La leadership palestinese ha deciso di confrontarsi con Israele nell’arena internazionale, e non al tavolo dei negoziati. La strategia di Abbas è quella di isolare ulteriormente Israele, attraverso boicottaggi, risoluzioni anti-israeliane dell’Onu e altre iniziative internazionali.
La leadership palestinese vede l’appoggio ai palestinesi crescere in molte capitali europee, ed è convinta che questo appoggio si tramuterà in pesanti pressioni su Israele.Per questo Abbas si è deciso di restare a guardare, e aspettare. Calcola che più lunga è l’attesa, più forte sarà la pressione esercitata su Israele.I leader palestinesi constatano che l’Onu e quasi tutti i governi europei in merito al conflitto arabo-israeliano hanno assunto il punto di vista palestinese, secondo cui Israele deve ritirarsi entro i confini del 1967, in essi inclusa la linea che divide in due Gerusalemme, e permettere in quei territori l’insediamento di uno stato controllato da Fatah.
Vedono che in Occidente crescono i sentimenti anti-israeliani, e sperano che Israele non sarà in grado di sopportare a lungo ostilità, isolamento e boicottaggi.Abbas crede che la comunità internazionale stia conducendo negoziati con Israele per conto dei palestinesi. E’ fermamente convinto che solo una crescente pressione su Israele, e non i negoziati, potranno portare a un completo ritiro entro le frontiere del ’67.E dato che tutto il mondo, a eccezione forse dell’amministrazione Usa, “è con noi”, perché prendersi il disturbo di tornare a negoziare con Israele?La ledership palestinese è convinta che è solo questione di tempo prima che Israele si arrenda alla crescente pressione internazionale.Negoziando con Abbas e il suo governo, i governi occidentali stanno, in effetti, trattenendo i palestinesi dal riprendere i colloqui di pace con Israele. Invece di negoziare con Abbas, quei governi dovrebbero chiedergli di tornare a negoziare con Israele al più presto, prima che sia troppo tardi.Ma per il momento sembra che Abbas non abbia alcuna fretta. E’ per questo che coloro i quali credono che i negoziati di pace possano “riprendere vita” in un prossimo futuro, sono preda di un’illusione. Abbas ha posto chiaramente le sue condizioni, e sta aspettando che la comunità internazionale lo aiuti a raggiungere i suoi obiettivi.
Se Abbas volesse dimostrare quanto va dicendo, ovvero che Israele “non vuole la pace”, allora dovrebbe tornare al tavolo dei negoziati domani mattina stesso, e mostrare al mondo quale delle due parti è da incolpare per lo stallo in cui si trovano le trattative.
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