lunedì 23 novembre 2009


Divieto di Burka. Questa illustrazione accompagnava un saggio che interpretava il divieto imposto dal governo tedesco all'uso del burka come una forma di autoritarismo

Il mondo a tinte forti di Noma Bar Ecco chi è il geniale graphic designer israeliano

Caricature, icone, pittogrammi. Dalla semplicità del segno alla potenza del messaggio. Ecco chi è il geniale graphic designer israeliano che sta conquistando i giornali. È forse uno dei più corteggiati, talentuosi, geniali graphic designer della scena contemporanea. Giovane, carino, israeliano e super-occupato, la sua stella brilla sempre più intensa nel firmamento globalizzato della comunicazione visiva. Perché Noma Bar, 35 anni, è molto di più di un graphic designer: caricaturista, illustratore, opinionista con la matita in mano, comunicatore, il suo tratto così pulito e immediato è in grado di veicolare significati e messaggi come di rado è accaduto di vedere. In libreria campeggia sugli scaffali la sua ultima opera, Negative Space (Marc Batty Publisher, Londra), in cui sono raccolte le sue più celebri immagini-icona. Pochi elementi grafici, colori a campitura piatta e intensa, un’idea forte, stilizzata all’estremo: l’impatto è spesso scioccante ma efficace. Nato nel 1973, diplomato alla Bezalel Academy of Art & Design di Gerusalemme, dal 2001 Noma Bar ha la sua base operativa a Londra. Non a caso. La capitale britannica è ancora oggi un centro di irradiazione e diffusione di talenti, un crogiolo di contaminazioni dove il suo linguaggio non poteva non essere capito e valorizzato. Un linguaggio fortemente influenzato dalle origini israeliane ma filtrato dalla Pop art e dalle “arti mute” (mimo, pittogrammi...). Tanto che le sue opere hanno trovato spazio su Time Out London, BBC, Random House, The Observer, The Economist e Wallpaper*. “Ho sempre disegnato, da che ho memoria. Sono sempre stato affascinato dai pittogrammi che hanno secondo me le stesse capacità comunicative della parola, le stesse complessità interpretative. La mia prima opera è nata in un rifugio anti-missili: era il tempo della prima guerra del Golfo nel 1991, e mentre piovevano gli scud e io me ne stavo lì nascosto con la mia famiglia, guardavo su un giornale il simbolo della radioattività. Ascoltavo le invettive della gente contro Saddam Hussein e i suoi scud. E nel simbolo della radioattività iniziai a vedere le folte sopracciglia e i baffi di Saddam: così è nata la sua caricatura, quella che poi mi ha fruttato il primo lavoro a Londra, al magazine Time Out London”. Il primo libro di Bar, Guess Who: The Many Faces of Noma Bar, è infatti dedicato alle caricature di personaggi famosi: qui i tratti essenziali dei volti si fondono con le straordinarie intuizioni di Bar che riesce così a creare un tutt’uno tra le sembianze e le azioni dei suoi “eroi”. Così una chitarra e un’armonica diventano il volto di Bob Dylan; un prigioniero torturato di Abu Graib prende forma in un ritratto di Bush. “Quando sono arrivato a Londra, l’anno dopo il diploma, non parlavo ancora perfettamente inglese, così il linguaggio del pittogramma è stata la mia forma di espressione più complessa. Traggo ispirazione anche dal cinema muto, e così gli ho reso omaggio dedicando la copertina del mio primo libro a Chaplin”, spiega Noma. “Ma il mio modo di procedere è basato sulla continua sperimentazione. Spesso dietro l’immagine graficamente più semplice, c’è il lavoro più lungo, la ricerca di una faticosa semplificazione e quella del simbolo più evocativo”. Quanto c’è di ebraico nel suo lavoro e quanto la sua provenienza ne abbia segnato lo stile e il tratto, Bar lo spiega con chiarezza: “Israele è una nazione molto giovane formata da gente di diverse provenienze; la mia famiglia fa parte della società laica, totalmente aperta a tutte le esperienze, disponibile a inventare ciò che ancora non esiste ma di cui avvertiamo la necessità, capace di impegnarsi per un obiettivo apparentemente irraggiungibile”. “Considero come più riusciti i lavori dove riesco a svelare la realtà che c’è dietro le etichette appiccicate in modo frettoloso”, continua Noma Bar. “Le opere raccolte in Negative space cercano di fare proprio questo. Il titolo si riferisce al termine artistico che indica lo spazio che circonda l’oggetto”. In questo modo, tema e commento coesistono nello stesso spazio grafico. Il risultato è coinvolgente e sconvolgente, specie quando il tema è così forte da colpire allo stomaco. La lotta contro il burka e la sottomissione femminile nel mondo islamico ma anche il dramma della penuria di alloggi per i giovani, la bolla immobiliare in Gran Bretagna che ha impoverito tanta gente, il surriscaldamento globale, la libertà di stampa: temi etici e civili, che Bar affronta con grande senso di responsabilità mettendo in gioco le sue doti grafiche e la sua intelligenza creativa. Ester Moscati , http://www.mosaico-cem.it/

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