Sergio Della Pergola,Università Ebraica di Gerusalemme, http://moked.it/
sabato 6 febbraio 2010
Il 2009 è stato dichiarato l'anno con la più alta incidenza di episodi antisemitici, e le periodiche esternazioni di certi opinionisti di alto profilo fanno salire la pressione a molte buone persone. E nei giorni scorsi si è parlato nuovamente con una certa apprensione dell'incidenza dell'antisemitismo fra gli Italiani. Ma se esaminiamo i dati sulla frequenza delle opinioni antisemite fra la popolazione nel corso del tempo, l'impressione è che non vi sia una reale tendenza alla crescita e si rilevi semmai una certa stabilità. Negli anni '80 Enzo Campelli e Roberta Cipollini avevano trovato che un quarto degli Italiani consideravano gli ebrei una razza, e che la metà pensavano cha la causa vera dell'antisemitismo fossero le caratteristiche degli ebrei. Negli anni '90, Renato Mannheimer e Adriana Goldstaub avevano trovato che l'11 per cento non voleva ebrei in Italia, circa un quinto riteneva gli ebrei un elemento disgregatore della società, oltre il 40 per cento li riteneva avari e eccessivamente occupati a parlare della Shoah, il 57 per cento molto intelligenti e bravi negli affari, e il 60 per cento più leali a Israele che all'Italia. I dati del 2009 che sono stati ripresi in questo giorni non sono poi molto diversi, e questo indica un fatto interessante, e cioè che l'antisemitismo non sembra realmente legato alle cangianti vicende della società contemporanea. Esiste uno zoccolo duro di antisemiti inveterati, poi una grossa frangia di pregiudizio, e infine una discreta massa di indifferenti. Ma si tratta di una condizione fisiologica e non – come sarebbe anche plausibile pensare – legata alle vicende nel Medio Oriente, o all'economia, o alla politica, o alla rete delle telecomunicazioni. E quindi anche le soluzioni al problema vanno pensate in quest'ottica che non è drammatica anche se è certo inquietante. Se condensiamo in una sola frase una celebre metafora e un noto fatto sociale, il ventre che partorisce gli imbecilli è sempre gravido, ma la natalità è bassa.
Sergio Della Pergola,Università Ebraica di Gerusalemme, http://moked.it/
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