà non può trascorrerci anche solo un paio di giorni senza essere costretto a modificare profondamente la propria visione delle cose. Così, se è vero che il lavoro dei giornalisti onesti dovrebbe essere quello di rimettersi continuamente in gioco.Vorrei quindi raccontare di tre donne incontrate nelle scorse ore. Non sono celebrità destinate a finire sulle prime pagine delle riviste, ma forse proprio per questo sono drammaticamente vive e appassionanti.Paola Cantori ha lasciato Genova nel 1981. Subito dopo il matrimonio con Desiderio, che oggi è uno stimato pediatra nella regione di Sderot, ha preso il volo per trasferirsi in Israele. Nel villaggio cooperativo di Sdot Negev, dove si è stabilita, si sta bene. Ma la vita in Israele è entusiasmante e difficile al tempo stesso. Da anni sul moshav piovono missili lanciati dalla vicina Gaza. E suonava a ripetizione l’allarme. E solo quindici secondi per mettersesi in salvo.“Per otto anni siamo stati anni a fare da bersaglio”, racconta oggi Paola. E mostra la casa dei vicini sventrata da un missile. Era lo scorso 24 dicembre e gli abitanti snervati da centinaia di allarmi e di esplosioni si trovavano ormai anche in prima linea. Nurit Lazar, la vicina di Paola, era in casa con il marito Ari e i loro tre bambini. Primo allarme, secondo allarme… all terza sirena Ari non ha seguito ancora una volta la moglie in fuga verso il rifugio con i bambini, ma si è fermato sul divano a vedere la tv.. Il missile è entrato sopra la finestra grande, ha attraversato il salotto, ha sfondato il bagno ed è uscito dall’altra parte. Gli è passato sora la testa, mentre la casa gli si sbriciolava intorno. Quando è arrivata la missione italiana, Paola ha portato tutti a conoscere il suo vicino miracolato. Qualcuno gli ha chiesto di giocare assieme al Totocalcio. La casa i Lazar la stanno già ricostruendo. Ma Paola continua a prodigarsi per aiutare i vicini che non possono ancora abitarla. La pioggia di razzi, intanto, si è quietata, anche se una pace stabile si fa ancora attendere.Non c’è da fare molta strada per incontrare al kibbutz Saad Shoshana Cassuto. Arrivata in Israele quando finiva l’inverno del 1945, la sua Firenze assieme al fratello David (architetto a Gerusalemme) era stata già liberata, ma la guerra doveva ancora volgere al termine. Il 31 dicembre Shoshana si trovava nella sala da pranzo collettiva dove tutti i componenti del kibbutz prendono i pasti. Poco prima di prendere il caffè, la sirena ha suonato per l’ennesima volta. Cessato l’allarme, Shoshana ha trovato un missile in casa. E’ la seconda volta che qualcuno le toglie una casa. La volta precedente era una bambina e per le vie di Firenze si dava la caccia agli ebrei.Oggi nella sala da pranzo Shoshana mostra la sua collezione di missili ed esplosivi di tutte le taglie piovuti da Gaza. Li hanno raccolti negli anni, dopo l’esplosione, per mostrarli agli ospiti. Oggi Shoshana ha un progetto. Dotare ognuna delle 800 casette di Saad di un rifugio. “Se tornassero tempi difficili - spiega - dobbiamo pensare a ripararci”.Tutti affrontano il trauma e il dolore con dignità. E dietro ci sono di nuovo sempre le donne di Israele.Infine, a sera, l’ultimo incontro di una giornata travolgente. Si chiama Karnit Goldwasser, suo marito Ehud è stato rapito e ucciso al Nord dai miliziani di Hezbollah. Per farsi restituire la salma Israele ha pagato un prezzo altissimo. Ma non c’è un prezzo troppo alto per rendere omaggio a chi ha donato la propria vita in questo modoSembra fragile, consumata da una vita ingiusta, pietrificata da un destino insopportabile. Poi parla per spiegare come Israele sia un appuntamento irrinunciabile. Per lei come per tutti noi. Chi la conosce garantisce che non si lascerà mai spezzare dal dolore. C’è chi le ha chiesto se non si sente tradita dal suo Paese che mandato il suo Dudu a sorvegliare i confini e non è riuscito a portarlo a casa vivo. “Al contrario - ha ripetuto - sono fiera di un Paese disposto a fare qualunque terribile sacrificio pur di dare a mio marito l’onore di essere seppellito nella sua terra”.Queste e quelle sono le donne di Israele, protagoniste vera di una realtà senza pari. Il loro coraggio, comunque le si guardi, sembra capace di sconfiggere gli eserciti e di restituire speranza in un futuro senza ingiustizie.
Guido Vitale. http://moked.it/

4 commenti:

Piero P. ha detto...

E' veramente un brano molto significativo. Mi sono permesso di utilizzarlo anche io... "aggiungendo" una particolarissima signora israeliana.
Buona settimana.

Chicca Scarabello ha detto...

Caro Piero, grazie del commento. Me ne sono arrivati altri di apprezzamento per questo articolo. Sono contenta quando le mie scelte sono condivise dai miei lettori. Sono curiosa, chi è questa particolarissima signora israeliana?

Piero P. ha detto...

La Signora in questione è Ariela, del kibbutz Bar Am che abbiamo incontrato anche il mese scorso e che devo dire mi sta sostenendo in una misura incredibile (pensando che ci siamo conosciuti sul suo blog...) da quando sono rimasto solo.
E' solo un esempio, mi pare che le "donne d'Israele" (basta pensare anche ad Angela Polacco) siano davero una ricchezza inestimabile.
Ciao e buon fine settimana.

Chicca Scarabello ha detto...

Forse sono "di parte", ma le donne in genere sono una forza......Buona settimana anche a te