mercoledì 16 dicembre 2009
1883: dalla sabbia fiorì il primo agrumeto ebraico di Israele.Patrimonio: le opere, i giorni, le imprese.Un’epopea da pionieri.
La curiosa storia della famiglia Felman che sbarcata a Haifa con in “valigia” decine di alberelli di aranci e limoni, impiantò sul suolo arido di Jaffa la prima coltivazione di agrumi “sionisti” della storia d’Israele Una strada come tante: traffico, negozi, luci, la tipica frenesia cittadina. Questo è tutto ciò che rimane di una storia iniziata più di un secolo fa nell’Europa orientale: non più alberi ma cemento e ciotoli da marciapiede, una via, Rehov Hapardés, la via dell’agrumeto, luogo dove un tempo sorgevano le magnifiche piante dai frutti d’oro: perché proprio qui, nel cuore di Tel Aviv che oggi festeggia il suo centenario, proprio qui 130 anni fa sorse dalle sabbie un aranceto, il primo della storia di Israele. Quella che stiamo raccontando è per certi versi la tipica epopea ebraica: una famiglia che lascia il proprio paese di origine per una terra arida e avara di promesse, che vuole inseguire un sogno di rinascita e che infine ce la fa, perché questo sogno in parte si realizza. Ed è proprio un agrumeto il protagonista di questa storia; perché in fondo gli alberi respirano alla stessa maniera degli uomini, la solidità che li rende resistenti al tempo è affidata alla cura minuziosa, simile a quella di un padre che cresce il proprio figlio: un pensiero che dona respiro al regolare ciclo generazionale. La secolarità degli alberi è la prova della costanza e dell’amore dell’uomo nei confronti di una Natura che premia solo i più testardi tra i suoi figli.il giardino di David.La storia inizia nel 1883. Dov David Halevi Felman, pregevole studioso di cose sacre e profane nonchè rispettato commerciante nella comunità ebraica della cittadina di Mazritch, Polonia Russa, stufo di pogrom e incertezze, si era finalmente deciso a fare l’Aliyah. Felman faceva parte di Hovevei Zion, un gruppo di proto-sionisti pieni di slancio ideale che sognavano la propria rinascita in Israele. Nel 1883 partì per la Palestina. Obiettivo: cercare un posto adatto dove far vivere la sua famiglia. Trovò il villaggio arabo di Sommel, che distava due ore, a piedi, da Jaffa. Solo una piccola parte del terreno era coltivata, mentre il resto era tutto brado e, soprattutto, la proprietà era libera da ipoteche. Perciò Felman non perse tempo: l’acquistò dai proprietari per sette mila rubli. Rinunciò quindi alla sua cittadinanza russa per ottenere quella ottomana ovvero la condizione di ‘nafus’ (residente).Infine, tornò indietro a prendere la famiglia: l’anziana madre Rebecca, la seconda moglie Sara Ita e i loro cinque figli, senza dimenticare Aharon Leib e Yaakov, i ragazzi che Dov David aveva avuto dalla prima moglie. Partiti da Odessa, dopo due settimane di viaggio, comparvero finalmente le coste e il porto di Haifa. Il capo famiglia e i due figli maggiori si erano procurati un certo numero di piante: sbarcarono quindi con il loro forziere verde, iniziando poco dopo a piantare gli alberelli di aranci e limoni. Era nato il primo agrumeto ebraico, diremmo oggi sionista, in Eretz Israel. A dire il vero qualche altro tentativo era già stato fatto. C’era stato ad esempio quello di Sir Moses Montefiore, che presto aveva perso vigore e si era inaridito; o ancora quello di Moyal, coltivato da arabi locali per conto del proprietario e finito secco, letteralmente, anch’esso.Un’epopea esemplare“Fino a pochi anni fa nostra madre non ci aveva mai raccontato la storia dei suoi nonni: in fondo non la riteneva nulla di speciale, un’avventura comune a molte famiglie dell’epoca”, dice Cobi Benatoff, discendente dei Felman di Matzrich. Benatoff racconta di come, del tutto casualmente, avvenne la scoperta di questa vicenda: “Fu grazie a un amico: in Israele acquistò un libro, I racconti delle famiglie, in cui venivano narrate le vicende dell’agrumeto e dei miei antenati. Fu così che ne venni a conoscenza e feci subito tradurre il capitolo che mi riguardava. Sì, una scoperta sorprendente, una storia che non cessa di tessere, tra la mia famiglia e Israele, robusti legami tra passato e presente. Del resto i miei genitori, prima di arrivare in Italia nel 1947, edificarono proprio una comune, un kibbutz, alle porte di Petah Tikvà. Forse per questo, fino ad oggi, siamo così sensibili in famiglia alle faccende della kehillà, della nostra Comunità. Una cosa che ci fa capire quanto il legame con le radici sia importante e significativo”. Oggi, un numeroso ramo della famiglia vive ancora in Israele; e i discendenti diretti di Dov David Felman cercano ancora, mutatis mutandis, di continuare quanto aveva iniziato il proprio antenato.Ma torniamo alla nostra storia. Malgrado le difficoltà di comunicazione con gli arabi (per via della lingua), i rapporti con la cittadina di Sommel erano cordiali, i nativi chiamavano la proprietà di Felman ‘Bierat Hawagia Daud’, l’agrumeto del Signor David, mentre lui preferiva chiamarlo ‘il giardino di David’. Ma come spesso capitava a quei tempi, il coraggioso pioniere morì per una fatalità, dopo nemmeno un anno dall’arrivo in Palestina. Rimase a perseguire il sogno di Dov David la giovane moglie Sara Ita, che lì per lì perse anche le due figlie più piccole. Fu così che armata di tenacia e grazie all’aiuto dello sceicco arabo di Sommel, nonchè del Barone Rothschild, finalmente vide fiorire i primi alberi e colse il primo raccolto. La famiglia Felman ce l’aveva fatta. Accadde così che la fama dell’agrumeto viaggiò nello spazio, fino a giungere alle orecchie di altri ebrei europei che si sarebbero presto messi in mare fino sulla spiaggia della futura Tel Aviv per coltivare la terra. Nel frattempo i giovani Aharon Leib, Yaakov e Haim, figli di Sara Ita, si sposarono nell’agrumeto che oramai, giunti al 1899, quindici anni dopo gli inizi difficili a Sommel, venne dato in gestione ad un arabo. Haim dopo alcune avventure nel commercio, fu tra i fondatori di Bait Vagan, oggi il sobborgo di Bat Yam. Il fratello Nahman, allo scoppio della Grande Guerra, andò come volontario nell’esercito Turco. L'arte di coltivare limoniAharon Leib invece si recò a Petach Tikva e nel 1891 pubblicò il primo libro in ebraico sull’agrumicultura e sull’arte di coltivare pompelmi e limoni: come trovare le sorgenti e irrigare i filari, le regole per la coltivazione di giardini e agrumeti in terre brulle, la particolare conformazione del territorio di Eretz Israel e gli accorgimenti da adottare, insomma, teoria e pratica. Aharon Leib Felman aveva ormai accumulato abbastanza esperienza sul campo da potersi permettere un baedeker ad uso dei temerari che come lui avrebbero voluto cimentarsi nell’impresa. In fondo erano nove anni che si spaccava la schiena nel pardès paterno nei dintorni di Jaffa. Il curioso libello raccontava dettagliatamente come doveva comportarsi un coltivatore principiante e concludeva: “e ora egregio lettore, alzati e vai a insediarti in Eretz Israel e questa terra sarà per te come il paradiso, mangerai i suoi frutti e benedirai Dio e ti ricorderai anche di me, in bene”. Nel 1934 fu celebrata a Tel Aviv una grande festa per i 50 anni del giardino di David Felman, appunto il primo agrumeto ebraico. Ahimè poco dopo, con la morte di Sara Ita, tutto venne distrutto e la terra fu divisa. Oggi l’unico ricordo dell’agrumeto è nel nome di una delle vie costruite su quel terreno, appunto Rehov Hapardes. di Susanna Liscia, http://www.mosaico-cem.it/
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La storia questa sconosciuta
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