giovedì 17 dicembre 2009


Daniel Barenboim

«Noi ebrei e arabi assieme a lezione di tolleranza nell'orchestra di Daniel»

Milano - Suonare con il nemico. Un arabo accanto a un israeliano, a un libanese, un siriano, un giordano, un turco, un iracheno... Fuori ci sono le guerre. Le bombe, i confini, le minacce, i soprusi. Le ideologie, le religioni, i fanatismi, i tabù. Dentro, nella sala da concerto, c'è la musica. Che non fa miracoli, non risolve i guai e le ruggini tra gli uomini, ma qualche potere magico ce l'ha. Perché parla una lingua che capiscono tutti e perché richiede a ciascuno l'ascolto dell'altro. Due considerazioni che hanno convinto l'israeliano Daniel Barenboim e il palestinese Edward Said a dar vita nel 1999 a un'orchestra inedita quanto provocatoria, composta da giovani, età tra i 14 e i 25 anni, provenienti da Paesi in conflitto del Medio Oriente. […][…] E così Ramzi Aburedwan, palestinese cresciuto nei campi dei rifugiati, pronto a tirar pietre ai militari, racconta di aver parlato per la prima volta con un israeliano proprio nella Divan. «Prima li conoscevo solo per le bombe. Mio fratello e mio padre sono stati uccisi dai soldati d'Israele. In cuore avevo solo odio. Ma se non si prova a parlare con il nemico, si continuerà a spargere sangue». «In questi anni passati insieme abbiamo fatto grandi progressi musicali e umani assicuro Nassib al-Ahmodieh violoncellista libanese . Abbiamo imparato a essere tolleranti, a capire di più le ragioni dell'altro. Sono qui per questo». «Chi nasce in Israele difficilmente conoscerà gli arabi - aggiunge Daniel Cohen, violinista - Ho faticato a digerire l'idea che i palestinesi costituiscono una nazione e le loro pretese siano fondate. Ma 5 anni e 6 tournée con questo gruppo così bizzarro e meraviglioso mi hanno aiutato a guardare al conflitto da un altro punto di vista». […]Giuseppina Manin, il Corriere della Sera, 14 dicembre 2009

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