sabato 9 maggio 2009

Un "bimbo" da Dimona al Liverpool Yossi conquista il campionato inglese


Sin dagli esordi è stato per tutti “il bambino”. Complice una precocissima carriera. Ma a 28 anni Yossi Benayoun lo è ancora. Nel senso che tutti lo chiamano così.Un nome non da titanico marcantonio per il capitano della nazionale israeliana di calcio, nativo di Dimona, una piccola città del deserto del Negev. Perché Yossi è mingherlino e non ha i trapezoidali muscoli di altri capitani, vedi John Terry o Steven Gerrard. Ma la rapidità, il talento e la personalità hanno colmato le altre pecche, trasformandolo in un giocatore di caratura assoluta. Del resto, non sarebbe altrimenti approdato, nel settembre 2007, al Liverpool di Rafa Benítez. Che, sempre in quella stagione, costrinse la dirigenza a farsi comprare un altro eterno bambino, quel “niño” di Fernando Torres, inseguito per anni (e vanamente) dal Milan. I rossoneri vengono dipinti nei bar sport italiani (in quelli rimasti, direbbe Benni) come una squadra di vecchi. In Inghilterra, invece, si punta sui giovani. Benítez è andato oltre, pensando bene di portarsi due “bambini” in prima squadra. Ma se l’infante spagnolo è stata una promessa svezzata con tutti i vizi e le accortezze dall’Atlético Madrid e dalla Spagna intera, altra è la storia di Benayoun. Sì, anche lui è stato considerato da giovanissimo un genio del calcio di casa. Ma le comodità che aveva Torres gli erano sconosciute. Tanto che quando cominciò la sua carriera a 9 anni nell’Hapoel di Beersheva, la più grande città del Negev, il piccolo Yossi ogni giorno faceva l’autostop per andare agli allenamenti. Provenendo da una “delle più piccole e povere città israeliane” (Benayoun dixit), dove la sua famiglia ancora vive, non v’era altra soluzione. All’improvviso, però, nel 1995 arriva l’occasione della vita. Alla porta di casa Benayoun bussa l’Ajax. La squadra che probabilmente vanta il miglior settore giovanile del mondo, la cui covata ha svezzato campioni cristallini come Van Basten, Seedorf, Cruyff, Ibrahimovic - per citarne solo alcuni. Come potrebbe mai rifiutare tale offerta un giovane di radiose speranze come Yossi? E così, si carica tutta la famiglia sull’aereo e decide di abbandonare il deserto per la depressione olandese. Una depressione che, purtroppo, non sarà solo geografica. Sia chiaro, non si sta parlando di patologia per Yossi, che nelle giovanili dei lancieri diventa subito il miglior giocatore e il capocannoniere. Lui che punta non è. Tanto che, dopo pochi mesi, l’Ajax gli offre un contratto quadriennale da professionista. La risposta di Benayoun? “Mi dispiace, ma devo ritornare a casa”. “Il trasferimento in Olanda lacerò la mia famiglia” ha spiegato successivamente il giocatore. La famiglia e la ragazza Mirat, allora quindicenne, oggi amata moglie, non riuscivano ad ambientarsi in Olanda. “Il denaro era importante, specialmente per una famiglia povera come la nostra. Ma ci sono cose più importanti nella vita”. E così, dopo otto brevissimi mesi di successi con l’Ajax, il piccolo Benayoun ricomincia in Israele.Di nuovo all’Hapoel. Ma la prima stagione, nonostante 15 goal in 25 partite (un’immensità per un’ala come lui) e un rigore delicatissimo realizzato al novantesimo dell’ultima partita contro il Maccabi Haifa, la squadra di Beersheva retrocede in B. Uno scenario non da Benayoun, le cui lacrime post partita non sono state dimenticate in Israele. E così nell’estate ‘98 si trasferisce proprio al Maccabi, il primo club nella storia del paese a partecipare alla Champions League 2002. Qui contribuisce prima al licenziamento del mister Eli Cohen, con un diverbio scaturito in campo. Ma intanto, il 18 novembre 1998, esordisce in nazionale contro il Portogallo. E poi, sotto la guida del futuro allenatore del Chelsea Avram Grant, si consacra definitivamente, segnando a raffica, vincendo due campionati (il primo dopo 7 anni per il Maccabi) e venendo eletto “miglior giocatore d’Israele”. Yossi sarà pur sempre un “bambino”. Ma a 22 anni il calcio di casa gli sta stretto. E allora via, si riparte. Destinazione Spagna. Dove forse vive le stagioni calcisticamente più opache. I tre anni al Racing di Santander lo hanno fatto crescere da molti punti vista, soprattutto mentale. Ma la squadra spagnola è quello che è, ossia mediocre. Yossi vuole “provare qualcosa di diverso”. Arriva l’offerta del West Ham. Benayoun accetta, seguendo le orme del connazionale Eyan Berkovic. Anche qui la squadra non è trascendentale.Ma l’israeliano, dopo un primo periodo di assestamento, sfoggia presto le sue qualità tecniche e fisiche (l’allenatore Pardew arriva a paragonarlo persino a Zidane), soprattutto in finale di Fa Cup 2006, persa contro il Liverpool ai rigori. Quella sera convinse i Reds ad investire su di lui per la stagione successiva. Dal trasferimento in rosso, fortemente voluto dal giocatore, Yossi ha ottenuto, tra alti e bassi, la consacrazione internazionale. In questo periodo è diventato capitano della nazionale, per la quale ha sempre dato tutto. E anche oltre. Come dimenticare, ad esempio, la decisiva partita contro la Croazia per la qualificazione a Euro 2008 (peraltro mancata per un misero punto). Quando Benayoun, in condizioni fisiche precarie, si sottopose a numerose infiltrazioni pur di giocare. Col risultato di peggiorare la sua cartella clinica, finendo ko per un altro mese.Dal Liverpool, tuttavia, dove la concorrenza è spietata, il piccolo Yossi ha chiesto più volte di andar via. Ma quando viene chiamato in causa, spesso fa la differenza. Quest’anno, negli ottavi di Champions League, ha affossato il Real Madrid al Bernabeu con un siluro di testa, svettando tra i colossi spagnoli. Nell’ultimo, epico 4-4 europeo del Liverpool contro il Chelsea, Benayoun è rimasto in campo sino all’ultimo secondo.Ed è stato decisivo anche nel primo match di aprile in Premier League contro il Fulham. Partita che, dopo quattro traverse dei Reds, sembrava maledetta.Ma ecco al 92’ un mingherlino che squarta le maglie della difesa avversaria e scarica un missile sotto il sette. 1-0 tutto cuore e il Liverpool prosegue la sua rincorsa al Manchester United. E ora, essendo l’unica squadra inglese di vertice esclusa dall’Europa, con Yossi potrebbe rivincere la Premier League dopo 19, pesantissimi anni di digiuno. Non sarà un gioco da ragazzi. Ma da “bambini” sì, a casa Liverpool.Antonello Guerrera www.moked.it/

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