domenica 17 gennaio 2010




Gerusalemme


Rassegna stampa

L’immediata prossimità della visita di Benedetto XVI al Tempio Maggiore e, con essa, alla Comunità Ebraica di Roma, insieme all’approssimarsi della nona ricorrenza del Giorno della Memoria (oggi ce lo ricorda l’Espresso), polarizzano le notizie dei quotidiani per quel che concerne l’ambito ebraico. Va da sé, tuttavia, che molte pagine siano ancora occupate dagli effetti disastrosi del cataclismatico terremoto ad Haiti, dove un intero popolo è stato messo in ginocchio. In casa nostra, la rilevanza della presenza del Pontefice in un luogo di culto ebraico non può sfuggire ai più. La visita avviene peraltro sotto auspici non univoci, quasi si trattasse di una iniziativa di chiarimento (o, ancor di più, di riparazione) nel mentre le discussioni e le polemiche sul percorso di beatificazione di Pio XII non accennano a stemperarsi. Improbabile, peraltro, che in un prossimo futuro si possa pervenire ad una intesa sul giudizio da formulare riguardo al pontificato di Pacelli, il quale, a torto a ragione, è depositario di quella che per certuni è una “leggenda nera” (una imputazione di colpa che non gli competerebbe) mentre per altri di una responsabilità inemendabile (l’omissione di una chiara condanna dello sterminio di massa). La notizia del giorno, se così la si vuole intendere, è la presa di posizione del rabbino Giuseppe Laras, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, che ha dichiarato la sua indisponibilità a partecipare all’incontro con Joseph Ratzinger. Ne parla egli stesso con una intervista ad Andrea Tornielli su il Giornale. La vicenda, destinata prevedibilmente a stemperarsi nei giorni a venire, è tuttavia sintomatica di un disagio, come osserva Giacomo Galeazzi su la Stampa, che serpeggia sia tra una parte degli ebrei italiani che, al di là degli sforzi più o meno comuni fatti per avvicinare le due comunità - quella cattolica e quella ebraica - tra gli stessi promotori del dialogo. Una sintesi in tal senso sono le riflessione, al solito puntuali, di Segre ancora per il Giornale. Per le reazioni di una parte della comunità romana si legga invece Gabriele Isman su la Repubblica. Molteplici comunque gli articoli al riguardo, per i quali si possono passare in rassegna un po’ tutti i giornali. Segnaliamo quindi Maria Antonietta Calabrò sul Corriere della Sera, Gian Guido Vecchi sempre sulla medesima testata, Domenico Zaccaria su E Polis, il Foglio, Raffaella Troili su Messaggero, Andrea Tornielli su il Giornale, Martino Cervo su Libero, Orazio La Rocca per la Repubblica così come il vaticanista Giancarlo Zizola, Fabio Perugia per il Tempo. Di taglio assai più calcolato, ovvero attenta a mettere in rilievo gli elementi di convergenza piuttosto che quelli di differenziazione, la stampa cattolica. Così, tra gli altri, Giulia Rocchi su l’Avvenire, che ricorda anche la precedente visita del 1986 di Wojtyla, dando la parola ed Elio Toaff). Capitolo a sé, che non data certo ad oggi, l’impegno pubblicistico di parte del mondo cattolico per esaltare il coinvolgimento di una parte cospicua dei suoi correligionari nell’opera di salvataggio degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Oggi registriamo in tal senso un articolo di Lorenzo Fazzini, sempre su l’impegnato Avvenire, che fa parlare un religioso nel merito di una «rete di salvataggio messa in piedi in silenzio con grande efficacia dalla Santa Sede a favore degli ebrei perseguitati dai nazisti». Non entriamo nei riguardi della vicenda raccontata, la cui consistenza e rilevanza storica non è detto che sia sempre aderente alla partecipe ricostruzione giornalistica. Aggiungiamo, però, che a un lettore frettoloso e poco avvertito parrebbe quasi di potere concludere che le posizioni del Vaticano, plausibilmente avverse alle persecuzioni e allo sterminio in atto, fossero, in quei tempi così cupi, espresse con una limpidezza e un nitore diplomaticamente e politicamente incontrovertibili. Cosa, invece, che è venuta a mancare e che costituisce, ancora a distanza di più di sessant’anni da quegli eventi, il vero oggetto polemico. Ne è un riscontro in tal senso il plumbeo silenzio della Santa Sede e del Vescovo di Roma sulle sorti della Comunità romana durante i terribili fatti del 16 ottobre 1943. Ci riflette sopra Amos Luzzato intervistato da Edoardo Petti per il Riformista. A questo stato di cose è atteggiamento assai poco profittevole il mero contrapporre l’acquisizione di meriti derivanti dall’impegno, che pure vi fu e anche corposo, da parte del clero di base così come di molti cattolici a favore dei perseguitati. Poiché, se sul piano morale una mano non lava l’altra su quello storico un atteggiamento non fa luce sull’altro. I piani sono distinti: non pochi cattolici furono partecipi di una opposizione attiva al nazismo, cosa che non deve essere disconosciuta; diverso e più articolato, invece, il giudizio sulla Curia romana. Ben vengano, quindi, i supplementi di riflessione, così come fa Marco Ansaldo su la Repubblica, ma non nella spasmodica ricerca di attestati di benemerenza. Quel che mancò, e pare oramai definitivamente chiaro, fu una netta espressione, nel pieno della autorevolezza del proprio magistero, di Pio XII. La cosa in sé non avrebbe mutato forse più di tanto il corso degli eventi ma di certo avrebbe dato a molti il segno di quanto si stava consumando ai danni degli ebrei dietro la cortina fumogena di un conflitto in corso. Ci sentiamo comunque di aderire alle considerazioni di Anna Foa su il Sole 24 Ore. Particolarmente prodigo di informazioni, a tratti quasi fluviale, è infine il Corriere della Sera dove Paolo Conti fa un ritratto in comparazione dei due rabbini, Laras e Di Segni, Antonio Carioti parla dell’insediamento ebraico in Italia, Pierluigi Battista esprime i suoi auspici sul dialogo tra le due religioni, Gian Guido Vecchi parla di un travagliato 2009 per questo pontificato, mentre Armando Torno e Andrea Riccardi riflettono sull’ebraismo e il cattolicesimo ai tempi nostri. Insomma, per parlare di un imbarazzo, quello che deriva dalle diverse sensibilità nei riguardi una visita autorevole, oggi non c’è che l’imbarazzo della scelta! Claudio Vercelli,
http://www.moked.it/

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