sabato 23 maggio 2009

Torino e i libri - Leonid Mlečin: Perché Stalin volle Israele


In una società in cui il pubblico è costantemente bombardato dalla teatralità delle notizie, da dichiarazioni farsesche, dall’idea che ci sia un Noi-buoni ed un Voi-cattivi, stupiscono sempre le analisi profonde e sottili, che si dirigono al punto senza tante elucubrazioni. Questo è il caso della presentazione alla Fiera del Libro, nella gremita Sala Rossa, dell’opera di Leonid Mlečin "Perché Stalin creò Israele", con i relatori David Bidussa e Luciano Canfora, assieme al loro editore Sandro Teti.Il libro non vuole dare una qualificazione morale di Joseph Stalin e delle sue scelte ma offrire un quadro della realtà politica di un determinato periodo storico. La scelta sovietica di appoggiare la creazione dello Stato di Israele e di sostenere il partito laburista di Ben Gurion nasce da un’analisi pragmatica di Stalin di voler creare un avamposto socialista in Medio Oriente. Non è la scelta filantropica di dare un paese in cui vivere al popolo ebraico, ma la decisione di un capo di stato di creare delle opportunità per aumentare la propria influenza.Forse il fatto che non si sia descritto Stalin come il feroce dittatore cattivo ha lasciato un po’ spaesati i presenti; il pubblico è troppo abituato a sentire slogan e discorsi demagogici, che puntano a risvegliare le emozioni, a rassicurare o spaventare a seconda dei casi. Canfora e Bidussa hanno riportato il discorso a se stesso, evitando di dare connotazioni etiche perché avrebbero svilito il ragionamento. I due relatori ci invitano ad analizzare le scelte di Stalin attraverso una riflessione razionale e non con sentimenti di pancia. Come mai Stalin ha prima appoggiato Israele e a poi osteggiato con tutte le sue forze la migrazione ebraica dall’Unione Sovietica? A questa domanda vuole rispondere Perché Stalin creò Israele.Al termine dell’incontro è stato chiesto al pubblico se avesse qualche domanda, in quel momento è sceso un velo di imbarazzo nella sala. Sembrava di essere al liceo, quando il professore fa la fatidica domanda “chi interroghiamo oggi?”. La sensazione era che i presenti fossero stati catapultati in un mondo non loro, mentre era stato chiesto niente di più umano se non ragionare.Bidussa ha concluso ricordando il credo di Machiavelli secondo cui in politica le scelte non si basano sui sentimenti ma sui ragionamenti. Siamo sicuri che valga solo in politica? Daniel Reichel http://www.moked.it/


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