sabato 6 febbraio 2010
Ahmad Rafat
Rafat: “L’Onda Verde vincerà grazie a internet”
Mentre i media nazionali sono tornati a parlare di Iran e più in generale di Medio Oriente, a Firenze, città con l’occhio sempre vigile sulle vicende che riguardano quell’area tanto martoriata, ha preso il via la rassegna cinematografica Middle East Now, nel capoluogo toscano fino a domenica prossima (il programma completo su www.middleastnow.it). È la prima volta in assoluto che un festival interamente dedicato al cinema mediorientale si svolge in Italia. L’iniziativa, supportata e patrocinata dai principali enti pubblici locali, è stata organizzata dall’associazione culturale Map of Creation e dalla Fondazione Stensen. Coinvolti nel progetto anche gli studenti iraniani residenti all’ombra del cupolone (quello del Brunelleschi).Israele, Palestina, Libano, Afghanistan, Dubai e, soprattutto, Iran. Alcuni giovani registi indipendenti ci raccontano un Medio Oriente lontano dagli stereotipi occidentali, un mondo spesso sconosciuto che regala inaspettate sorprese e spazza via parte dei pregiudizi radicati ad ovest del Bosforo. Perché desiderio di libertà e speranza per una vita migliore sono desideri comuni sia all’Occidente che al vicino Oriente. Stazioni di partenza di questo viaggio che con ci porta da Beirut a Teheran, passando per splendide vallate di cedri, deserti rocciosi e carceri disumane, sono l’elegante sala dell’Odeon Cinehall e quella più sobria dell’Auditorium Stensen, storici luoghi di aggregazione fiorentini e più volte teatro di manifestazioni culturali di livello internazionale.Il piatto forte di Middle East Now è ovviamente un vasto pacchetto di film e documentari, ma in programma ci sono anche una mostra fotografica, curata dal reporter olandese Paolo Woods, e workshop di vario tipo. Prevista inoltre la presenza di intellettuali schierati in prima linea contro il regime teocratico di Ahmadinejad, come Roxanna Saberi e Ahmad Rafat. Ed è stato proprio il giornalista italo – iraniano (nato a Teheran ma nel nostro paese dai tempi dell’Università), ieri pomeriggio, a inaugurare questa cinque giorni di cinema in riva all’Arno. Davanti ad un pubblico composto in larga parte da ragazzi, Rafat ha presentato il suo ultimo libro, Iran - la rivoluzione online, volume in cui cerca di ricostruire tutte le tappe che hanno portato alla nascita dell’Onda Verde, il movimento che dalle ultime farsesche elezioni presidenziali in poi cerca di opporsi in qualsiasi modo (non violento) ad Ahmadinejad e ai suoi barbuti scagnozzi. Come il titolo lascia intuire, tema centrale del volume è la grande familiarità che questi coraggiosi giovani hanno con la rete, che rappresenta non solo un mezzo attraverso il quale organizzare la propria attività ma anche l’unica possibilità per diffondere fuori dai confini nazionali immagini e filmati dei crimini compiuti dai basiji e da chi li manovra. “Le parole possono essere smentite e qualcuno potrebbe credere a quelle smentite - spiega Rafat - ma un video o una foto non corrono questo rischio”. Straordinarie, dunque, le potenzialità di internet e, in particolare, dei social network: Facebook in testa. Lo stesso Facebook che da trappola per adolescenti videodipendenti, si trasforma nel solo modo possibile in cui raccontare il dramma di un popolo in costante lotta per la libertà. “Credo di essere stato tra i primissimi della mia generazione – Rafat ha quasi 60 anni – a coglierne le potenzialità”. La sua pagina personale, aperta ancor prima delle elezioni, è una delle più lette e commentate dai dissidenti. “L’ottantadue per cento dei miei amici virtuali - spiega – viene dall’Iran”. Un fenomeno, quello del social network inventato da Mark Zuckerberg, che a Teheran e dintorni ha conosciuto un vero e proprio boom. In pochi mesi, infatti, gli utenti che scrivono e pubblicano foto dall’Iran sono passati da venticinquemila a un milione. E lo fanno con grande partecipazione e impegno: “Sulla mia pagina, ogni 60 commenti postati, solamente uno o due li scrivo io”. Una pagina tra l’altro aperta a tutti, in cui vige una unica e sacrosanta regola: è possibile esprimere opinioni di ogni genere, basta non offendere gli altri utenti.Paladino della libertà d’espressione, “mohareb” (nemico di Dio) secondo gli ayatollah, Rafat ha dedicato il libro a tutti coloro che combattono per la libertà, ed in particolare a Neda, la ragazza diventata uno dei simboli di questa lotta. Il corrispondente di Voice of America è fiducioso: “Prima o poi l’Onda Verde raggiungerà la vittoria. C’è una generazione intera che non vuole più vivere rispettando regole stabilite 14 secoli fa”. E aggiunge: “Non sono necessarie ideologie per vincere”. È sufficiente il fatto di non avere alternative.Adam Smulevich, http://moked.it/
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L'angolo del cinema
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