giovedì 26 novembre 2009



Ebrei Yemeniti in fuga verso Israele


[...]In qualsiasi momento, si poteva incappare in un collaborazionista ed essere denunciati e arrestati. Morti, torture, deportazioni segnano questo percorso, ma nel libro prevale la nostalgia di quella vita, delle amicizie e degli amori che sbocciavano ingenui e frequenti. Non che l'ideologia sia assente in queste memorie: il gruppo di Simon e Paul Giniewski esalta l'azione armata e critica violentemente la presunta passività degli ebrei, ha un'ottica nazionalista tutta proiettata a far del salvataggio degli ebrei il ponte verso la costruzione dello Stato di Israele. Molti di questi ragazzi proseguiranno la loro attività nei mesi e negli anni successivi, partecipando all'organizzazione dell'emigrazione clandestina e alla lotta contro gli inglesi e poi, dopo la proclamazione dello Stato, alla guerra del 1948, in una continuità con la Resistenza che Giniewski sottolinea costantemente.[...]Anna Foa, L'Osservatore Romano, 25 novembre 2009

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