venerdì 9 ottobre 2009














La sukkah degli studenti torna agli inizi dell’architettura

La festa di Sukkot e la sukkah stanno attraversando un periodo di rinascita. Come l’immagine della tenda catturò l’immaginazione degli Ebrei che stavano costruendo le sinagoghe suburbane negli anni ’60, riflettendo così sul permanente esodo dai “vecchi quartieri”, la forma semplice, la natura temporanea, e l’ambientazione domestica dell’umile sukkà toccano il tasto in un periodo, come il nostro, sensibile all’ambiente.I modesti riti sociali e domestici di Sukkot sono particolarmente affascinanti dopo la solennità dei Yamim Noraim. La transizione è naturale: nel pomeriggio di Yom Kippur, nelle sinagoghe, si legge di Giona seduto nella sua sukkà che guarda su Niniveh, e la tradizione vuole che si costruisca una sukkà per iniziare il giorno che viene dopo Yom Kippur.Un gruppo di studenti di Architettura della Wesleyan University (Middletown, Connecticut), hanno seguito questa tradizione quando hanno ricostruito la WesSukkah questa settimana. (La sukkà era stata montata la prima volta in Primavera, quando aveva vinto il prestigioso premio Sacred Landscape [Panorama Sacro] della rivista Faith and Form. La sukkà era stata immaginata come qualcosa che poteva operare sia a livello interpretativo che fisico. Doveva soddisfare una serie di richieste halachiche ma doveva anche interessare ed entusiasmare un pubblico giovanile. Il risultato è stato una struttura ondulata composta di cinque archi d’acciaio sottile coperta con tappeti di bambù attraverso i quali la luce penetra per permettere la necessaria vista del cielo e delle stelle – soltanto una delle tante condizioni concernenti la costruzione della sukkà elencate nella Mishna e nel Talmud.La sukkà contemporanea è una costruzione rara perché simbolica nella forma e nella funzione. Rappresenta le tende degli ebrei durante le loro perenigrazioni nel deserto del Sinai, ma la sua ri-costruzione annuale in ambiente domestico ricorda il pellegrinaggio a Gerusalemme durante il periodo del Tempio. Anche allora, le capanne costruite dai pellegrini erano strutture deboli; erano costruite in un momento di celebrazione e non di fatica.Oggi, nell’era della sukkà fai-da-te, la sukkà è stata ancora di più addomesticata.La WesSukkah rievoca un periodo più semplice, antecedente a quello dei materiali standardizzati e dei modelli prefabbricati. Gli studenti si sono ispirati alla ricerca, lunga secoli, dell’origine dell’architettura nella capanna primitiva, e hanno considerato come le antiche civiltà collegavano gli edifici e l’astronomia.La forma della WesSukkah riflette il luogo collinoso e il moto del sole nel cielo, ma, come fa notare Gideon Fink, uno degli studenti coinvolti nella costruzione “la sukkà divide il sito con l’Osservatorio dell’Università, composto di due edifici a cupola. Una delle regole più famose nella progettazione di una sukkah è che l’occupante deve essere in grado di guardare le stelle attraverso la s’chach, così abbiamo pensato che fosse giusto che il progetto incorporasse questo collegamento tematico tra la sukkà e l’Osservatorio”.La WesSukkah non è quello che i suoi committenti, i leader della locale Comunità Ebraica, avevano all’inizio immaginato: una sukkà di tipo tradizionale, riconoscibile, che potesse essere rimontata facilmente ogni anno.Gli studenti, invece, hanno sfidato il concetto di “cabina” e rifiutato completamente la rigidità architettonica della scatola. La struttura-tunnel arcata e ondulata è più organica; invece d’imporsi sul suolo, s’innalza con grazia.La sua presenza scultorea, che richiama le opere di Robert Stackhouse e Martin Puryear, ricorda i progetti degli Indiani d’America – dalla ‘casa lunga’ alla eel-pot [costruzione a forma di trappola per le anguille].Gli archi irregolari della sukkà collegano due delle forme architettoniche temporanee (e nomadiche) più antiche del Giudaismo: la tenda e il Tabernacolo. La tenda è la forma preferita nella Genesi, il periodo dei Patriarchi e dell’unità famigliare, mentre la sukkah è l’emblema del popolo Israelita che diventa nazione: è, nella Bibbia, l’architettura della comunità.“Volevamo trovare un equilibrio tra un’apertura verso l’esterno e il bisogno d’intimità” dice Finck, “ e una semplice struttura a ‘tunnel’ sembrava indicare che la sukkà era soltanto questo – una maniera di andare da un punto all’altro”.Negli anni ’70, quando ero all’Università, Sukkot era una festa politicizzata che segnava la speranza di un “risorgimento delle Nazioni” e di assemblea a Gerusalemme, ed era collegata alla condizione e alle aspirazioni degli Ebrei Sovietici.Oggi gli Americani stanno trasformando la festa in modo da collegare la sukkà non solo con Gerusalemme ma con luoghi più vicini. Gli studenti credono di aver contribuito alla presenza ebraica e alla Comunità Ebraica della Wensleyan University creando uno spazio che è più universale perché collegato a diverse tradizioni.Elija Huge, il professore di Architettura che ha supervisionato il lavoro degli studenti, ha anticipato che la sukkà sarà usata ogni anno. “È stata progettata per essere smontata e rimontata facilmente” dice, “sarebbe bello avere nuove decorazioni ogni anno, ma la struttura in sé durerà, si spera, a lungo”.Samuel Gruber, Tablet Magazine - ottobre 2009 http://www.moked.it/

Nessun commento: