venerdì 22 gennaio 2010


La guerra segreta per salvare il patrimonio artistico

Una dozzina d’anni fa, Robert Edsel, americano di Dallas, passeggiava per Firenze dopo aver accompagnato il suo bambino a scuola. All’improvviso, attraversando Pontevecchio, ebbe una folgorazione. Come era stato possibile salvare i tesori artistici del capoluogo toscano durante la Seconda guerra mondiale dalla razzia dei nazisti?A partire da quel momento Edsel, che si era trasferito in Italia dopo aver lasciato gli affari (era imprenditore nel settore energetico), ha dedicato la sua vita alla ricerca delle opere d’arte trafugate dai nazisti e alla ricostruzione dello straordinario lavoro dei suoi “precursori”, i 345 ufficiali dell’esercito americano che durante il conflitto furono arruolati nel corpo Monuments, Fine Arts, and Archives (“MFAA”), che aveva il preciso compito di tutelare il patrimonio artistico dell’Europa martoriata dalla Guerra, più noti come Monuments Men.Ai suoi eroi Robert Edsel, che nel 2000 è tornato a Dallas dove ha allestito il quartier generale della sua attività, ha dedicato una fondazione, la Monuments Men Foundation for the Preservation of Art, allo scopo di “custodire l’eredità del lavoro eroico e senza precedenti degli uomini e delle donne che servirono nella MFAA”. Grazie all’eco mediatico ottenuto attraverso il suo impegno, è stato possibile conseguire nuovi risultati davvero incredibili. Nel novembre del 2007 il nipote di un soldato americano che aveva combattuto in Europa nel 1945 si mise in contatto con Edsel. Spiegò che aveva in casa due grossi volumi che il nonno aveva trovato sul pavimento del Berghof, la residenza di Hitler sulle Alpi Bavaresi. Dopo alcuni mesi di ricerche, si scoprì che si trattava del sesto e dell’ottavo volume dell’archivio dell’Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg. L’ERR era stata costituita nel 1940 per requisire le proprietà di ebrei e dissidenti politici, e le ricchezze dei territori occupati, specialmente le opere d’arte. Tutto ciò che i nazisti incameravano veniva accuratamente catalogato in quaderni corredati di fotografie e indicazioni sulle circostanze della requisizione, i cosidetti “album di Hitler”. Al processo di Norimberga furono presentati 39 volumi di questo genere, fondamentali per ritrovare opere che erano state nascoste in Germania nei luoghi più impensabili, come boschi, caverne e case abbandonate e per restituirle, quando possibile, ai legittimi proprietari.“L’ossessione di Hitler e Göring per l’arte e i loro sforzi per portare in Germania i cimeli di tutta Europa sono un aspetto del conflitto mondiale che viene ricordato poco - spiega Robert Edsel - Tuttavia è mia convinzione che questa storia, queste opere, oltre a rappresentare un patrimonio culturale europeo e mondiale, abbiano in qualche modo contribuito ad accorciare i tempi della guerra. Tutte le risorse umane ed economiche che Hitler impiegò per il saccheggio dei tesori artistici furono distolte dal fronte, e furono molto più consistenti di quanto non si immagini”.Nel settembre 2009 è uscito il libro di Robert Edsel intitolato “Monuments Men”, che racconta la straordinaria storia di “quegli uomini e quelle donne che, senza veicoli, benzina o autorità attraversavano l’Europa in una corsa contro il tempo per salvare i tesori dell’arte dalla follia nazista”. Come Mary Regan Quessenberry di Boston, la seconda donna ancora in vita di cui si conosce l’identità che fece parte dei Monuments Men. Il 10 novembre scorso la nipote ha contattato la Fondazione per segnalare ciò che aveva fatto sua nonna. Robert Edsel è corso a incontrarla donandole una copia dorata della risoluzione approvata dal Parlamento americano in onore dei Monuments Men in occasione del 63° anniversario del D-Day nel 2007. Mary, nata nel 1915, laureata in Arte a Harvard, nel 1942 lasciò il suo lavoro di insegnante per arruolarsi nel primo gruppo di donne che servirono nell’esercito americano. Furono scelte in 450 su 400 mila che se ne erano presentate. Quando nel 1945 lesse sul giornale dell’esercito Star and Stripes che cercavano ufficiali con background storico e artistico per l’MFAA, non ci pensò due volte. Rimase in Europa fino al 1948, quando si congedò col grado di maggiore. Tra i Monuments Men si annoverano molte tra le più grandi figure del panorama museale e artistico americano degli anni Cinquanta e Sessanta, tra cui Paul Sachs, che fu direttore del Fogg Art Museum, Lincoln Kirstein, fondatore del New York City Ballet, e James Rorimer, direttore del Metropolitan Museum.
Rossella Tercatin

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