lunedì 8 febbraio 2010


Barricade in front of entrance to building. May 1948

Rassegna stampa

Il "caso Golasa" scuote i giovani ebrei Il tempo di indossare la maglia della Lazio, pochi giorni nella Capitale, accolto dalla comunità ebraica di Roma, una tappa alla Sinagoga e Eyal Golasa non è già più un giocatore biancoceleste. Qualche foto con il cappeffino di lana nera e un sorriso radioso e poi via, da una città che non gli ha fatto festa. Diciottenne con la passione per il calcio, il giocatore ha confermato che resterà nelle fila del Maccabi Haifa. Oggi è in Israele dopo esser stato accolto nella Città Eterna con poco entusiasmo da parte dei tifosi laziali. Sono bastati pochi giorni a Roma per far fioccare su i primi gruppi contro di lui, promossi da alcuni ultras della curva biancoceleste. Il più numeroso, con un centinaio d'iscritti, chiedeva che Golasa non indossasse la maglia della Lazio, in quanto appartenente al popolo israeliano «che ha commesso gravi crimini contro l'umanità». E ancora «Noi Golasa non lo vogliamo!». Un gruppo con una chiara matrice razzista, che nella descrizione infatti figura la motivazione «No agli israeliani con la nostra maglia!». C'è chi sospetta che dietro al rientro in Israele ci sia l'effetto della campagna denigratoria dei tifosi, e pensare che tutto è avvenuto a pochi giorni dalle celebrazioni della giornata della Memoria. «Golasa è stato messo alle corde sia dal padre e da Israele, ma soprattutto dai tifosi», commenta Edoardo Amati consigliere dell'Ugei, l'Unione giovani ebrei italiani. «Sono sgomento perché quando si parla di sport non si possono tirare in ballo queste cose. Lo sport deve aggregare, deve fare da collante tra persone di diverse religioni, di diversa etnia, di diversa cultura. Ed invece il risultato è sotto gli occhi di tutti. Negli anni Novanta la Lazio ha fatto la stessa cosa con Aron Winter, persona di colore che veniva dall'Aiax. La storia si ripete, ma al negativo». «Non abbiamo mai dubitato del fatto che l'accordo tra noi ed il giocatore fosse vincolante», ha detto il presidente del Maccabi Haifa, Jacob Shahar. La società laziale, intanto, si prepara a far valere legalmente i suoi diritti sul giocatore. Dopo il comunicato ufficiale del club israeliano la società del presidente Lotito fa sapere che «c'è un contratto regolarmente depositato in Lega Calcio» (4 anni e mezzo), e che ora aspetterà fino a domenica sera il ritorno di Golasa. Se poi il giocatore non dovesse tornare a Formello, la Lazio si muoverà per tutelare il contratto sottoscritto con l'israeliano. Giacomo Sette, Libero Roma 7 febbraio 2010

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