venerdì 4 dicembre 2009

Channuccà

di Amedeo Spagnoletto da Sullam n. 41
Non potrò mai dimenticare la prima volta che ho trascorso la festa di chanucca’ a casa della mia futura moglie. Riuniti, ci si accingeva ad accendere i lumi e si seguiva da un antico foglio molto unto e reso spesso dalle numerose gocce di cera che nel corso dei secoli si erano accumulate qui e là tanto da renderne difficile la lettura. Mio suocero Gino Servi iniziava ad intonare le berachot con l’aria di Pitigliano, e già questo destava in me forti emozioni. Il rituale tutto recitato con una pronuncia propriamente italiana terminava con il salmo n. 30 noto come mizmor shir chanuccad ha-baid-le-david. Rimasi sorpreso alla fine, quando alle ultime parole del salmo Ado.ay Eloh.ay lengolam odeka tutti insieme si riunivano in cerchio e gridavano con enfasi la frase “la mi nonna e’ vecchia” e una simpatica filastrocca che accompagnava lo spegnimento della candela. Non lo nego, allo stupore si aggiungeva un po’ di sufficienza, non mi sembrava adatta alla circostanza quella frase, a dire il vero mi suonava del tutto estranea al rito. Nei giorni seguenti ho continuato a vivere quella appendice colorita con una certa dose di fastidio e di rifiuto.Qualche anno più tardi mi trovavo al tempio mentre si accendeva la chanucca’ ; stesso rituale, stessi testi ma altre musiche, arie familiari, quelle che gia’ da bambino si imparano a scuola. Accanto a me c’e’ Angelino Moscati, più noto come Pulcino, un signore devoto e attento alle tradizioni romane che mi fa la rima alla fine del salmo mormorandomi nelle orecchie “mammeta e’ vecchia”. Rimango per un attimo disorientato, la mente mi va immediatamente all’uso pitiglianese e mi chiedo se questi modi di dire hanno un nesso tra loro e ancora di più se hanno un senso. E’ certamente difficile stabilire come e dove sia nato questo strano uso ma mi fa piacere collegarlo con un passaggio del Talmud di Shabbad in cui ci si chiede perchè mai nella benedizione di Chanucca’ aggiungiamo asher kiddeshanu bemizvodav we-zivvanu – che ci ha santificato con le sue mizvot e ci ha comandato di accendere …
A guardare bene, la ghemara’ ha ragione, se la festa di chanucca’ non e’ descritta in nessuno dei libri biblici, dove mai e’ stato imposto da Dio questo precetto? Una delle risposte che dà il Talmud si basa su un versetto della Torà che dice“…chiedi ai tuoi vecchi e te lo diranno”. Ovvero la Torà impone di seguire le parole che insegnano gli anziani, in questo sta il senso vero del verbo zivvanu - che ci ha comandato.Ho iniziato a ricredermi, quella frase non era così fuori luogo. Se inserita nel giusto contesto offre una lettura autentica e preziosa della festa di chanucca’. Celebrandola esprimiamo la manifestazione del miracolo – pirsum ha-nes- . Ma i prodigi sono tanti,vi e’ quello della vittoria dei pochi sui molti, quello dell’ampolla d’olio, ma anche e non ultimo il miracolo di un popolo che ha saputo essere aderente agli insegnamentidei proprisaggi intuendo che proprio in questo si nascondeva l’elisir della vita eterna per la propria nazione.
Mi sono chiesto varie volte perchè con tanta leggerezza avevo giudicato in modo sfavorevole l’espressione pitiglianese e me ne crucciavo un po’. Mi ritornava alla mente quel passo della mishna’ di Berachod in cui per dare rilievo e validità ad un uso non del tutto comprensibile, ed evitare che con sufficienza venga rifiutato, si richiamano le parole dei proverbi in modo allegorico, in cui la tradizione e’ paragonata ad una genitrice saggia e attenta: “al tabuz chi zeqena’ immecha – non disprezzare perche’ tua mamma e’ vecchia”.
E ancora oggi la bizzarra filastrocca, risuona sulle labbra dei miei figli.

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