martedì 19 gennaio 2010


Spiaggia Tel Aviv

Un Paese che non ha perso la voglia di sognare

Il diario di viaggio della Missione 2009 del Keren Hayesod in Israele.
Un’esperienza sempre diversa e sempre coinvolgente che aiuta a capire la realtà Scommetto che nessuno di voi ha mai visto passare sopra la propria testa uno stormo di pellicani. I cinquanta passeggeri che si trovavano sul pullman del Keren Hayesod domenica 1° novembre, invece, sì. E la sorpresa e la meraviglia è stata doppia visto che la nostra poliedrica guida, Angela Polacco, aveva appena finito di parlarci proprio di questi volatili, che popolano i cieli delle zone costiere di Israele dove intere aree sono dedicate all’allevamento dei pesci, di cui i pellicani sono appunto ghiotti. Del resto con Angela un viaggio in questo Paese diventa un’esperienza a 360°, un succedersi di notizie e di informazioni che spaziano dall’ecologia all’innovazione, dalla storia alla politica, dall’economia alla ricerca, dall’archeologia alle citazioni bibliche.Quel giorno il cielo era un alternarsi continuo di nuvoloni cupi e di scorci di sole ancora caldo che si faceva largo fra la pioggia intermittente e copiosa, che finalmente era arrivata anche in Israele. Talmente copiosa da aver allagato Acco, dove avevamo in programma di incontrare i giovani del progetto Ayalim, nel calendario del KH da qualche tempo. Ayalim è nato da un piccolissimo gruppo di studenti, stanchi delle mollezze delle grandi città e desiderosi di far la loro parte per il proprio Paese. L’idea che frullava loro in testa era molto semplice: “i nostri nonni hanno costruito Israele, i nostri genitori l’hanno difesa, ora tocca a noi”. Ma il concetto di kibbutz era stato già inventato e quindi si sono immaginati dei villaggi di soli giovani, costruiti nelle aree più neglette della Galilea e del Negev, quelle su cui aveva insistito anche Ben Gurion nella sua visione del futuro del giovane Stato.I giovani di Ayalim continuano a frequentare l’università, hanno già concluso la ferma nell’esercito, si costruiscono un villaggio vicino a una comunità o a una zona disagiata, alle quali offrono poi la propria opera. Si rendono insomma disponibili ad aiutare gratuitamente i propri vicini più poveri a rialzare la testa. Nel frattempo creano un legame con il territorio e fra tanti loro coetanei conoscono magari il futuro consorte… a quel punto sarà più facile che i nuovi nuclei familiari che si formano si stabiliscano definitivamente nel villaggio che hanno costruito. Lì nasceranno bambini, verranno aperte scuole e l’obiettivo sarà stato raggiunto, con l’aiuto dello Stato e del Keren Hayesod.All’inizio questi novelli pionieri si contavano sulle dita di una mano, oggi sono 500, ma c’è una lista d’attesa di oltre 5000.L’energia che emanava dalla rappresentante di Ayalim era forse paragonabile a quella del coro dei simpatici olym ultrasettantenni russi che ci hanno deliziato la sera dell’arrivo dall’Italia, nella magica casa-museo del grande poeta Bialik, a Tel Aviv, proprio vicino al primo municipio della città. Anche loro fanno parte di un progetto curato dal KH. Gli anziani che emigrano con le famiglie più giovani in Israele sono tanti e hanno ovvie e maggiori difficoltà ad inserirsi e a trovare dove vivere senza sentirsi completamente persi e di peso, senza più radici, ma anche troppo in là con gli anni per crearsene di nuove. Così vengono aiutati costruendo per loro veri condomini su misura, lindi e confortevoli, ma a costi contenuti, dove possono dedicarsi ad attività ricreative e culturali, come appunto il canto, che li faccia sentire ancora produttivi e utili. Un altro luogo che non avevo ancora mai visitato e che consiglio di non perdere a tutti gli amanti della storia di Israele, è il museo di Herzl, sull’omonimo monte. Più che di un museo si tratta di un percorso multimediale davvero innovativo, grazie al quale si rivive quasi in prima persona tutta l’epopea del movimento sionista, la storia del suo fondatore e dello Stato che, in seguito alla sua visione, è poi nato. Solo grazie al KH abbiamo poi potuto partecipare, seduti giusto qualche fila più indietro di Bibi Netanyahu, del presidente Peres, di Barak e della famiglia di Rabin, alla grande cerimonia per l’anniversario dell’assassinio del premio Nobel per la pace, Itzak Rabin. Cosa vi posso dire? Che è sempre incredibile come in un luogo tanto blindato come poteva essere il monte Herzl per l’occasione tutto apparisse “normale”: l’unica arma che abbiamo visto è stata quella di un membro della sicurezza che, nascosto per metà da una tenda, era in quel momento illuminato dal sole. Per il resto tutto è stato impeccabilmente tranquillo, fra classi intere di bambini e militari in rappresentanza di tutte le forze dell’esercito; ci sono stati discorsi, puntuali e asciutti da parte dell’establishment politico attuale, mentre diretti, senza falsi convenevoli e critici sono stati quelli della famiglia Rabin. Per concludere tutto è stato avvolto da un solenne silenzio, in memoria di un grande uomo.Il volto trendy di IsraeleUn’altra grande e piacevole sorpresa di questa missione sono state le location delle cene. Quest’anno ci hanno voluto mostrare il volto più trendy di Israele. Oltre alla cena nella casa di Bialik, è stata memorabile quella in un loft mozzafiato al quarto piano di una vecchia fabbrica (per i curiosi abitués della Tel Aviv notturna, si chiama infatti 4° piano), da cui si vedevano tutti i grattacieli di Tel Aviv. Cena raffinata, ottimi vini, musica d’atmosfera e ospiti interessanti. Ma i vini che ci hanno letteralmente fatto girar la testa sono stati quelli che abbiamo assaggiato nella super degustazione organizzata nelle cantine Rothschild a Zikron Yacoov: suggestiva la cantina dove ce li hanno presentati e di grande atmosfera il ristorante dove hanno poi servito la cena, riscaldati dalla musica e dalla voce un gruppo di giovani che ci hanno coinvolto in danze piene di allegria. A Gerusalemme il nostro gruppo ha anche visitato lo Yad Vashem, sotto l’esperta e sempre emozionante guida di Angela. Abbiamo solo mancato, a causa della pioggia torrenziale, lo spettacolo di suoni e luci alla torre di David, in città vecchia. Per fortuna la pioggia non è riuscita invece a privarci del piacere di inaugurare il teatro appena ristrutturato con la donazione in memoria di Fernanda e Guido Jarach nel villaggio Goldstein dell’Alyat Hanoar e di ascoltare i giovani olym provenienti da tutto il mondo che ci vivono, ci studiano e imparano “a diventare persone migliori”, oltre che futuri cittadini israeliani. Il loro spettacolo di danza e canto è stato davvero travolgente.L’altra commovente inaugurazione si è tenuta nella scuola navale di Bat Yam, dove la donazione in memoria dei genitori di Giorgio Gentilli ha reso possibile offrire una nuova e funzionale casa agli studenti che vi risiedono. Anche loro si sono rivelati ottimi cantanti e musicisti e sicuramente capaci di mostrare la propria sincera gratitudine all’erede di una famiglia che per la scuola ha fatto già molto anche in passato. E sono certa che tutti hanno apprezzato il discorso tanto sentito di Giorgio. Interessante la lunga chiacchierata in amicizia con l’inviato Rai in Medio Oriente, Claudio Pagliara, che ha purtroppo confermato che i problemi legati alla sicurezza di Israele sono ancora in cima alla classifica e che la pace non è certo dietro l’angolo. Anche in quell’occasione gli amici dei due principali schieramenti politici italiani che hanno voluto unirsi alla missione hanno saputo formulare interessanti domande al più equilibrato giornalista italiano che la Rai abbia inviato nella zona forse più controversa della Terra. guardare avanti, sempreSia lui che gli altri oratori che abbiamo avuto il piacere di ascoltare durante il nostro breve e intenso soggiorno ci hanno anche confortato dipingendo l’affresco di un Paese che ha già imboccato la strada della ripresa economica. Senza certo dimenticare che, come in qualsiasi altro Paese moderno, esistono reali problemi sociali che toccano le fasce più deboli e a rischio, dai nuovi immigrati ai poveri, dai malati ai lavoratori in attesa di regolarizzazione. Per fortuna in Israele sanno di poter contare sull’entusiasmo e la concretezza di organismi come il Keren Hayesod, che cerca e sponsorizza progetti altrimenti di faticosa realizzazione. Un grazie di cuore a tutti i membri dell’esecutivo italiano e a quelli israeliani che lavorano incessantemente e con sempre rinnovato entusiasmo a sostegno di una causa che non ci tocca solo in quanto ebrei, ma - come ha nuovamente dimostrato la graditissima e sempre vivace presenza di tanti amici esterni alle comunità ebraiche italiane- che ci appassiona tutti come uomini e donne che difendono il diritto di Israele ad un’esistenza piena, sicura e in pace con vicini a cui non possiamo che augurare di poter presto vivere nella stessa libertà e progettualità di Israele. Se noi sosteniamo e facciamo la nostra parte da lontano, Israele e la sua gente continuano a vivere, malgrado tutti i pericoli e le difficoltà, con un’energia travolgente e con la capacità di cogliere ogni opportunità del presente. Pensare troppo al futuro è un lusso che forse preferiscono non permettersi. “Cogliere l’attimo”, ecco che cosa riesce bene da quelle parti. E sognare. Non smettere mai di sognare.Pia Jarach,
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