domenica 27 settembre 2009

Lizzie Doron

A Lizzie Doron il Premio letterario Adei Wizo

Quest’anno alla premiazione che si terrà a Trieste del IX° Premio Letterario ADEI-WIZO "Adelina Della Pergola" per il miglior romanzo di argomento ebraico pubblicato in Italia saranno presenti due degli autori che vanno a comporre la terzina vincente: Lizzie Doron con “Perché non sei venuta prima della guerra” vincitrice dell’edizione di quest’anno e Boris Zaidman classificatosi al terzo posto con il suo romanzo “Hemingway e la pioggia di uccelli morti”.Lizzie Doron ha passato la sua infanzia in un quartiere della periferia sud di Tel Aviv, una comunità che parlava la lingua Yiddish, composta per la maggior parte da sopravvissuti alla Shoah. All’età di 18 anni, lasciò la casa natale per andare a vivere in un Kibbutz sulle alture del Golan, dove poter dimenticare quel mondo e l’inestinguibile tristezza degli uomini sopravvissuti alla tragedia.Alla morte della madre la scrittrice decise di voler esplorare le origini della sua famiglia, da questa ricerca nacque il suo romanzo “Perché non sei venuta prima della guerra”, un percorso a ritroso nel tempo, alla ricerca di alcuni frammenti di vita. Il romanzo, pubblicato per la prima volta in Israele nel 1998 e tradotto in italiano da Shulim Vogelmann nel 2004 per la collana “Israeliana” de La Giuntina, rappresenta un omaggio alla madre e ci dona un quadro esaustivo di una generazione che ha cercato in Israele la realizzazione di un sogno di libertà, un insieme di esistenze spezzate dalle barbarie, di persone sopravvissute allo scempio, che giunte in Eretz Israel con un indicibile bagaglio di sofferenze sono riuscite a smettere di sopravvivere per tornare finalmente a vivere, come dice Elie Wiesel: “facendo nascere ancora bambini ebrei in un mondo che li voleva tutti morti”. Boris Zaidman attraverso il suo romanzo d’esordio, ci mostra invece cosa voglia dire sentirsi e considerarsi un cittadino israeliano e allo stesso tempo provenire da un mondo diametralmente opposto per usi, costumi e storia: l’unione sovietica, con il suo bagaglio di cultura e sogni di grandezza, e nonostante tutto ancora inconsapevole delle sue innumerevoli contraddizioni.“Hemingway e la pioggia di uccelli morti” è ambientato negli anni settanta e racconta di un tredicenne Anatoly Schneidermann la cui difficile vita in Unione Sovietica, che resa ancora pià complicata dal fatto di essere ebreo in un paese che non ha mai visto di buon grado gli ebrei, viene stravolta positivamente dalla decisione di lasciare la Moldavia per emigrare in Israele insieme ai membri rimanenti della sua famiglia cambiando completamente stile di vita, lingua e generalità. Anatoly diventa Tal e Schneidermann diventa Shani, nome e cognome che meglio si adatteranno alla nuova esistenza che gli si prospetterà da lì in avanti.Vent'anni dopo, Tal, trasformatosi ormai nel tipico trentenne in carriera della società bene israeliana - fa ritorno nell'ex Urss, invitato a partecipare nella sua città natale a una sorta di "Fiera della cultura israeliana",per parlare ai candidati all'emigrazione verso Israele e per persuadere quante più persone possibili a compiere l'aliah. Tal parte per promuovere la sua nuova patria e finisce per ritrovare quella dimenticata, la sua città, i propri ricordi e quel tredicenne che, bollato come "giudeo", sedeva in un minuscolo appartamento convinto che i tedeschi sarebbero arrivati da un momento all'altro per portarlo via, proprio come avevano fatto con suo nonno.Hemingway nel romanzo non è semplicemente un referente letterario, ma è quasi un personaggio vero e proprio. Il bambino, protagonista del libro aspetta una persona che deve tornare da un Gulag, nell’attesa si concentra sul suo ritratto, sull’impronta mnemonica che ha serbato. Quell’immagine però è il ritratto di Hemingway, autore che ama profondamente su cui il bambino proietta tutte le sue emozioni. Hemingway è anche uno dei pochi autori della letteratura americana che ha avuto una discreta diffusione nei paesi influenzati dall’establishment culturale sovietico. Un libro emozionante e allo stesso tempo ironico e struggente, tutto giocato sul rapporto antitetico tra sogni di grandezza e misera esistenza quotidiana.Michael Calimani http://www.moked.it/

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